E' un peccato che non esista un termine correlativo di misoginia: si sarebbero scoperte le evoluzioni di un mondo parallelo a quello attuale. La donna in effetti non ha mai odiato l'uomo; è l'uomo che al contrario ha sempre odiato la donna senza poterne nello stesso tempo, affrancarsi, fare a meno: impossibile immaginare una qualsiasi casa senza la sua insostituibile presenza, pure nell'epoca ultimissima dei single: la presenza della donna è costante perfino nella casa di un single inveterato: che sia una madre, una fidanzata o una donna sognata: e l'economia (l'amministrazione della casa) è un fatto puramente femminile. Per questa ragione è incomprensibile che le donne si dian oggio tanto da fare per dimostrare di essere più brave degli uomini in politica o negli affari: la cosa dovrebbe andare da sé.
Così d'altronde gia Susarione, nella commedia aracaica, anzi addritttura l'inventore della commedia, secondo il Marmo Pario:
ascoltate o popoli: è Susarione che parla,
il figlio di Filino di Megara, Tripodiscio:
le donne sono un male e tuttavia, concittadini,
è impossibile abitare in una casa senza una donna:
così è un male sia sposarsi che non sposarsi.
[ἀκούετε λεῴ· Σουσαρίων λέγει τάδε,
υἱὸς Φιλίνου Μεγαρόθεν Τριποδίσκιος·
κακὸν γυναῖκες· ἀλλ' ὅμως, ὦ δημόται,
οὐκ ἔστιν οἰκεῖν οἰκίαν ἄνευ κακοῦ.
καὶ γὰρ τὸ γῆμαι καὶ τὸ μὴ γῆμαι κακόν. (fr. 1)]
Ovviamente ci sarebbe da chiedersi che cosa poteva trovarci di tanto comico uno spettatore ateniese in questi versi di Susarione, ma bisogna andare per associazioni, immaginarlo in quel momento col pensiero a ciò che lo aspetta a casa dopo il divertimento: alla moglie in ciabatte che passa da una stanza all'altra e urla e sbatte porte e sportelli: un pubblico che annuisce e sorride all'attore, lo spettatore che dà di gomito allo spettatore vicino.
Una compartecipazione della donna, anche negli affari più tipicamente maschili, risulta in ogni tempo talmente indispensabile che senza il pensiero di un suo costante ausilio non si possono immaginare nemmeno quelle comunità da sempre le più misogine: le comunita monastiche maschili. Impossibile pensare a un monastero cisterciense che non metta al centro di ogni cosa la Madre di Dio: la Madonna ha per i cisterciensi la stessa funzione che hanno le fondamenta di una casa per chi ci abita, e alle quali un tempo (vedi il discorso del muratore nelle Affinità elettive di Goethe alla posa della prima pietra di un pavillon) si dava un valore rituale che nel mondo del puro affarismo (le spaventose e pericolanti insulae della Roma repubblicana e imperiale e anche le grandi speculazioni edilizie dell'Ottocento) non si sa nemmeno se siano cose da alieni. Gli originari monasteri cisterciensi erano d'altra parte dedicati esclusivamente alla Vergine. E non soltanto i cisterciensi. Non è un caso che in tutto il mondo benedettino la giornata si conclude ancora oggi - a parte rare eccezioni - col Salve Regina cantato in fondo a Compieta. E così fanno ancora i domenicani, che anzi furono i primi a introdurre nella liturgia questa antifona della Beata Vergine.
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sabato 8 novembre 2014
lunedì 20 ottobre 2014
L'inganno dell'ascesi
ἀνιπτόποδες,
χαμαιεῦναι
che non si lavano i piedi, dormono per terra
Così Achille (Il., 16,35) parlando dei Selli, sacerdoti di Dodona, considerati i più antichi in Grecia. E vedi anche il frammento del'Eretteo di Euripide, conosciuto grazie unicamente a Clemente Alesandrino che lo cita nei suoi Stromata e che considera i versi un'imitazione di Omero:
... ἐν ἀστρώτῳ πέδῳ
εὕδουσι, πηγαῖς δ' οὐχ ὑγραίνουσιν πόδας. (Er., fr. 367 Nauck)
... sulla terra nuda
dormono e non si bagnano i piedi alle fonti.
È sicuramente un dato di fatto che l'ascesi - nel senso di un lungo percorso costellato di ostacoli (di esercizi) che parte dall'umano e arriva fino al divino - non sia invenzione né del Giudaismo né del Cristianesimo e che nessuna religione in particolare possa dire di averla scoperta; ma è vero che è nelle religioni della colpa che esiste una stessa idea di un Dio che non può essere degnamente servito se non sperimentando una condizione di privazione e di estremo affaticamento di tutto il corpo: con l'esperienza fisica della durezza (e dovrei forse ricordare qui i foglianti del cardinal Bona, di cui a suo tempo traducevo il trattatello sulla Messa, l'uso della pietra cone cuscino). Tuttavia, anche questo concetto di privazione, di affaticamento, difficilmente potrebbe fondarsi su un'originaria idea di possesso: sarebbe vero l'opposto: è il possesso che va sempre definito a partire da un'idea di non accumulo (la questione non è se essere poveri sia un male, come da sempre cercano di dimostrare tutte le storiografie al servizio del capitale, dal quale dipendono: i termini povertà, indigenza, necessità sono ammantati di ideologia ancor prima di divenire operanti: non sono nemmeno una sorta di grado zero. Il grado originario è quello dell'uomo che nasce nudo (e non sa di esserlo) e sul quale in seguito si accumulano o stratificano tutte le possibili definizioni a venire.
Ogni forma di ascesi non può essere quindi un esercizio (è il senso d'altronde del greco askesis) di ritorno alle origini, quelle stratificazioni glielo impediscono; si tratta invece di un'elevazione proposta sulla base e come rifiuto di ciò che si possiede, che non può essere abolito e che non e assolutamente un dato originario: è in più un movimento verso l'alto invece che verso il basso - è conosciuta delle sacerdotesse di Dodona (non solo il più antico ma, almeno secondo Erodoto, in origine anche l'unico oracolo della Grecia) un'invocazione ricordata da Pausania:
Γᾶ καρποὺς ἀνίει, διὸ κλῄζετε Ματέρα γαῖαν. (Paus., X, 12, 10)
La terra produce frutti, invocate perciò la Madre Terra.
Inoltre, qualsiasi ascesi che si ponga come scopo la conquista del cielo attraverso un ritorno a uno stato precedente di vita sulla terra non potrebbe darsi che come una certa maniera di oblio del presente e nello stesso tempo una reminiscenza del passato: è di conseguenza un'esperienza paradossale, una sorta di ossimoro, una contraddizione in termini: non si può, cioè, senza dimenticare completamente il presente riattualizzare nessun passato, il quale, a sua volta, se anche diventasse il nuovo presente, resterebbe per definizione all'origine di ciò di cui già era stato all'origine - è tra l'altro la ragione del fallimento di tutte le riforme dei vari ordini religiosi avviate dall'interno della Chiesa (nonostante la sopravvivenza delle singole riforme (cistercensi dai benedettini, foglianti e trappisti dai cistercensi, stretta osservanza e cappuccini dai francescani predicatori eccetera). Il chiodo più vecchio è sostituito da un chiodo apparentemente nuovo, ma che è invece più arrugginito del vecchio: è alla base di ciò che si credeva così superato.
Perciò, l'idea di un ritorno a uno stato precedente da cui ripartire è sempre funzione di una convinzione, di un'ideologia: è la presunzione di credere non solo che il presente si possa abolire, si possa cancellare, ma anche che il presente da abolire non sopravviva nel passato che si tenta di riattualizzare (che si tratti come nel Cristianesimo di un ritorno alla semplicità della propaganda evangelica o di un ritorno alla natura in religioni naturistiche). L'originaria Ragione non è assolutamente riattuabile se non attraverso un inganno ideologico. Di qui anche il fallimento di Hegel e di ogni hegelismo
Γᾶ καρποὺς ἀνίει, διὸ κλῄζετε Ματέρα γαῖαν. (Paus., X, 12, 10)
La terra produce frutti, invocate perciò la Madre Terra.
Inoltre, qualsiasi ascesi che si ponga come scopo la conquista del cielo attraverso un ritorno a uno stato precedente di vita sulla terra non potrebbe darsi che come una certa maniera di oblio del presente e nello stesso tempo una reminiscenza del passato: è di conseguenza un'esperienza paradossale, una sorta di ossimoro, una contraddizione in termini: non si può, cioè, senza dimenticare completamente il presente riattualizzare nessun passato, il quale, a sua volta, se anche diventasse il nuovo presente, resterebbe per definizione all'origine di ciò di cui già era stato all'origine - è tra l'altro la ragione del fallimento di tutte le riforme dei vari ordini religiosi avviate dall'interno della Chiesa (nonostante la sopravvivenza delle singole riforme (cistercensi dai benedettini, foglianti e trappisti dai cistercensi, stretta osservanza e cappuccini dai francescani predicatori eccetera). Il chiodo più vecchio è sostituito da un chiodo apparentemente nuovo, ma che è invece più arrugginito del vecchio: è alla base di ciò che si credeva così superato.
Perciò, l'idea di un ritorno a uno stato precedente da cui ripartire è sempre funzione di una convinzione, di un'ideologia: è la presunzione di credere non solo che il presente si possa abolire, si possa cancellare, ma anche che il presente da abolire non sopravviva nel passato che si tenta di riattualizzare (che si tratti come nel Cristianesimo di un ritorno alla semplicità della propaganda evangelica o di un ritorno alla natura in religioni naturistiche). L'originaria Ragione non è assolutamente riattuabile se non attraverso un inganno ideologico. Di qui anche il fallimento di Hegel e di ogni hegelismo
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