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mercoledì 12 novembre 2014

dell'umorismo

C'è un umorismo che nasce dall'affetto e un umorismo sgraziato. E quest'ultimo può nascere o essere innescato da un'infinità di sentimenti negativizzanti: astio, rancore, insoddisfazione, rabbia ecc., o anche dal comprensibile bisogno di brillare. In tutti questi casi di umorismo negativo e per così dire "innaturale" non si fa altro che salire su un palcoscenico reale o ideale. E questa è senz'altro la ragione per cui provo sempre poco interesse per i comici di professione: non mi interessa vederli brillare, non mi riguarda, non mi presto a fare da pubblico di nessuno e col tempo mi sottraggo sempre di più a qualsiasi forma di spettacolo: ci vedo semplicemente la messa in scena e l'isterizzazione dell'amor proprio.

Al contrario, l'umorismo carico di affetto scorre sempre con naturalezza e raramente è sprovvisto di charme. Nonostante i casi in cui può trasformarsi nel tipo di umorismo negativo, ad esempio sotto la spinta di un amore ostacolato da terzi. Come capita al gioviale Edoardo nelle Affinità elettive di Goethe:

Die freundliche Geselligkeit verlor sich. Sein Herz war verschlossen, und wenn er mit Freund und Frau zusammenzusein genötigt war, so gelang es ihm nicht, seine frühere Neigung zu ihnen in seinem Busen wieder aufzufinden, zu beleben. Der stille Vorwurf, den er sich selbst hierüber machen mußte, war ihm unbequem, und er suchte sich durch eine Art von Humor zu helfen, der aber, weil er ohne Liebe war, auch der gewohnten Anmut ermangelte. [XIII]

La sua socievole cordialità andò perduta. Il suo cuore era chiuso; e se per necessità era insieme alla moglie e all'amico non riusciva a ritrovare l'affettuosità di un tempo, a ravvivarla. Rimproverare segretamente se stesso gli diventava molesto, e provava ad aiutarsi con una sorta di umorismo a cui tuttavia, poiché era sprovvisto di amore, veniva a mancare pure la consueta grazia.

domenica 12 ottobre 2014

chiarimenti sul pupazzo italico

Per pupazzo italico io intendo non già una persona fisica in particolare (anche se chiunque potrebbe vederci il politico o l'attore o il giornalista o il cantante di turno) ma l'incarnazione di una necessità tutta italiana di sedersi dalla mattina alla sera in un teatro di marionette per ridere o piangere di uno spettacolo che lo spettatore è ben lontano dall'immaginare che è lo spettacolo di se stesso.

giovedì 25 settembre 2014

il voyeurismo e la bava del contemporaneo

"così come il contesto richiede in rapporto al soggetto" (ἀλλ' ὡς ὁ ἀγὼν ἀπαιτεῖ πρὸς τὴν ὑπόθεσιν, Plut., Dem, 22, 6).

Il contesto è quello del teatro antico, e comunque una stessa estetica ancora ai tempi di Plutarco, quando il dramma presentato da un autore è immediatamente giudicato dal pubblico in rapporto ad altri drammi in concorso (ἀγών). Non si poteva far piangere o ridere a proprio piacimento i personaggi, era il contesto a deciderlo, così come non si sarebbe potuto far scopare a proprio piacimento, come avviene oggi, gli attori ogni cinque secondi, e trasformare lo spettatore in quel voyeur che per altri versi la società condanna come pervertiti.

Non sarebbe stato possibile nel teatro antico presentare una fiction poliziesca e far vedere ogni cinque secondi un coito (di due poliziotti) che non ha niente a che fare col soggetto, con le indagini eccetera, pena i fischi assordanti del pubblico, che sarebbe stato di conseguenza, se le premesse fossero ancora queste (come sembrano credere e illudersi gli sceneggiatori arrapati), molto più raffinato intenditore di quello di oggi. D'altra parte i fischi oggi, per il pubblico televisivo e internautico, dovrebbero essere stati sostituiti dalle share e dagli share di gradimento, dalle percentuali. Così, alte percentuali di spettatori attratti da un coito dal quale sono esclusi satrebbero a indicare che l'estetica attuale richiede invece proprio questo, che la caratteristica più propria del contemporaneo è il voyerismo e la bava alla bocca.