martedì 1 luglio 2014

divina sordità di Beethoven e il fascismo






La prima cosa che m'è venuta in mente, o la prima domanda che mi sono posto, leggendo che gli euroscettici hanno voltato le spalle all’Inno alla Gioia di Beethoven, all’apertura dei lavori dell'appena eletto Parlamento europeo, è come si possa fare materialmente (come hanno fatto loro) a voltare le spalle a dei suoni: voglio dire, dovunque ti giri caschi male, ce li hai sempre, volente o nolente, nelle orecchie, intelligentone che non sei altro. E sono suoni, quelli, che ti sotterrano. La seconda cosa che mi viene in mente è che gli attivisti dell’estrema destra,
di qualsiasi nazione e regione e paesello  - e all'estrema destra, politicamente, si colloca anche Farage - e comunque i fascisti di qualsiasi risma e generazione, si rivelano sempre inevitabilmente figure socialmente tristi, astiose, rancorose, invidiose, e lo sono stranamente più le donne che gli uomini, come è il caso della tetra Marine Le Pen, che come tutti i demagoghi fascisti di tutto il mondo prospera unicamente  - è un dato di fatto e lo si può dimostrare statisticamente - sulla miseria e sul malessere delle periferie delle grandi città, senza che peraltro, di una possibile risoluzione di questo malessere, e di queste forme coatte di degrado estremo, le possa e debba fregare un accidenti, se ignoranza e diffuso degrado sociale e urbanistico sono gli unici bacini dai quali può attingere sempre, con immancabile successo, ogni ideologia di morte.

Mi ricordo una foto della Thatcher, questa eroscettica nata piccolo-borghese e dal fasullo accento aristocratico, questa figura tra le più tristi e complessate non della Storia - perché alla Storia non ci passa -  ma del carrozzone mediatico degli ultimi trent’anni della politica europea. Era disgustosamente seduta per terra ai piedi del razzista primo ministro dell’allora Rhodesia, il vecchio Ian Smith, che se ne stava tranquillamente in poltrona probabilmente nel salotto di casa. La didascalia diceva: Margareth Thatcher wants to understand, Margareth Thatcher cerca di capire. E la prima cosa che allora mi dissi, vedendo la foto sull'Independent e leggendo quella didascalia, è che questo squallido personaggio, odiatissimo dalla regina per le sue politiche di scassamento della concordia sociale, questo ignobile personaggio che osò abolire – fu uno dei primi atti del suo governo – la distribuzione gratuita del latte ai bambini nelle scuole, cosa che era stata fatta fino ad allora indipendentemente dal reddito, la prima cosa che pensai fu che evidentemente questa invidiosa dell’organo maschile e anticomunista viscerale, che doveva aver temuto da bambina che i socialisti requisissero la botteguccia del padre, cercava di capire, seduta in quella disgustosa posizione di sudditanza ai piedi di un vergognoso razzista, come la natura l’avesse fatta così trista oltre che triste.

La terza cosa che mi è venuta in mente leggendo degli euroscettici, è che Beethoven, quando scrisse l’Inno alla Gioia, era già praticamente sordo, e che questi moscerini – che non si capisce per quale ragione si siano fatti eleggere al Parlamento europeo  – la perfezione della sordità di Beethoven non potranno mai raggiungerla: condannati ad ascoltare e a riascoltare, comunque si rigirino, il divino, sempre più divino ogni volta che lo si ascolta, Inno alla Gioia.

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