Piangere sul latte versato. Il latte potrebbe essere quello di un qualsiasi
dramma (teatro) il cui esito è sotto gli occhi di tutti fin dall'inizio. Ma "il latte versato"
per eccellenza è quello di Otello piangente sul latteo corpo di Desdemona, che però non ha allattato, non ha avuto figli, non ne ha avuto il tempo. L'intero dramma, l'
Otello, potrebbe essere preso come rappresentazione della politica di un qualsiasi regime "democratico" nel quale i sobillatori (il colore è quasi sempre il verde o il nero) riescono a manipolare talmente bene il
povero idiota - Otello, i sudditi, gli elettori (i quali non a caso non hanno un colore specifico, sono
camaleontici, prendono il colore del
fondo di persuasione) - che il povero idiota finisce per ammazzare lo Stato (Desdemona). L'idiota, nell'
Otello, è nero ma avrebbe potuto essere bianco, il t
abula rasa - in Shakespeare è ancora "il non civilizzato", l'
ingenuo. Soltanto l'
ingenuità, il
ciò che non è civilizzato, riesce a spiegare il successo di Jago (della parola, della retorica, della capacità di persuasione) del sobillatore (del verde degli invidiosi e del nero delle ideologie di morte che incarnano - al di là di ogni giudizio di valore e del disgusto che possono suscitare).
Il
civilizzato poi, a differenza del
civilizzante (Jago), ha le oscillazioni tipiche di un valore borsistico.
Così, un regime democratico è, a sua volta, per un gioco speculare, mera rappresentazione dell'Otello. E così come nell'Otello, anche per il regime democratico non si hanno figli: non può averne: non avrebbe senso dire che uno stato (un qualsiasi regime, non necessariamente democratico) genera un figlio uguale a se stesso, e non avrebbe senso dire che genera un figlio diverso da sé. Non c'è mai un momento in cui due sistemi coesistano nello stesso sistema, se non teologicamente, nel manicheismo, nell'idealistica opposizione del bene e del male. Gli attori che si fanno guerra sulla scena (Jago contro Emilia) tornano a essere amici nel camerino.
La gabbia in cui è racchiuso Jago (la bestia) nella scena iniziale del film di Orson Welles, è ugualmente una rappresentazione della
rabbia che suscita il
piangere sul latte versato.