sabato 31 gennaio 2015

quot linguae tot universa. Ambiguità e metafora

Sentito al ristorante cinese un israeliano che parlava in ebraico. Ha usato a un certo punto la parola tachanà. Il contesto mi ha fatto intendere che voleva dire fermata. Ma avrei potuto anche vederci, se avessi conosciuto un po' meno l'ebraico o se la parola fosse stata usata in un altro contesto, avrei potuto intendere anche mulino. Niente di più differente di un mulino da una fermata, nessuno immagina mai un mulino fermo, se non

mercoledì 28 gennaio 2015

la blogger cristiana e l'ipocrisia. il burqa mancato


 Una blogger cristiana (mi pare di aver capito che vive in America) ha "dichiarato", a un mondo in spasmodica attesa delle sue perle di saggezza, che non indosserà mai più i leggins ... Farebbero venire cattivi pensieri agli uomini. Ha chiesto consiglio al marito, che la "ama" e la "rispetta", e il marito le ha confermato che

martedì 27 gennaio 2015

dove la luna è maschile: un attributo di Śiva e le lingue germaniche




 सिद्धिः साध्ये सताम् अस्तु प्रसादात् तस्य धूर्जटेः /
जाह्नवीफेनलेखेव यन्मूर्ध्नि शशिनः कला //

Che la riuscita, nel perfezionamento dei buoni, sia un segno del favore di quel Dhurjati (Siva)
sulla cui testa è - simile a uno schiumoso spicchio del Gange - la sedicesima parte della luna

Passo iniziale dell'Hitopadesa comunemente frainteso. Il locativo साध्ये - sādhye (nel perfezionamento, per il perfezionamento) - non può che riferirsi al termine che segue, ai buoni: non avrebbe nessun senso intenderlo

lunedì 26 gennaio 2015

l'acqua cheta della religione

Tantum religio potuit sudere malorum

che il nostro professore al liceo traduceva in malafede:

la superstizione religiosa sa macchiarsi di così tanti mali

e gli concedo oggi soltanto la correttezza del perfetto gnomico, tradotto giustamente al presente.

Non intendeva Lucrezio la superstizione religiosa: intendeva la religione tout court. Non esiste differenza tra ricezione di massa di un messaggoio scritturistico e scatenamento della superstizione religiosa.

Il Levitico, uno dei testi più violenti dell'Antico Testamento, accettato ancora oggi senza riserve da

il male e il bene della dislessia

L'essere da sempre dislessico in fondo mi ha dato un male e un bene: l'aver dovuto

giovedì 22 gennaio 2015

misericordia contro bontà. doppiezza e inganno

אחת ׀ דבר אלהים שתים־זו שמעתי 

una volta Dio ha parlato, queste due cose io ho sentito

Una volta nel senso teologico del Verbo, interpreta sant'Agostino (sup. ps. 61): Dio parla attraverso il Verbo e il Verbo è unico, è unigenito, unico generato, ciò che non impedisce che in questo flusso unitario ci si possa percepire tutto. E questo a partire dal duplice: da ciò che segue l'unità, o è prossimo all'unità.

L'interpretazione di Agostino, secondo il Verbo, è evidentemente forzata: ed è debitrice alla teologia sapienziale e giovannea. E tuttavia che Dio parli una sola volta (che l'abbia fatto all'inizio dei tempi o anche prima) è comprensibile, e discende dalla

martedì 20 gennaio 2015

gli efebi massacrati a Mosul

Un regime che uccide i propri figli è un regime suicida, la cosa parla da sé.

E' sempre meglio leggere queste notizie in una lingua che più di altre ti fa pensare nel modo giusto (che sarebbe un pleonasmo) che ti fa pensare e basta. Così la notizia dei

Charlie Hebdo e le false Cassandre

Titola Spiegel on line:

Islam, Rechtsextreme, die Krise Frankreichs: Bei seinem ersten großen öffentlichen Auftritt nach den Terroranschlägen in Paris ist Michel Houellebecq als Weltendeuter gefragt - doch er zündet sich lieber eine an.

Ecco chi sono considerati gli interpreti del mondo (Weltendeuter). Ma non dal mondo, dalla stampa. Con questi presupposti, con una stampa mondiale completamente ubriaca, che il mondo si avvii verso un'immane catastrofe nucleare non ci sono mi sembra molti dubbi. Che poi questo Michel Houllenbecq faccia la sua prima apparizione soltanto in Germania dopo i fatti di Parigi, e che richiesto coralmente di dare la sua v isione del mondo, dell'estrema destra in Europa, la crisi francese eccetera, preferisca accendersi una sigaretta, un sorriso altrettanto ebbro quanto quello della stampa che lo interroga, una disgustosa ostentazione di falsa modestia, la dice lunga sulla sua buona fede: il voler comunque apparire da qualche parte invece di nascondersi definitivamente sotto un mattone. L'avere infine "scritto" un libro sensazionalistico, pseudo fantastorico (perché la fantastoria ha invece i suoi buoni scrittori) senza nemmeno prevedere quello che sarebbe successo a breve termine, la dice lunga sulla sua intelligenza, e quindi sulla sua capacità di "interprete del mondo".

In un certo senso è l'opposto di Cassandra. Come interprete toppa, ma viene creduto.

lunedì 19 gennaio 2015

il coming out, il pleonasmo e la papera

Se per coming out si intende il dichiarare pubblicamente di esser eomosessuale, allora è tempo perso: il coming out è un pleonasmo, un di più, un qualcosa di non strettamente necessario. Il coming out è figlio della presunzione: il credere che gli altri

domenica 18 gennaio 2015

la matematica e il perdersi e il non ritrovarsi

... nella matematica preferisco perdermi, come in qualsiasi altra lingua - a che scopo ritrovarsi? ("non è tanto il perdersi", dice il principe di Foix nella Recherche a un presuntuoso avvocato ebreo (aveva fatto una stupida battuta dopo aver sentito dire che la sua carrozza s'era persa tre volte quella sera), "quanto il fatto che alla fine non ci si ritrova" - "qu'on ne se retrouve pas"). A che scopo perdersi se solo per ritrovarsi nell'illusione di aver conosciuto se stessi?... Preferisco il continuo movimento, una barca a vela quando c'è vento: l'immagine dell'Ulisse dantesco che coi suoi compagni si perde definitivamente oltre le colonne di Ercole. Una "canoscenza" non più del sé ma di ciò che va oltre il sé ...

il bene e il male della lingua. nota su Sa'di

Shiraz - Mausoleo di Saadi - foto Omid Hatami



ايب بر هم٬ از زبان گوسفند غذائ درست کرد و نزد امير اورد
 
questa volta di nuovo preparò un pasto a base di lingua di montone e lo portò al principe

(Sa'di, in un raccontino didascalico ricopiato in un quaderno ai tempi in cui studiavo il persiano, non so se preso dal Gulistan).

Il principe è un principe qualsiasi: (amiri) e chi cucina è ovviamente il cuoco (ashpaz - آشپز ). L'emiro, qualche giorno prima, gli aveva chiesto di cucinargli il miglior pasto che si potesse cucinare e il cuoco gli aveva portato qualcosa a base di lingua di montone. E così fa adesso, dopo che il principe gli chiede di portargli il pasto peggiore. L'opera di Sa'di o Saadi, è piena di queste meraviglie.

L'opposizione bontà/nocività della lingua, della parola (sud o zyan, con la congiunzione "o", che equivale, come anche "va", all'italiano "e", ma che a differenza di "va" unisce sempre due o più termni (non sempre semanticamente opposti) indissolubilmente legati in un'entità unica, due facce di una stessa medaglia: non sono elementi visti come separati, come nel caso di lingua e parola (sokhan va zaban). La lingua può esistere senza la parola e viceversa ma la lingua non può esistere senza il bene e il male nellos tesso tempo.

Così in una frase del tipo: il delinquente della finanziaria ha parlato col padre e la madre e il fratello, il persiano userebbe "o" ( و ) invece di "va" (scritto ugualmente و ). L'unità indissolubile è la famiglia (o almeno nelle intenzioni e nelle illusioni della religione, del legislatore eccetera eccetera).

venerdì 16 gennaio 2015

i gay impiccati e il Dio della misericordia nei bracci della morte

Viste alcune foto di omosessuali (tutti ragazzi) impiccati in questi ultimi anni in Iran: appesi a quattro o cinque bracci arruginiti di gru da cantiere in un vasto spazio aperto, nel cantiere della costruzione dell'homo religiosus. Sono l'imagine della non compassione umana: non ha importanza che sia di stampo islamico o cristiano (questo pseudo "Islam" è l'immagine esatta di quello che era il Cristinesimo nel medioevo, così come di una stella non si vede che la luce emessa nel passato. Contraddicono, questi orrori (sono esattamente l'opposto), ciò che chi materialmente li ordina e chi li mette in atto non fa che

l'amore per eccesso

E se l'amore fosse sovrastimato, sempre?

Così giustamente Saffo paragona a un dio chiunque guardi la ragazza che lei ama - ma è un paragone per difetto: "mi sembra simile a un dio" (phainetai moi): "mi sembra" non "è simile a un dio".

Anche al di fuori della passione e dell'innamoramento, l'amore si nutre fantasmi di dimensioni incommensurabili (non misurabili), anche quando riferito a un'altra persona e non a Dio. Che in una delle due accezioni dell'amore di Dio (quello di Dio per gli umani) questo sia ancora vero, che si tratti cioè di una sovrastima, è dimostrato dalla natura dell'uomo e della donna, dalla loro inestinguibile e congenita ferocia, quella che da sempre esercitano sul più debole e su tutte le altre creature (un errore di Dio averli creati). Nel secondo caso, nella seconda accezione dell'amore di Dio (quello che gli umani credono di sentire per Dio), è nella sua stessa definizione che si tratti di un amore sovrastimato, che eccede la misura.

Si potrebbe adattare a tutto questo discorsdo un aforisma persiano:

قطره درياست اگر با درياست ورنه قطره قطره دريا درياست 

qatré daryòst agar bo daryòst, varna: qatré qatré daryò daryòst (se almeno trascrivo adattando alla pronuncia)

 

una goccia è oceano solo quando è nell'oceano: in altre parole una goggia è una goccia e un oceano è un oceano

mercoledì 14 gennaio 2015

chi è causa del suo mal: la breve catena

pro memoria:

1) Abd Allah Yusuf al ‘Azzam, nato a Jenin, Palestina, padre del moderno movimento islamico, fonda nel 1979 in Afghanistan il movimento dei mujahidin, dei "patrioti".

2) Gli Stati Uniti, con le presidenze Carter e Reagan  finanziano massicciamente (armi) i mujahidin, impegnati contro i sovietici.

3) 1983: messaggio di Reagan alla nazione nel giorno dell'Osservanza afghana (Observance of Aghanistan):

To watch the courageous Afghan freedon fighters battle modern arsenals with simple hand-held weapons is an inspiration to those who love freedom.

4) 1989: concluso il ritiro delle truppe sovietiche dall'Afghanistan. I mujahidin si dividono in due fazioni:

    a) Alleanza del Nord (Fronte Islamico Unito per la salvezza dell'Afghanistan)

    b) Talebani.

Il resto, fino a Charlie Hebdo, è storia di corollari.

Francia adorata e senza errori

Voltaire anziano

 Difficile pensare a un mondo senza la Francia: sarebbe un mondo meno questo, meno quello, meno tutto: sarebbe orfano dell'esprit, dell'intelligenza, della matematica, della geometria della lingua, delle singole frasi. Insomma la France è sempre la Fraaance! detto senza ironia, perché avrei letto in fondo più in francese che in italiano o in inglese.

I francesi (un po' come succede tra i cugini arabi e israeliani) vengono capiti poco in Italia. Un mediocre giornalista italiano, che non si sa come

martedì 13 gennaio 2015

sui fiumi di Babilonia i microbi della terra

על נהרות בבל שם ישבנו גם־בכינו בזכרנו את־ציון׃

Sui fiumi di Babilonia sedevamo e piangevamo  al ricordo di Sion.

Così hanno fatto i "grandi" della Terra, come li chiamano i giornali provinciali italiani  (Corriere e Repubblica - Huffington Post Italia, sottomarca del liberalismo pseudo libertario, non è nemmeno da prendere in considerazione, se non come possibilità di ottenere una credit card prepagata). Così hanno fatto invece i piccoli della terra, rappresentati giustamente da gnomi in tailleur e giacca e cravatta, sulle ceneri di Charlie Hebdo: hanno sicuramente intonato l'inizio del Cantico di Sion, del più famoso dei salmi delle lamentazioni.

Ci sarebbe da dire che il testo l'ebraico non ha "e", come ho tradotto, ma "anche"  (גם - gam). E' in posizione estremamente ambigua - estremamente perché è agli estremi di due proposizioni correlate: un nesso, sembrerebbe, paratattico ("questo e questo": sedevamo e piangevamo). Ma potrebbe riferirsi a quanto precede: sedevamo anche, cioè: anche sui fiumi di Babilonia sedevamo (dopo esserci seduti altrove). Oppure a quanto segue: piangevamo anche (oltre a essere seduti, piangevamo), e potrebbe addirittura indicare enfasi, come in alcuni suoi usi nel Vecchio Testamento, a introdurre un climax, un crescendo, uno stracciarsi le vesti, uno strapparsi i capelli, un graffiarsi e rigarsi i volti: sui fiumi di Babilonia sedevamo, sì (proprio così): piangevamo eccetera"

Tutti sensi che si adattano benissimo alla congrega di pidocchi della terra che si sono riuniti a Parigi

(ad esempio: e piangevamo anche, mentre rispondevamo al cellualre; oppure piangevamo anche mentre peteggiavamo in silenzio; oppure: piangevamo anche mentre speravamo, noi amebe, di essere visti dal mondo eccetera; oppure nel primo caso: anche lì sedevamo, dopo esserci seduti a tutte le inutili tristi celebrazioni e messe di suffragio.

Grazie al cielo l'orazione di Pericle per i caduti della guerra archidamica è andata perduta: doveva essere di una noia mortale a giudicare dalla ricostruzione di Tucidide: roboantica celebrazione della sua testa a forma di ogiva (per quanto Pericle fosse un gigante in confronto a queste caccole).

sabato 10 gennaio 2015

i giornali, la libertà e i peti

Il giornalismo di oggi come quello di ieri - diciamo i grossi giornali dietro i quali si nascondono i grossi gruppi finanziari - non ha come oggetto né la libertà né la verità, nemmeno in una concezione della libertà o della verità in senso classico, dal momento che un giornale si definisce in base al suo valore di oggetto effimero, ossia che ha la durata di un giorno.

il plurale del plurale. gli arabi e la matematica



La ragione per cui (e lo spiego a me stesso, trattandosi dopotutto sempre un diario personale che rendo pubblico, e dove mi può capitare di inserire di tanto in tanto qualche cosetta di carattere più filogico) la ragione per cui ho abbordato nella mia vita così tante lingue - credo di averle passate al setaccio quasi tutte (da un capo all'altro del globo e da un punto all'altro della storia), alcune più studiate e approfondite di altre (ebraico, arabo, sanscrito - le lingue sacre) altre studiate fino a un certo punto (russo, danese, polacco, svedese, olandese, giapponese, ungherese, finlandese, cinese, tibetano eccetera) altre ancora comunemente usate quando leggo o chiacchiero con qualcuno (francese, tedesco, spagnolo, greco moderno), altre studiate per interessi di linguistica (accadico assiro eccetera, le lingue irochesi del Nord America, parlate un tempo dal Popolo della Grande Palude, i Guyohkohnyo, e dal Popolo delle Colline, gli Onondagega, e dagli Oneida eccetera), la ragione principale credo fosse il bisogno,  la necessità (o desiderio) di uscire dal lager della mia lingua madre, e quindi il desiderio di mettermi direttamente, senza nessuna mediazione, in contatto con altri modi di osservare le cose, mettermi

venerdì 9 gennaio 2015

Dio e il pleonasmo

Dire "Dio è grande", "Dio è infinito", "Dio è onnipotente", è sempre un pleonasmo, e come tale risponde alle leggi della retorica, della persuasione, della manipolazione, dell'ideologia.

Che bisogno avrebbe Dio di sentirsi dire una simile banalità da un mondo di formiche? sarebbe come se una colonia di formiche, in un formicaio, intonasse il de profundis: l'uomo è grande è onnipotente eccetera.

Vedi anche Себе, любимому, All'amato se stesso, di Majakovskij, nell'interpretazione di Carmelo Bene, in una traduzione in cui si è preferito rendere, forse giustamente, l'ambiguo cебе con me stesso.


dubbi sul Manicheismo

Quando in un mondo completamente robotizzato, uno due o cento robot compiono una strage nel campo dei robot avversari, di chi è la colpa? dei robot? degli ingegneri, anche loro robot? è colpa del bene o del male?

giovedì 8 gennaio 2015

Matite in aria distintivo per terra

Tutti alzano le matite in segno di cordoglio, di lutto, per il folle massacro all'interno del settimanale satirico francese. Il problema è che sono stati uccisi anche due poliziotti, ma nessuno alza, che so, la riproduzione di un distintivo di polizia, e nessuno dice: "siamo tutti Ahmed" (il poliziotto freddato sul marciapiede). Ma è sempre così, la manovalenza resta manovalanza.

La stessa cosa quando uccisero Falcone e Borsellino. Sì, si è parlato degli uomini della scorta, ma l'eroe è sempre colui che "pensa". La manovalazna, si sa, è manovalanza, inoltre i poliziotti usano poco la matita.

In molti siti hanno mostrato alcune delle vignette sull'Islam pubblicate da Charlie Hebdo. Una in particolare, su Maometto, era di una provocazione (più che irriverenza) sconcertante: non oso nemmeno descriverla, ma si parla, a proposito del Corano, di escrementi (che si accetti o meno il gioco sul termine che i francesi usano anche in senso figurato, la stessa cosa che fanno gli inglesi e i tedeschi); e almeno in questo caso si è giocato però in maniera altrettanto folle, con un mondo, quello integralista, che non ha mai ragionato, che non ha mai voluto sentire ragioni, e che è accecato da un ideologia di morte più che dai comandamenti di Dio e del Corano. E non oso neanche immaginare la reazione dei cattolici (e non solo integralisti) se il crocifisso in una vignetta venisse paragonato a qualcosa di simile. Da noi non si sarebbero usate le armi, ma il matto lo trovi sempre. Così, quanto affermato da un columnist del Finacial Times (comportamento stupido) non credo sia tanto campato in aria. Salvo che lo chiamerei comportamento leggero suggerito da un'idea molto particolare della libertà di espressione: un sentimento di onnipotenza, cosa tipica di tutto il giornalismo.


Il paradosso del paradosso. Gnosi contro gnosi. Ippolito Romano

Tutta la "grande" letteratura cristiana, greca o latina, potrebbe riassumersi nelle parole di Ippolito Romano, nel De epiphania (o teophania - omelia  ingiustamente considerata non sua), quando dopo aver descritto Gesù che riceve il battesimo da Giovanni aggiunge ed esclama :

ὦ παραδόξων πραγμάτων

oh fatto paradossale!

Tutta la letteratura cristiana di commento alla Sacra Scrittura, e al Nuovo Testamento in particolare, è un continuo noioso giocare sui paradossi del divino che si farà o si fa o si è fatto umano; migliaia e migliai di pagine, tonnellate di papriri, e in seguito centinaia di migliaia forse milioni di pecore sgozzate nei monasteri  - per fare un libro di dimensioni medie non so quante pecore servivano - per ripetere uno stesso concetto sotto immagini differenti: per spiegare l'inspiegabile.

E dice più avanti Ippolito, senza rendersi conto di avviarsi

gli incappucciati e cappuccetto rosso

petit dictionnaire portatif: incapucciato: chiunque si copre la testa o il viso per non farsi riconoscere perché vigliacco o indottrinato da altri vigliacchi che lo spingono a agire per loro conto, o chiunque si copra completamente la testa o il viso in segno di ossequio alla divinità o per ragioni culturali o per ripararsi dalle intemperie. Sinonimi: vigliacco, vile, ideologizzato, macchina, razzista, violento, maschera di carnevale, freddoloso, monaco, donna afghana. Congrega degli incappucciati che operò negli Stati Uniti in semi-clandestinità dal 1945 al 1965 (web). Aggredito a bastonate alla Balduina, presa la gang degli incappucciati (Repubblica). Maschera Halloween di assassino incappucciato (eBay). Undici monaci incappucciati negli stadi d'Europa (Italia24ore) eccetera

mercoledì 7 gennaio 2015

ancora su Paolo VI: quel viavai di Dio tra paradiso e inferno

Difficile non avvertire l'espressione di un atto di fede nelle parole di soffuso rimprovero che il vecchio e ormai prossimo alla fine Paolo VI (sicuramente il più grande e moderno dei papi del Novecento) sembra rivolgere, quasi disilluso, a Dio nella messa di suffragio per Aldo Moro, a San Giovanni in Laterano: "un sommesso rimprovero che si trasforma subito in un profondo atto di fede", commenta giustamente la voce di un giornalista in un famoso video sull'evento. E difficile non sentirci gli echi di tutto l'Antico Testamento,

lunedì 5 gennaio 2015

l'amore e il non amore

Ha dichiarato la nipote di Picasso, dopo aver messo in vendita alcuni quadri del nonno per la modica cifra di trecento milioni di dollari (oltre alla villa di Cannes), che quell' "uomo" (Picasso) non era come ci si immagina - cose che d'altronde ha scritto pure in una biografia. "Era un uomo cattivo, inavvicinabile, incapace di amare". E la sua eredità sarebbe stata quindi lasciata "senza amore". A differenza dell'amore che mostra lei, questa Marina Picasso, che invece di donare i quadri alla collettività, renderli fruibili, intascherà i frutti del "non amore".

Questa è una delle ragioni (ingorda ingratitudine) per cui le opere di un grande artista andrebbero immediatamente, alla sua morte, requisite e poste sotto la tutela che spetta loro, esposte nei musei pubblici.

domenica 4 gennaio 2015

La Biblioteca di Alessandria: il luogo dell'eccesso

Alessandria d'Egitto - Biblioteca Alexandrina


Leggevo su un giornale egiziano che la biblioteca di Alessandria, quella attuale, la Biblioteca Alexandrina, ospiterà una conferenza araba sul tema del contrasto all'estremismo e al terrorismo. تطرف (tatàrruf) è il termine arabo per estremismo, ma viene usato anche in contesti non politici: ad esempio a indicare smodatezza, stravaganza, opulenza, e perfino negligenza, e di conseguenza dissipazione. Dovunque insomma ci sia l'idea di un oltrepassare la misura, moralmente o materialmente. Alcuni di questi significati si trovano pure nell'italiano estremismo, compreso quello politico, che è anzi il primo a cui si pensa. Ma è implicito ancora in opulenza, in negligenza eccetera, per quanto negligenza faccia in un primo tempo pensare a trascuratezza.

Che sia proprio la Biblioteca di Alessandria a organizzare una conferenza del mondo arabo sull'estremismo, sul radicalismo, appare come uno di quei fenomeni intrastorici nei quali si riosserva lo spirito dei luoghi ineluttabilmente all'opera, quando al genio del luogo non si pensava ormai più. Si può dire che la stessa antica biblioteca di Alessandria contenesse già nel suo destino, ben prima della sua fondazione, un iperbolico bisogno di eccedere: era la più grande biblioteca conosciuta dell'antichità e la sua definitiva distruzione, qualunque delle ipotesi si consideri buona, fu di nuovo il segno di un eccesso, che fosse direttamente ideologico (l'editto di Teodosio o l'ordine che avrebbe dato nel VII secolo Umar ibn al-Kattab - il sultano Omar) o conseguenza non voluta di azioni belliche (Cesare). E alla Biblioteca di Alessandria si possono poi attribuire tutte le varie connotazioni dell'arabo tatàrruf: fu una smodata collezione di libri, fu certamente stravagante, per la gran quantità di "cacata carta" che doveva contenere (secondo la descrizione che fa Catullo degli Annali di Volusio), e in questo senso fu anche negligente: la negligenza dei bibliotecari nella scelta dei libri, e fu indubbiamente opulenta, essendo una biblioteca reale, e era votata alla dissipazione, alla perdita del suo ricco patrimonio.

sabato 3 gennaio 2015

eroi nonostante la patria. il software per riscrivere la storia

Nessuno cade mai per la patria. Gli eroi combattono per sé, per amor proprio (concetto chiaro a Leopardi che ne parla nello Zibaldone) mentre la maggioranza dei "non eroi" cade perché inciampa negli strascichi degli interessi di pochi. Degli interessi economici che suggellano una qualunque guerra di aggressione (o di difesa, a seconda del punto di riferimento) i molti non hanno nemmeno una lontana idea. Perciò, una qualsiasi frase del tipo: sono caduti seicentomila uomini per la patria andrebbe sempre automaticamente modicata: sono cadute secentomila persone per il capitale altrui, dal quale alla miserabile maggioranza arrivano le briciole, il necessario perché si nutra e rimpingui sempre e nuovamente la forza d'urto in caso di scontro, compresa la forza di opposizione ideologica al nemico, più probabile ai nostri tempi.  Una modifica delle formule storiografiche che in epoca di potenti software per la traduzione non dovrebbe essere difficile da impostare di default: correzioni che verrebbero fatte dal computer o dal server non appena lo storico idiota scrive fesserie del genere.

Le guerre di religione o le guerre di liberazione sono solo in parte un'altra questione. Una guerra non si fa mai senza l'intervento del grosso capitale. Dal punto di vista del liberismo o del falso comunismo, o del capitalismo di stampo cristiano, o del fascismo, sono sempre comunque guerre di difesa del capitale (liberista, falso-comunista eccetera), anche e soprattutto quando ostentate e pompate in difesa dei valori: di difesa del maltolto, della refurtiva, di ciò che ci si è annessi con una precedente guerra di aggressione, o mediante una semplice annessione nel caso di enorme sproporzione di forze, come nel caso del Tibet, della recente questione ucraina ma anche di tutta la storia coloniale. Non esistono comunque guerre al di fuori di scontri di ideologie. Hanno tutte come scopo il sovvertimento o il matenimento dello status quo, o il ripristino, successivamente, dell'equilibrio necessario al vecchio status quo.

generoso ma non troppo

La nozione di generosità è legata in antico a quella di nascita: si è generosi se si è nati in una famiglia patrizia, se si è "nati bene": ma di questi è veramente generosus soltanto chi sa compiere il gesto ampio, magnanimo, chi rivela, in ogni occasione, incapacità di calcolo. Non vi è riferimento immediato al denaro - è del resto non troppo difficile essere generosi quando si dispone dei mezzi, quando dal mucchio invisibile del conto in banca si spilla per il prossimo una misera goccia immediatamente sostituita dalle nuove entrate. Ma  p u ò  essere ugualmente facile quando se ne è sprovvisti: e allora è la virtus di ognuno che traluce dal gesto generoso, la forza propria: e non appaiono più le origini, le illusioni e le fantasticherie da rotocalco, il pensiero di dove uno sia nato, o di quanto effettivamente possiede. Sarà semplicemente generoso. Come quel vino che pretenderà Orazio tra Salerno e: Velia, dove andrà follemente a farsi i bagni di acqua fredda l'inverno, la nuova moda dei Romani:

 ... nam uina nihil moror illius orae;
rure meo possum quiduis perferre patique;
ad mare cum ueni, generosum et lene requiro,
quod curas abigat, quod cum spe diuite manet
in uenas animumque meum, quod uerba ministret,

quod me Lucanae iuuenem commendet amicae ...

(... sui vini di quel posto non mi soffermo:
quando sono da me in campagna sopporto e tollero tutto,
ma quando arrivo al mare, voglio un vino  g e n e ro s o  e aperto
che allontani i pensieri, che speranzoso mi scorra
dentro le vene, e nelle mente e che renda loquaci e
che mi faccia apparire un ganzo davanti a una bella lucana. Epis, I,15,16-21 - moror viene quasi sempre frainteso nelle traduzioni di questa "lettera" a Vala in cui chiede informazioni sui luoghi: non non me ne importa ma non mi soffermo. E' figura retorica, preterizione).



venerdì 2 gennaio 2015

Paolo VI dall'Occidente all'Oriente. Il fumo di Satana e la demonologia


Illustrazioni in un codice arabo di al-Qazwini

Diceva Paolo VI a conclusione del discorso tenuto a Nazaret il 5 gennaio 1964 - in effetti il primo pontefice a toccare quelle terre dopo san Pietro -, un breve discorso tutto dedicato ovviamente alla centralità del nucleo familiare (non a caso nella liturgia delle ore è una delle due letture per la festa della Santa Famiglia) diceva che "il lavoro non può essere fine a se stesso, ma che riceve la sua libertà ed eccellenza, non solamente da quello che si chiama valore economico, ma anche da ciò che lo volge al suo nobile fine".

Un finale che è quasi un capolavoro di diplomatismo: che dice tutto e niente - anche se non dovrebbe essere un mistero il senso che aveva per Paolo VI e cosa significa ancora oggi valore economico nelle democrazie liberiste.

Montini, a osservarlo in veste di pontefice, appare indubbiamente un sant'uomo: