martedì 20 gennaio 2015

gli efebi massacrati a Mosul

Un regime che uccide i propri figli è un regime suicida, la cosa parla da sé.

E' sempre meglio leggere queste notizie in una lingua che più di altre ti fa pensare nel modo giusto (che sarebbe un pleonasmo) che ti fa pensare e basta. Così la notizia dei
tredici adolescenti massacrati, giustiziati dai jihadisti a Mosul perché guardavano una partita in televisione prefrisco leggerla su Ta Nea, il giornale ateniese vicino al PASOK, leggerla in greco, per quanto greco moderno:

Οι τζιχαντιστές του Ισλαμικού Κράτους εκτέλεσαν δεκατρείς εφήβους επειδή παρακολουθούσαν αγώνα ποδοσφαίρου στην τηλεόραση.

Οι έφηβοι συνελήφθησαν ενώ παρακολουθούσαν το παιχνίδι ανάμεσα στο Ιράκ και την Ιορδανία για το κύπελλο Ασίας, την περασμένη εβδομάδα, στην κατεχόμενη από τους τζιχαντιστές Μοσούλη και εκτελέστηκαν σε δημόσια θέα για παραδειγματισμό.

E fa impressione: vedere così tanti termini del groco di oggi che si sarebbero potuti utilizzare con lo stesso significato anche duemila e cinquecento anni fa, ma usati qui per descrivere un fatto che duemila e cinquecento anni fa avrebbe fatto inorridere non solo l'Ellade ma qualsiasi altra nazione, anche le più "barbariche", mentre l'uomo di oggi (abituato alle tante autospie delle fiction) ne prende atto con rabbia altrettanto ideologica quanto quella dei "giustizieri", più che con orrore: uccidere i propri figli, degli efebi (εφήβους ) degli adolescenti dopo averli arrestati (συνελήφθησαν) perché guadavano una partita di calcio (αγώνα ποδοσφαίρου - un agone di pallapiede, di sferapiede), pubblica esecuzione, sulla pubblica piazza, spettacolo pubblico (εκτελέστηκαν σε δημόσια θέα ), a futuro monito, come esempio, come paradigma (για παραδειγματισμό).

Non si capisce come esempio di cosa, come paradigma di cosa, se non di come funziona un cervello quando è riempito di segatura ideologica, quando è un cervello suicida che si trasforma, cellula dopo cellula, in qualcosa d'altro.

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