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mercoledì 28 gennaio 2015

la blogger cristiana e l'ipocrisia. il burqa mancato


 Una blogger cristiana (mi pare di aver capito che vive in America) ha "dichiarato", a un mondo in spasmodica attesa delle sue perle di saggezza, che non indosserà mai più i leggins ... Farebbero venire cattivi pensieri agli uomini. Ha chiesto consiglio al marito, che la "ama" e la "rispetta", e il marito le ha confermato che

venerdì 16 gennaio 2015

l'amore per eccesso

E se l'amore fosse sovrastimato, sempre?

Così giustamente Saffo paragona a un dio chiunque guardi la ragazza che lei ama - ma è un paragone per difetto: "mi sembra simile a un dio" (phainetai moi): "mi sembra" non "è simile a un dio".

Anche al di fuori della passione e dell'innamoramento, l'amore si nutre fantasmi di dimensioni incommensurabili (non misurabili), anche quando riferito a un'altra persona e non a Dio. Che in una delle due accezioni dell'amore di Dio (quello di Dio per gli umani) questo sia ancora vero, che si tratti cioè di una sovrastima, è dimostrato dalla natura dell'uomo e della donna, dalla loro inestinguibile e congenita ferocia, quella che da sempre esercitano sul più debole e su tutte le altre creature (un errore di Dio averli creati). Nel secondo caso, nella seconda accezione dell'amore di Dio (quello che gli umani credono di sentire per Dio), è nella sua stessa definizione che si tratti di un amore sovrastimato, che eccede la misura.

Si potrebbe adattare a tutto questo discorsdo un aforisma persiano:

قطره درياست اگر با درياست ورنه قطره قطره دريا درياست 

qatré daryòst agar bo daryòst, varna: qatré qatré daryò daryòst (se almeno trascrivo adattando alla pronuncia)

 

una goccia è oceano solo quando è nell'oceano: in altre parole una goggia è una goccia e un oceano è un oceano

lunedì 5 gennaio 2015

l'amore e il non amore

Ha dichiarato la nipote di Picasso, dopo aver messo in vendita alcuni quadri del nonno per la modica cifra di trecento milioni di dollari (oltre alla villa di Cannes), che quell' "uomo" (Picasso) non era come ci si immagina - cose che d'altronde ha scritto pure in una biografia. "Era un uomo cattivo, inavvicinabile, incapace di amare". E la sua eredità sarebbe stata quindi lasciata "senza amore". A differenza dell'amore che mostra lei, questa Marina Picasso, che invece di donare i quadri alla collettività, renderli fruibili, intascherà i frutti del "non amore".

Questa è una delle ragioni (ingorda ingratitudine) per cui le opere di un grande artista andrebbero immediatamente, alla sua morte, requisite e poste sotto la tutela che spetta loro, esposte nei musei pubblici.

mercoledì 29 maggio 2013

Love is not love



Oggi avevo voglia di rileggere il Simposio di Platone, il dialogo sull'amore. Ho cominciato a guardare le prime pagine poi dovevo uscire per un appuntamento e siccome mi andava di continuare a leggere mi sono portato il libro dietro. Alla fermata dell'autobus c'erano due rumeni ridotti piuttosto male, due di quelli che la vita sembrano conoscerla bene, compreso un certo posticino. Uno di loro aveva una scritta tatuata sul braccio: love is not love

giovedì 2 maggio 2013

Amor ch'a nullo amato




Mi viene da pensare che (conoscendo come vanno le cose nel mondo) è sempre vero che in amor vince chi fugge, non c'è possibilità di errore. Che si tratti cioè di una di quelle leggi della psicologia umana che restano oltretutto inalterate nel tempo. Quello che invece non sappiamo è se, parlando dell'amore di Dio, nel senso di amore che si ha per Dio, valga la stessa legge. Chiunque provi questo tipo di amore dovrà aspettare, sperare: e speranza  significa in latino, come anche in greco, attesa; di sicuro al termine di una lunga attesa sarebbe non facile, non bello, dover prendere atto che chi è fuggito dal divino, così come sulla terra, ne abbia al contrario conquistato l'amore e che questa legge non solo è universale ma ci si conforma anche il creatore dell'universo. E si potrebbero far rientrare, nei discorsi sull’amore, anche le tante riflessioni, odierne o passate, sull'amor di patria: il nemo propheta in patria - questione non da poco - è un esempio di come la stessa legge dell'amore dei sensi valga anche nell’etica. Andocide, famoso personaggio dei tempi di Pericle, di qualche anno più giovane di Alcibiade, venne colpito da una serie di disgrazie civili, una dietro l’altra, con vari esili tutti documentati, e ogni volta cercò di rientrare ad Atene, provò a riconquistarsi sempre senza troppo successo l’amore della sua città.

                                          Laocoonte, copia in porcellana - foto LuciusCommons

Devo ammettere non ho mai avuto molta simpatia per questo personaggio - e forse più che per l’uomo, per ciò che ancora oggi il suo più conosciuto gesto può moralmente significare, se è ormai appurato che per salvarsi da una condanna a morte denunciò dei "presunti" colpevoli nel famoso scandalo delle erme. Dice Andocide, nella celebre orazione detta Sopra il suo ritorno, parlando agli ateniesi e tentando di dimostrare che il suo amor di patria era sincero: “mi accorsi a un certo punto che la cosa migliore per me era di restarmene lontano e comportarmi in maniera tale da farmi vedere il meno possibile”. Non gli andò bene. Gli ateniesi fiutarono la malafede, un falso nascondersi, un falso fuggire. Il fatto curioso, nel caso di Andocide, è che se pure lo vediamo nutrire speranze, “aspettative", non doveva mancargli un certo ironico senso del reale. Quel suo farsi vedere il meno possibile si sarebbe rivelato il suo più vero destino; e dopo il definitivo esilio mi pare nel 392 se ne perdono definitivamente le tracce, non si saprà più niente di lui. Così, questo essere fuggito per sempre gli è giustamente valso in seguito, in epoca alessandrina, l’amore e la stima della sua nazione se fu inserito nella lista dei dieci più importanti oratori attici, anche se venne messo all’ultimo posto.

venerdì 26 aprile 2013

Il mio nome è Legione

Il benessere dell’amico equivale al nostro benessere. Chi non ha capito questo semplice fatto ha capito poco o niente della vita. Non ha capito niente nemmeno del suo amor proprio. Non gli resta che scendere, come dice Paul Valéry, dentro di sé armato fino ai denti. Dice infatti Gesù: “spirito immondo, esci da quest’uomo!”. Poi gli domanda: “qual è il tuo nome?” "Il mio nome", risponde l'indemoniato, "è Legione”.



martedì 16 aprile 2013

I lucchetti dell’amore e gli obblighi del romanziere


                                              Uffizi - Piero della Francesca, I duchi di Urbino

Il nodo è uno di quei concetti più facilmente comprensibili, eppure è uno di quelli più legati alla possibilità di un’aporia, di un imbarazzo, dell'inestricabile, dell’indissolubile. Un nodo, in effetti, potrebbe veramente non potersi sciogliere più. In questi casi si usa forse ancora oggi uno dei metodi di cui si sarebbe servito Alessandro, quando si trovò davanti al più famoso nodo dell’antichità, il nodo di Gordio. Ci sono due versioni di come sarebbe riuscito a venirne a capo. Secondo la prima, un impaziente Alessandro avrebbe usato la spada e l’avrebbe semplicemente fatto a pezzi, secondo la seconda, quella di Aristobulo – entrambe riportate da Arriano e altri – si sarebbe limitato a smontare il giogo dal carro conservando intatto il nodo: togliendo il chiodo che teneva fisso il timone dell’aratro e lasciando quindi il problema insoluto.

Del nodo di Gordio si diceva che non si vedevano i due capi (oute telos oute arche ephaineto, dice il greco di Arriano: letteralmente non appariva né la fine né il principio), che è come dire che non si capiva neppure se era un nodo. Ma al di là di scherzi e congetture, il nodo resta quello che è: un simbolo di unione, anche e soprattutto amorosa; e più recentemente è stato scalzato, da questa sua millenaria funzione, dagli orribili lucchetti di un altrettanto orribile romanzo.

                                              nodo di Salomone

Questi lucchetti dell’amore, a chi ha avuto la sfortuna di vederli appesi a centinaia attorno ai lampioni di Ponte Milvio a Roma, è difficile che non ricordino delle disgustose escrescenze della pelle. È piuttosto curioso che proprio a queste ferrose escrescenze da film horror sia stata affidata la rappresentazione di uno dei sentimenti più impalpabili, incomprensibili, dolorosi e meravigliosi nello stesso tempo. È vero che il grande Stendhal parla dell'amore come di una forma di cristallizzazione, e che un po’ di brividi li fa venire anche lui: ma i suoi cristalli difficilmente farebbero pensare a una malattia, una corsa all’IDI a farti vedere da un bravo dermatologo: al massimo corri a venderti i brillanti di nonna, se non ti bastano i soldi per l’affitto. D’altra parte, il lucchetto richiama anche la cintura di castità, che è forse la ragione per cui è stato preso a simbolo dell'amore nel XXI secolo. In questa scelta del lucchetto l'autore si sarà sentito in un certo senso obbligato: voglio dire, con quei personaggi non proprio memorabili che ha messo in scena non è che avesse troppe alternative - a parte il fatto che quando il sindaco ha ordinato la rimozione di quei quintali di robaccia, per ragioni strutturali, di tenuta del ponte, pure lui ha fatto tuoni e fulmini, segno che magari un po’ troppo sul serio s'era preso. Che è un errore fatale per un romanziere: riveli che non sei capace di distinguere, di prendere le distanze tra te e le tue creature, e che anche quando scrivi, riversi la tua ideologia.

Continuo ogni tanto a pensare che un ottimo sostituto del lucchetto, nonostante l’arcaicità del termine, sia la gassa d’amante, anche se un ottimo scrittore, con la giusta ironia, ne farebbe un termine modernissimo, degno dell'epoca virtuale. Il famoso nodo marinaio, insomma: un po’ perché il termine sopravvive (in mare vanno in tantissimi), un po’ perché piace anche a me andare per mare, e un po’ perché descrive con una precisione veramente icastica il concetto a cui si riferisce. Questo nodo, infatti, è come l’abbraccio di due innamorati: più viene contrastato più tiene, ma basta veramente un niente per scioglierlo. Ma l’ideale, per chi volesse gettare la chiave del lucchetto nel fiume e restare legato per sempre alla sua dolce metà, sarebbe il nodo di Salomone, che un po’ ricorda il nodo di Gordio. A chi lo guarda finisce per togliere pure il respiro.