Di quelle noiose competizioni della terza sofistica, nel quarto secolo, che dovevano somigliare sempre più alle conferenze e tavole rotonde attuali, alle relazioni accademiche nei vari convegni, Libanio è indirettamente critico: ma è una critica limitata alle capacità oratorie dell'avversario, il sistema non viene minimamente intaccato. Così nella sua autobiografia (la prima orazione del corpus), a proposito di un altro professore, suo antagonista a Costantinopoli, scrive che non riuscendo il pubblico a capire cosa stesse dicendo, ognuno guardava gli altri più distanti come a chiedersi se fossero tutti sulla stessa barca (συνεῖναι αὐτὸς ἕκαστος οὐκ ἔχων, νεύμασι τοὺς ἀφεστηκότας ἠρώτων, εἰ τὸ αὐτὸ πάθοιεν. I, 41).
Che è quanto succede ancora oggi quando si ha paura di essere l'unico deficiente a non capire cosa stia dicendo uno (o una) che parla in un convegno, in televisione, in un talk show. Anche se alla fine, in qualche modo, sono tutti pronti a battere le mani, pure chi non si sente ideologicamente affine (e la cosa è seria), cioè non si applaude sempre per bontà o per cortesia, o meglio, per ipocrisia, come sembra aver fatto Libanio con questo Benarchio intellettuale dedito alla crapula, cioè allo sgomitamento:
e anch'io, anche se provavo la stessa cosa degli altri, mi
sforzavo di conferire, applaudendo, opinione di chiarezza al suo
discorso facendo perciò cosa gradita al suo gruppo (καὶ ταὐτὸ τοῦτο τοῖς ἄλλοις ἐγὼ παθὼν σαφηνείας δόξαν οἷς ἐθορύβουν ἐπειρώμην περιάπτειν τῷ λόγῳ χαριζόμενος τῇ φάλαγγι).
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venerdì 26 settembre 2014
mercoledì 30 luglio 2014
ancora su Eraclito: fratelli coltelli
Se grazie a film e a fiction sempre più allegre la civiltà attuale è tutta incartata e rinserrata dentro sale operatorie e sale autoptiche e settorie, allora con questo gusto delle autopsie (ma appartiene a un più generale gusto dell'orrore e delle morti in diretta: di stragi, impiccaggioni, incidenti, omicidi, rapine, aggressioni, stupri: tutto mostrato in diretta) se è concreto questo gusto della autopsie guardate a colazione e a pranzo e a cena, seduti a tavola in famiglia, non suonerebbe più troppo strano (metafora originariamente ardita) il sentir paragonare da una colf la capacità critica di qualcuno, la sua intelligenza nel penetrare cose e concetti, a un bisturi, per quanto ci siano appunto sulla tavola oggetti più immediati e più facilmente utilizzabili per questo tipo di immagini, forchette e coltelli, ormai anche raffinati, meno impegnativi da maneggiare, da tenere in mano o stringere.
Così fratellli coltelli, anche nel caso della filosofia, delle lotte intestine tra scuole filosofiche, non vale più. Semmai fratelli bisturi, e anche se si perde la rima si acquista in ulteriore precisione - vedi le sottigliezze sempre più analitiche del contemporaneo filosofico. La grossolanità, dai convegni, è esclusa. La parola d'ordine, che ci si lancia da una cattedra all'altra è che l'analisi, il taglio, deve essere così continuo e preciso che nessuno deve capire più niente di niente. Tanto meno gli studenti, che d'altronde non hanno mai capito niente. E che si è intelligenti se non si è compresi, dimenticandosi che per essere Aristotele o Husserl o Kant non basta essere qui e lì incomprensibili - d'altronde tutta la Fenomenologia dello spirito di Hegel passa per opera altamente incomprensibile, da sbatterci la testa per anni e anni.
Ma vedi in Eraclito un gusto di veder tagliare ancora i concetti col bel coltellone da macellaio - il fendente menato a Pitagora con lo stesso coltello di cui l'accusa di farsi grande:
κοπίδων ἐστὶν ἀρχηγός (fr.81)
l'inventore dei coltelli!
Così fratellli coltelli, anche nel caso della filosofia, delle lotte intestine tra scuole filosofiche, non vale più. Semmai fratelli bisturi, e anche se si perde la rima si acquista in ulteriore precisione - vedi le sottigliezze sempre più analitiche del contemporaneo filosofico. La grossolanità, dai convegni, è esclusa. La parola d'ordine, che ci si lancia da una cattedra all'altra è che l'analisi, il taglio, deve essere così continuo e preciso che nessuno deve capire più niente di niente. Tanto meno gli studenti, che d'altronde non hanno mai capito niente. E che si è intelligenti se non si è compresi, dimenticandosi che per essere Aristotele o Husserl o Kant non basta essere qui e lì incomprensibili - d'altronde tutta la Fenomenologia dello spirito di Hegel passa per opera altamente incomprensibile, da sbatterci la testa per anni e anni.
Ma vedi in Eraclito un gusto di veder tagliare ancora i concetti col bel coltellone da macellaio - il fendente menato a Pitagora con lo stesso coltello di cui l'accusa di farsi grande:
κοπίδων ἐστὶν ἀρχηγός (fr.81)
l'inventore dei coltelli!
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