domenica 3 maggio 2015

Follia dell'iperbato

Follia dell'iperbato, come in questo verso di un frammento del nono libro dell'Antologia Greca:

πορφυρέᾐ δ᾽ ἀνέκοπτες ὕδωρ πεπιεσμένον αἰδοῖ

dove si parla della vergogna pupurea dell'Alfeo, che si trattiene dal coricarsi nel letto di Aretusa per non imbrattarlo di sangue.

Vera e propria schizofrenia stilistica, mente scissa, divisa, separata, dissociata. Mi divertivo, da studente, a prendere in giro qualche presuntuoso, qualche professore, qualche italianista (la maggior parte degli italianisti non conosce il greco, hanno misere nozioni dal liceo, non riescono a capirci niente se non hanno il testo a fronte). Dicevo, ad esempio, schizzzofrenia, alla romana, schizo che suonava come schizzo, cacatella di conoscenza, e mi facevano immancabilmente osservare che siccome era greco andava pronunciato schizo, con una sola zeta e per di più sonora, e allora rispondevo qualcosa nel greco della fine del sesto secolo, continuavo la conversazione come se fossi nell'agorà di Atene, e il povero professore arrossiva, come l'Alfeo, perché lo pronunciavo pure come nel greco bizantino, che era la vera pronuncia del greco dei tempi di Erodoto e Tucidide e Platone eccetera. 

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