Follia dell'iperbato, come in questo verso di un frammento del nono libro dell'Antologia Greca:
πορφυρέᾐ δ᾽ ἀνέκοπτες ὕδωρ πεπιεσμένον αἰδοῖ
dove si parla della vergogna pupurea dell'Alfeo, che si trattiene dal coricarsi nel letto di Aretusa per non imbrattarlo di sangue.
Vera e propria schizofrenia stilistica, mente scissa, divisa, separata, dissociata. Mi divertivo, da studente, a prendere in giro qualche presuntuoso, qualche professore, qualche italianista (la maggior parte degli italianisti non conosce il greco, hanno misere nozioni dal liceo, non riescono a capirci niente se non hanno il testo a fronte). Dicevo, ad esempio, schizzzofrenia, alla romana, schizo che suonava come schizzo, cacatella di conoscenza, e mi facevano immancabilmente osservare che siccome era greco andava pronunciato schizo, con una sola zeta e per di più sonora, e allora rispondevo qualcosa nel greco della fine del sesto secolo, continuavo la conversazione come se fossi nell'agorà di Atene, e il povero professore arrossiva, come l'Alfeo, perché lo pronunciavo pure come nel greco bizantino, che era la vera pronuncia del greco dei tempi di Erodoto e Tucidide e Platone eccetera.
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domenica 3 maggio 2015
sabato 18 aprile 2015
I malati sani
Non c'è nessun dubbio che l'omofobia, di qualsiasi tipo e gradazione sociale - secondo le distinzioni contenute nell'ottimo saggio di Jorge Kantor - sia una malattia mentale, se la schizofrenia è una malattia mentale. Non c'è nessuna differenza tra degli psicotici che infilano il tubo di un compressore nel culo di un ragazzo omosessuale e gli fanno scoppiare le budella e una vecchia deputata pagliaccia che giustifica non la sua omofobia sulla base della Bibbia, come vorrebbe far credere, ma la Bibbia sulla base della sua omofobia. Questa gente andrebbe tutta prima di tutto non semplicemente accompagnata ma letteralmente trascinata in tribunale. E in secondo luogo rinchiusa in qualche posto dove le sia impedito di far danni, da dove non possa più attentare agli interessi sani di quella parte sana dell'umanità (della quale fanno parte anche dei meravigliosi - romanzescamente parlando - delinquenti, che tuttavia non sono omofobi, non sono malati, come invece lo è questo lerciume schizofrenico-paranoideo, questi psicotici in sordina che albergano dapertutto e la cui puzza di m. fa precisamente cagare).
martedì 22 luglio 2014
Kafka e il cranio di Max Brod
Chissà se Kafka, nell'altro mondo, non stia ancora rosicchiando il cranio del suo amico Max Brod, a cui aveva dato ordine in punto di morte di bruciare tutto: tutto ciò che non aveva pubblicato, che d'altronde era stato pochissimo, qualche racconto su rivista. E' un dato di fatto: si muore quasi sconosciuti senza sapere che si è stati come al solito profetici - e profeta, come scrisse Queneau, Kafka, come altri, lo era stato. E in due sensi: rappresentò, con un più adeguato modo di unire i segni, di costruire frasi, l'apparente follia (schizofrenia) dei rapporti tra le cose, cioè il relativismo, la condizione perenne in cui si dibatte l'uomo (non solo l'uomo di oggi, come scrivono tanti ciarlatani nelle università) e in secondo luogo, come tanti profeti, non venne capito nel suo tempo. Semplicemente, come scrisse Proust più in generale, nella prefazione a Tendres Stocks di Paul Morand, accennando a questo problema che ossessiona evidentemente ogni grande autore (il quale vorrebbe essere capito dal suo tempo e il suo tempo semplicemente non può capirlo, un po' per l'esistenza di nugoli di incapaci e inetti addetti ai lavori, e invidiosi, che lo impediscono, un po' perché quel "suo" tempo, senza malizia, non è proprio in grado di capirlo), dice Proust di ogni nuovo scrittore originale:
... ce nouvel écrivain est generalment assez fatiguant à lire et difficile à comprendre parce que' i l u ni t l e s c h o s e s p a r d e s r a p p o r t s n o u v e a u x ... Et on sent que c'est seulment parce que le nouvel écrivain est plus agile que nous
Unire cose con dei rapporti nuovi, questo, nel caso di Kafka, può senz'altro correre, a patto che si intenda che le cose erano già unite da rapporti nuovi che Kafka vedeva, anche se Kafka non era così difficile a leggersi (ma la difficoltà di "comprendere" non è evidentemente sempre e solo questione di sintassi - la sintassi del "pazzo" rispecchia la sintassi comune). E quanto poi dice Proust, che "si sente che la ragione sta nel fatto che questo scrittore è più agile di noi", è una ragione che ovviamente avranno avvertito soltanto Proust e pochi altri: i contemporanei non apprezzano mai ciò che non si comprende, e finiscono di conseguenza per disprezzarlo.
... ce nouvel écrivain est generalment assez fatiguant à lire et difficile à comprendre parce que' i l u ni t l e s c h o s e s p a r d e s r a p p o r t s n o u v e a u x ... Et on sent que c'est seulment parce que le nouvel écrivain est plus agile que nous
Unire cose con dei rapporti nuovi, questo, nel caso di Kafka, può senz'altro correre, a patto che si intenda che le cose erano già unite da rapporti nuovi che Kafka vedeva, anche se Kafka non era così difficile a leggersi (ma la difficoltà di "comprendere" non è evidentemente sempre e solo questione di sintassi - la sintassi del "pazzo" rispecchia la sintassi comune). E quanto poi dice Proust, che "si sente che la ragione sta nel fatto che questo scrittore è più agile di noi", è una ragione che ovviamente avranno avvertito soltanto Proust e pochi altri: i contemporanei non apprezzano mai ciò che non si comprende, e finiscono di conseguenza per disprezzarlo.
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