martedì 22 luglio 2014

Kafka e il cranio di Max Brod

Chissà se Kafka, nell'altro mondo, non stia ancora rosicchiando il cranio del suo amico Max Brod, a cui aveva dato ordine in punto di morte di bruciare tutto: tutto ciò che non aveva pubblicato, che d'altronde era stato pochissimo, qualche racconto su rivista. E' un dato di fatto: si muore quasi sconosciuti senza sapere che si è stati come al solito profetici - e profeta, come scrisse Queneau, Kafka, come altri, lo era stato. E in due sensi: rappresentò, con un più adeguato modo di unire i segni, di costruire frasi, l'apparente follia (schizofrenia) dei rapporti tra le cose, cioè il relativismo, la condizione perenne in cui si dibatte l'uomo (non solo l'uomo di oggi, come scrivono tanti ciarlatani nelle università) e in secondo luogo, come tanti profeti, non venne capito nel suo tempo. Semplicemente, come scrisse Proust più in generale, nella prefazione a Tendres Stocks di Paul Morand, accennando a questo problema che ossessiona evidentemente ogni grande autore (il quale vorrebbe essere capito dal suo tempo e il suo tempo semplicemente non può capirlo, un po' per l'esistenza di nugoli di incapaci e inetti addetti ai lavori, e invidiosi, che lo impediscono, un po' perché quel "suo" tempo, senza malizia, non è proprio in grado di capirlo), dice Proust di ogni nuovo scrittore originale:

 ... ce nouvel écrivain est generalment assez fatiguant à lire et difficile à comprendre parce que'  i l   u ni t   l e s   c h o s e s   p a r   d e s       r a p p o r t s   n o u v e a u x ... Et on sent que c'est seulment parce que le nouvel écrivain est plus agile que nous

Unire cose con dei rapporti nuovi, questo, nel caso di Kafka, può senz'altro correre, a patto che si intenda che le cose erano già unite da rapporti nuovi che Kafka vedeva, anche se Kafka non era così difficile a leggersi (ma la difficoltà di "comprendere" non è evidentemente sempre e solo questione di sintassi - la sintassi del "pazzo" rispecchia la sintassi comune). E quanto poi dice Proust, che "si sente che la ragione sta nel fatto che questo scrittore è più agile di noi", è una ragione che ovviamente avranno avvertito soltanto Proust e pochi altri: i contemporanei non apprezzano mai ciò che non si comprende, e finiscono di conseguenza per disprezzarlo.

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