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giovedì 31 luglio 2014

Wittgenstein a braccetto con Eraclito

Chi soprattutto siano gli “uomini che restano ignoranti”(ἀξύνετοι γίνονται ἄνθρωποι ) del frammento 1 di Eraclito, incapaci di comprendere il suo ragionamento (logos), non mi pare ci siano molti dubbi. Basterebbe un semplice accostamento con la lettera di Wittgenstein a von Ficker, di cui ho già detto. Così come Wittgenstein non capisce a cosa servano i professori di filosofia, i meno adatti a comprendere il suo Tractatus, anche Eraclito affonda il coltello nella piaga:
  
γινομένων γὰρ πάντων κατὰ τὸν λόγον τόνδε ἀπείροισιν ἐοίκασι, πειρώμενοι καὶ ἐπέων καὶ ἔργων τοιούτων, ὁκοίων ἐγὼ διηγεῦμαι κατὰ φύσιν διαιρέων ἕκαστον καὶ φράζων ὅκως ἔχει.

Infatti, per quanto tutte le cose avvengano secondo questo ragionamento, loro sono simili a gente totalmente inesperta quando hanno a che fare con quelle parole e atti che io espongo distinguendoli secondo la loro natura ed esponendoli come sono.

Un pensiero (il pensiero) che si articola in un modo assolutamente vertiginoso se si pensa che si svolge con tale complessità e chiarezza 2500 anni fa e se lo si confronta col mare di idiozie postate tutti i giorni su twitter e FB.

mercoledì 25 giugno 2014

genio felicità e multinazionali










Il genio può facilmente riconoscere  il genio anche se, come tutti, non lo capisce. E questo appararire umano del genio, che riconosce l’altro genio senza comprenderlo, fa brillare ancora di più la sua natura extra umana: il "dio" che si fa uomo, che dà giudizi come un qualsiasi altro uomo. Che è poi quanto succede a Wittgenstein, che nei suoi diari, all’entrata del 24 novembre 1914, annota di aver ricevuto un libro di poesie di Trackl, il poeta espressionista austriaco, da poco, quasi trentenne, chiamato in cielo:

"Ficker sandte mir die Gedichte des armen Trakl, die ich für genial halte, ohne sie zu verstehen. Sie taten mir wohl.

(Ficker mi ha inviato le poesie del povero Trackl, che considero geniali, anche se non le capisco. Mi hanno fatto bene).

E anche altrove, nella lettera di ringraziamento a von Ficker di qualche giorno dopo (28.11.1914), Wittgenstein insiste su ciò che dovrebbe essere questo qualcosa in cui si riconosce il genio: la possibilità (almeno pare di capire) che la sua azione nel mondo risulti benefica senza che se ne comprenda il meccanismo (un po’ alla stregua di un’erba officinale più che di un farmaco di una multinazionale, i cui meccanismi di aggressione del corpo umano e del corpo delle povere cavie da laboratorio sono invece ben conosciuti e descritti quantitativamente, misurati dalla chimica e dalla biologia) :

“Ich verstehe sie nicht; aber ihr Ton beglückt mich. Es ist der Ton der wahrhaft genialen Menschen”:

(Non le capisco ma il loro tono mi rende felice. E’ il tono dei veri geni).