L'altra sera tornando a casa mi è successo un fatto strano. Sulla porta a vetri della guardiola del portiere c'era affisso un foglio - che non hanno ancora tolto. "In qualità", si dice su questo foglio, " di proprietario dell'appartamento interno eccetera piano eccetera, comunico che inzieranno i lavori eccetera". Sono stato davanti a quel foglio a bocca aperta almeno un minuto, a cercare di capire una certa parola, una parola mai sentita. Proprietario. Mi sono detto, che vorrà dire 'sta parola? l'italiano un po' lo conosco e non mi dice niente. E' presa da un'altra lingua? Eppure ho bazzicato si può dire quasi tutte le lingue del mondo e del passato, magari alcune approfondite, altre meno, dal persiano, al cinese, al sanscrito, all'arabo, all'ebraico, allo swaili, per non parlare dell'insieme del ceppo indoeuropeo e del blocco ugrofinnico, con qualche nozione di varie lingue del Burkina Faso: dalla lingua more (che andrebbe pronunciato mòoré - un po' come dire amore a Roma - alla lingua dioula, parlata a Bobo-Dioulasso. la linga bobo, samo, peul, bambara: insieme, ovviamente, alla matematica, le lingue sono state, si può dire, la mia unica vera grande passione, fin da piccolo, sia perché pensavo che potessero mettermi in contatto col passato (latino, greco, accadico assiro, ebraico, sanscrito ecc.) sia che mi mettessero in contatto col futuro (matematica). Possibile che proprietario appartenga a una di quelle lingue che ho studiato meno, il cinese, per esempio, o il giapponese, e che questa parola la conosca proprio uno che abita dove abito io, dove non ci sono né cinesi né giapponesi? possibile che ancora ignori una nozione magari meravigliosa?
Sono risalito a casa e non ci ho dormito tutta la notte. La mattina mi sono svegliato e niente: la parola proprietario non la conosco. Non mi dice niente. Sono stato tentato di scendere, strappare quel foglio (se non fosse che il nostro portiere è sempre così attento, preciso). Strappare il mezzo che contiene un'offesa palese alla mia esperienza. Alla fine mi sono detto, che per quanti sforzi, per quanti studi uno faccia, quante persone, quanti paesi veda, resta sempre fuori qualcosa. Non c'è niente da fare. Morale della favola, continuo a ignorare il senso di proprietario. Con un po' di giochi associativi riesco al massimo a pensare che da proprietario possa coniarsi un'espressione come proprietà privata. Ma verrebbe rigettata sicuramente dalla comunità dei parlanti. E il senso evidentemente, anche qui, mi resterebbe totalmente oscuro.
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martedì 23 dicembre 2014
lunedì 22 dicembre 2014
I cieli senza la terra. Anticipazioni del Big Bang in Genesi 1,1
A un confronto con le ipotesi degli attuali cosmologi e astrofisici la cosmogonia giudaica sbaglierebbe di poco. Il libro della
Genesi, col suo inizio grandioso, drammatico, tutto movimento e azione se solo lo si paragona con la non cosmogonia del Corano, la prima Sura, dove il creato è già dato e stabilito (مَالِكِ يَوْمِ الدِّينِ - maliki yaomi l-dini: al re del giorno del giudizio) o anche con l'inizio del vangelo di Giovanni, che potendo contare sui testi della tradizione si limita come per il Corano a definire una situazione già data, contemplativa, silenziosa (tutto è stato fatto per mezzo di lui), Genesi conterrebbe mi pare rispetto alle
attuali visioni cosmologiche della fisica soltanto un termine in più, il quale
matematicamente parlando, come in una sommatoria, potrebbe essere trascurato talmente è piccolo.
בְּרֵאשִׁ֖ית בָּרָ֣א אֱלֹהִ֑ים אֵ֥ת הַשָּׁמַ֖יִם וְאֵ֥ת הָ אָֽ רֶ ץ׃
(bereshit bara elohim et hashshamayim ueet h a a r e z)
il termine trascurabile è l'ebraico arez - אָֽרֶץ - terra: in principio Dio creò i cieli e la terra: ma sarebbe propriamente dare forma, come farebbe un artigiano da un qualsiasi materiale. Terra è femminile anche in ebraico, anche se ci sono esempi, e già nella stessa Genesi, di un suo uso al maschile, ad esempio in 13,16. L'elemento femminile, come nel caso di Eva, arriva per secondo rispetto all'elemento maschile: il cielo - שָׁמַי (shama) - maschile pure in ebraico, e che al singolare si trova usato mi pare solo in Deuteronomio 33,28, stessa parola, d'altronde, che in accadico assiro (shamu).
Fatti dunque i dovuti passaggi, Genesi non dovrebbe discostarsi molto dalle attuali visioni cosmologiche, dall'idea di un Big Bang iniziale. Ciò porterebbe a intendere Genesi 1,1 semplicemente come: in principio Dio creò (soltanto) i cieli, il nostro pianeta verrebbe (almeno momentaneamente) lasciato fuori - in fondo la terra non è che un complemento dei cieli (un riempimento, etimologicamente parlando): si possono immaginare i cieli senza la terra ma non la terra senzi i cieli.
Alcuni cosmologi ritengono ovviamente la nozione di un dio creatore assolutamente non coerente con quella di tempo: prima del Big Bang non ci sarebbe un tempo e quindi Dio non avrebbe (non sarebbe) una causa perché non c'era un tempo in cui quella causa potesse esistere. Ma è una strana sciocchezza a sentirla pronunciare da un genio come Stephen Hawking: se Dio ha creato lo spazio, avrà creato anche il tempo, cioè lo spazio tempo ed evidentemente può esistere anche senza tempo. E tuttavia la questione delle anticipazioni cosmologiche di Genesi, non cambierebbe. Basterebbe mettere Big Bang al posto di Elohim, il Signore.
בְּרֵאשִׁ֖ית בָּרָ֣א אֱלֹהִ֑ים אֵ֥ת הַשָּׁמַ֖יִם וְאֵ֥ת הָ אָֽ רֶ ץ׃
(bereshit bara elohim et hashshamayim ueet h a a r e z)
il termine trascurabile è l'ebraico arez - אָֽרֶץ - terra: in principio Dio creò i cieli e la terra: ma sarebbe propriamente dare forma, come farebbe un artigiano da un qualsiasi materiale. Terra è femminile anche in ebraico, anche se ci sono esempi, e già nella stessa Genesi, di un suo uso al maschile, ad esempio in 13,16. L'elemento femminile, come nel caso di Eva, arriva per secondo rispetto all'elemento maschile: il cielo - שָׁמַי (shama) - maschile pure in ebraico, e che al singolare si trova usato mi pare solo in Deuteronomio 33,28, stessa parola, d'altronde, che in accadico assiro (shamu).
Fatti dunque i dovuti passaggi, Genesi non dovrebbe discostarsi molto dalle attuali visioni cosmologiche, dall'idea di un Big Bang iniziale. Ciò porterebbe a intendere Genesi 1,1 semplicemente come: in principio Dio creò (soltanto) i cieli, il nostro pianeta verrebbe (almeno momentaneamente) lasciato fuori - in fondo la terra non è che un complemento dei cieli (un riempimento, etimologicamente parlando): si possono immaginare i cieli senza la terra ma non la terra senzi i cieli.
Alcuni cosmologi ritengono ovviamente la nozione di un dio creatore assolutamente non coerente con quella di tempo: prima del Big Bang non ci sarebbe un tempo e quindi Dio non avrebbe (non sarebbe) una causa perché non c'era un tempo in cui quella causa potesse esistere. Ma è una strana sciocchezza a sentirla pronunciare da un genio come Stephen Hawking: se Dio ha creato lo spazio, avrà creato anche il tempo, cioè lo spazio tempo ed evidentemente può esistere anche senza tempo. E tuttavia la questione delle anticipazioni cosmologiche di Genesi, non cambierebbe. Basterebbe mettere Big Bang al posto di Elohim, il Signore.
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