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giovedì 18 dicembre 2014

il caso Garlasco e la condanna tanto per condannare

A domanda precisa di un conduttore televisivo all'avvocato di parte civile del processo Garlasco - "Avvocato, avete mai considerato l'ipotesi che il colpevole non sia Stasi ma che possa trattarsi magari, come suggeriva il professor Bruno, anche di una donna?" - il legale risponde nella maniera più tipicamente disarticolata e sprovvista di pensiero, senza nessuna logica se non quella motivata da un partito preso, che dà sempre, in ogni occasione, un'idea di cosa è il convincimento ideologico e il fondare le accuse su ovvi motivi di parte. "Capisce", risponde il legale, "nel momento stesso in cui noi chiediamo di anazlizzare un capello - e noi non possiamo sapere di chi è questo capello - è evidente che la parte civile ha sempre cercato la verità ovunque; però quando ti precludono accertamenti che vanno a 360 gradi quali quelli di accertare di chi è un capello, è evidente che a questo punto noi ci concentriamo sul soggetto nei confronti del quale vi sono seri e concreti indizi, come riconosciuto dalla Cassazione: non è questione di essere prevenuti contro qualcuno o di fare un accanimento giudiziario. Il discorso è che noi da anni chiediamo accertamenti che vanno in questa direzione ma che se concessi potevano andare anche nell'altra direzione."

In sostanza sta dicendo: no, non siamo prevenuti, siamo semplicemente prevenuti. Che è poi quello che succede in tutti i processi indiziari, quelli le cui sentenze spesso fanno ridere i polli. Diceva giustamente Francesco Bruno, il criminologo invitato al talk show: "io sono orripilato, qui si sta chiamando indizio schiacciante l'assenza di sangue sulle suole delle scarpe, mi sarei aspettato il contrario."

giovedì 9 ottobre 2014

capitalismo ferocia omofobia

Sulla triste questione del ragazzo di Pianura, a cui dei criminali hanno infilato un compressore nell'ano, e che ricorda certi omicidi omofobi negli Stati Uniti, ai tanti ciarlatani universitari e ai tanti giornalisti che nei talk show si riempiono la bocca sui perché e sui per come di tanta ferocia, basterebbe dire che chi è causa del suo mal pianga se stesso. Pare si siano soltanto adesso accorti (anzi non se ne sono ancora accorti) che il capitalismo (e gli studi televisivi e i giornali ne sono una cassa di risonanza) è ferocia e che una società fondata sulla manipolazione sessuale dell'individuo e sul suo sfruttamento mercificante porta - quando non ci sono più forze sane a contrastare l'idea di accumulo - esattamente questi frutti. D'altra parte il capitalismo è nella sua fase più aggressiva. Basterebbe vedere come il pupazzo italico attacca l'articolo 18, conquista sacra dei lavoratori.