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venerdì 27 marzo 2015

More on Italian public bigotry perpetuation

The public outrage sparked by the first all-male kiss aired on one of the RAI channels was in the air. “The country is not ready!” The convenient, neck-saving thing for the bigots to say and their main axiom once again were the same.

Self preservation is what is at stake here. Bigots have only one goal in mind: produce their shit as long as possible and prosper on it. At the expense of everything else. Like Beelzebub they aren’t megalomaniacal as much as manipulative and amoral, but unlike him they do most everything without any great deal of understatement or humor, and consider the territorial and political ‘agenda’ to be just that which is required by pure hatrage. They represent something of a middle ground between statics and dynamics. They can only be analyzed with the help of a formal dichotomy. There is no drug that can tamp down their hallucinations and delusions. They belong to psichiatry, and one should never interfere with psychiatry when only psichiatry has the answer.


venerdì 10 ottobre 2014

Codice Hays, Aventino, omosessuali, Cicerone

In realtà le produzioni italiane, soprattutto quelle della Rai, quando ci si mettono sono anche piu bigottamente allettanti di quanto non doveva essere nelle intenzioni del Codice Hays per gli americani. Ed è strano che nessuno ancora abbia parlato di un Codice Vaticano. Così nel melenso e patetico Restauratore, che non so per quale ragione mi ostino a guardare (forse perché mi divertono i piedi piatti di Lando Buzzanca) ancora non si è vista una scena di sesso esplicito (o forse quasi una) ma naturalmente è in avvicinamento una qualche scena di troiaio dentro un commissariato, secondo la nuova estetica delle poliziotte sempre in calore (riuscirà l'agente tal dei tali a conquistare il cuore della collega eccetera).

Quello che invece c'era da aspettarsi, è che viste le direttive del Vaticano, sono stati assolutamente esclusi - e siamo già alla seconda stagione - riferimenti non dico gay ( le lobby gay qui si saranno stracciate, anche loro alla maniera biblica, sicuramente le t-shirt, strappate dal deretano le piume di pavone dei gay pride) ma nemmeno omoerotici, figuriamoci quindi possibili intrecci anche senza che le labbra si sfiorino. Tanto più curiosa questa omissione dell'omosessualità in quanto sono già un paio di puntate che, fatalità, alcuni personaggi che nella trama non hanno nessun rapporto reciproco vegono fatti abitare nella stessa via di Roma, via S. Alberto Magno, all'Aventino - non viene detto nella fiction, ma visto che in passato ho abitato proprio in quella via lo dico con cognizione di luogo; anzi uno di questi personaggi sembra abitare proprio nel palazzo dove abitavo io, quando dalle finestre e dal terrazzo mi godevo la vista dei Palazzi Imperiali del Palatino esattamente di fronte, a venti metri dalla basilica di Santa Sabina e a venti metri dall'ex villa di Nino Manfredi. Curiosa, l'omissione, nel senso che nell'antichità l'Aventino era nota zona di battuage omosessuale, all'ombra o nelle tenebre (madri delle dark room contemporanee) di  boschetti sacri alla più accondiscendente delle dee, Diana, quando i romani si palpavano a vicenda senza pensarci troppo o appiccicarsi un'etichetta in fronte (oggi - e sono parecchi decenni - zona di rimorchio gay è un altro colle, il Campidoglio, i giardini di Montecaprino, le pendici che guardano il Tevere, a due passi da dove si ergeva uno dei templi più intoccabili della romanità, non lontani, giustamente, questi battuage odierni (ma non c'è nemmeno il gusto del paradosso e della trasgressione, è semplice incapacità di fare associazioni) dall'antica via divenuta famosa proprio per il suo nome:

προελθὼν δ' ὁ Κικέρων ἐκάλει τὴν σύγκλητον εἰς τὸ τοῦ Στησίου Διὸς ἱερόν, ὃν Στάτορα Ῥωμαῖοι καλοῦσιν, ἱδρυμένον ἐν ἀρχῇ τῆς ἱερᾶς ὁδοῦ πρὸς τὸ Παλάτιον ἀνιόντων. (Plu. Cic., 16, 3)

Uscito di casa Cicerone convocò il senato nel tempio di Giove Stasio, che i Romani chiamano Statore, costruito all'inizio della via Sacra e visibile a chi sale verso il Palatino).


mercoledì 30 luglio 2014

la rai e il quadrato rotondo



Mi chiedono gli amici perché non guardo la televisione italiana. In effetti guardo al massimo la BBC, e solo quando non sono in Italia, perché in Italia non ho il televisore, e così evito di prendere due piccioni con una fava: la stupidità e anche la pubblicità della RAI.

C’è però soprattutto un motivo formale per cui non guardo la televisione italiana, Rai e compagniam bellam: una ragione connessa con la logica matematica, col calcolo proposizionale: la questione cioè del quadrato rotondo, per come veniva posta nei Principia Mathematica.

Scriveva Bertrand Russell insieme al suo maestro Alfred Whitehead, nel primo volume, capitolo terzo, dei Principia, del 1910:

Whenever the grammatical subject of a pro position can be supposed not to exist without rendering the proposition meaningless, it is plain that the grammatical subject is not a proper name, i.e. not a proper name directly representing some object. Thus in all such cases, the proposition must be capable of being so analysed that what was the grammatical subject shall have disappeared.

In altre parole, se io suppongo che il soggetto di una frase non esiste e se avendo fatto questo la frase in questione continua ad avere senso, allora quel soggetto non rappresenta nessun oggetto.

Così, nella proposizione “la Rai fa vomitare”, se io suppongo  che il soggetto, cioè la RAI, non esiste, quella frase ha ancora un senso (in effetti la RAI fa vomitare proprio perché non esiste). Se dico perciò "la RAI non esiste",  posso sostituire, come primo tentativo di analisi: “è falso che esiste un oggetto che si chiami RAI”.

Pertanto, perché dovrei guardare qualcosa che non esiste?