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Lo smemorato in manicomio e foto segnaletica di Bruneri |
Sembra che ci credano. I giornali, voglio dire. Credono al dna come prova definitiva di qualcosa. Sarebbe interessante vedere questi cronisti, freschi di laurea (li si può ancora immaginare a farsela sotto nelle varie sessioni d'esame) sarebbe interessante, visto che hanno tutto il tempo e i mezzi che offre un grande giornale, una televisione, vederli domandare, almeno una volta nella loro vita, a questi cosiddetti "scienziati" (in realtà non sono altro che tecnici) se sia possibile da un semplice peto ricavare il dna di un individuo, o se invece la puzza non sia - come per il dna - già personalizzata e tipica, differente da persona a persona e da caso a caso, e se non siano quindi soldi sprecati quelli investiti in ricerche simili se dopotutto lo scopo è riconoscere semplicemente chi l'ha fatta, chi ha offeso le povere narici del prossimo, sull'autobus o su un treno della metropolitana, o anche in ascensore, chiunque l'abbia usato un attimo prima, e che come lo struzzo, contando sulle carenze della scienza, l'ha mollata.
Così il caso Bruneri-Canella, di cui i giornali oggi dopo ottant'anni, e dopo che Sciascia aveva già