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mercoledì 22 ottobre 2014

autorevolezza contro comicità: premier e secunder e previsioni toppate

John Smith


L'autorevolezza (in ogni campo, dalla politica alla letteratura alla filologia) ce l'hai o non ce l'hai. Ce l'hai per nascita: il bambino autorevole lo sgami subito: ad esempio, un mio nipotino, ancora all'asilo, appare in un video mentre discute seriamente con un altro bambino, e tutti e due sembrano due veri ometti, tutti e due responsabili, in piedi uno di fronte all'altro e ognuno che ascolta a turno quello che dice l'altro. A un certo punto sbuca non si sa da dove tutta contenta una ragazzina, che vorrebbe mettere il naso, e questo mio nipotino, non aggressivamente ma deciso, senza neanche guardarla, la spinge via. Sono cose che riguardano noi maschi, pare dire, smamma!

L'autorevolezza è qualcosa di simile: nessun bisogno di aggressività o violenza, soltanto decisione e naturalezza dei gesti. La vera naturalezza lascia pochissimo spazio a una codificazione di tipo isterico.

Per la stessa ragione il comico di professione - poiché la comicità di professione è fondata sull'isteria, sulla ripetizione ossessiva, non naturale, degli stessi gesti - non gode di nessuna autorevolezza se non tra pari. La politica italiana è un fatto di comicità e non esistono quindi personaggi autorevoli in Italia. Esistono personaggi che credono di essere autorevoli perché non appena appaiono sulla scena, gli italiani se li tengono masochisticamente tra i piedi, per diverso tempo, il solito ventennio: il tempo insomma di ridere e farsi fare tranquillamente fessi: nessuno sentirà il bisogno di dire immediatamente ogni volta: smamma!

E ancora per la stessa ragione Renzi ha bisogno di essere continuamente incensato dalla stampa, di elemosinare il titolo di premier, perché in fatto di autorevolezza non è nemmeno secunder. Di lui si potrebbe dire, dalla sua recitazione, che la sua infanzia e poi adolescenza devono essere state una lunga battaglia alla conquista di un'autorevolezza che non avrebbe mai comunque acquistato perché la natura, in questo, non l'ha minimamente degnato. Tony Blair, per cambiare paese, non fu da meno: personaggi unicamente creati e sfornati dai media.

Al contrario, quando improvvisamente morì il britannico John Smith, leader del Partito Labourista e uomo di vera sostanza, che tutti i sondaggi davano ormai a Downing Street, la moglie del grigio ma ugualmente tosto John Major, allora premier e antagonista di Smithintervistata dalla BBC disse più o meno: mio marito mi disse qualche mese fa, guardando Smith in televisione: guarda come si muove, Norma, i suoi gesti: non c'è dubbio che vincerà lui le elezioni.

lunedì 29 settembre 2014

l'articolo 18 e il pupazzo nella storia italiana

C'è un posto dove vado ogni tanto, è piena campagna, si cammina tranquillamente lungo sentieri che tagliano folti querceti, e c'è ancora, a ricordarsi bene i posti, qualche sorgente d'acqua purissima. Incontri solo, lungo questi tratturi, vecchi contadini, o vecchie braccianti che ormai si muovono solo per farsi visita reciprocamente. E ti ci fermi a parlare, si ricordano di te, di quando eri ragazzino e ti arrampicavi sugli alberi, e ti invitano a casa, e  ti regalano qualcosa dal loro orto, e resta sempre quel pudore, quella modestia che in effetti avevo conosciuto in loro quando ero piccolo.  Un pudore e una modestia codificati, si capisce.

L'esatto contrario dell'immodestia farcita d'ignoranza e incultura che si legge sul volto (ma dovrei dire sulla maschera tetra) di Matteo Renzi, un semplice figlietto di papà che non ha mai conosciuto il lavoro duro dei braccianti, dei contadini e contadine, e degli operai, non ci ha riflettuto, che non si è mai fermato a osservare la mano di un operaio che si è visto tranciare tre dita in fabbrica. Insomma, gente che al contrario di lui (o di personaggi come Ferrara, Mentana, Annunziata, Floris eccetera)  per vivere ha dovuto sputare sangue. Conosce solo gli studi televisivi. E questo squallido personaggio del tipo "son tutto mi", con il suo dinamismo da tre soldi che lo rende non giovane ma vecchio come una statua di gesso, come il mondo della retorica a cui appartiene, riverito e servito sicuramente fino a trent'anni da buon bamboccione a casa di papà e mammà, tutto quello che può fare, ignorando i presupposti, è mettere mano, spacciandosi per riformista dell'ultima ora, all'articolo 18, conquista sacra dei lavoratori. Delle lotte dei lavoratori.

C'è un personaggio di un mio romanzo, un poliziotto, che un attimo prima di essere arrestato, incastrato da un manipolo di magistrati e comorristi, disilluso, sta leggendo un libro, un saggio: Il pupazzo nella storia italiana.

venerdì 26 settembre 2014

Renzi, Camusso e i lupi di Libanio

Tra Renzi e Camusso non ci sarebbero dubbi tra chi sceglierei, dal momento che passerei ore e ore a parlare con degli operai (e se anche Camusso non è un'operaia ha sempre l'aspetto di una combattente) mentre rifuggo come il diavolo l'acqua santa intellettuali, politici e parolai di ogni risma, la maggior parte dei quali, compreso Renzi, non hannmo mai preso una cazzuola in mano nemmeno per tappare un buco.

E sempre parlando di Libanio, citato nell'ultimo post - maestro di retorica dei tempi di quel bigotto persecutore dei pagani che fu Costanzo II (e amico del più colto Giuliano l'Apostata) - mi viene in mente, a proposito di questi scontri tra il sedicente riformista Renzi e la CGIL (i suoi mirati e rozzi attacchi al più grande sindacato dei lavoratori), mi viene in mente uno degli esercizi dei suoi progymnasmata, la raccolta che doveva servire agli studenti dell'epoca per fare pratica di composizione greca. E siccome avevo tradotto questa favoletta per divertirmi parecchi anni fa, la ricopio qui tale e quale, per non dimenticarmi di quello che facevo, di come la pensavo e di come su un certo tipo di personaggi continuo a pensarla.

I lupi chiedevano alle pecore pace e serenità e “questo giorno”, dicevano, “sarà l’inizio di cose meravigliose, per voi e per noi, e tutti insieme, liberandoci di tante nostre guerre e di tutti gli altri mali, sarà possibile muoverci pacificamente gli uni accanto agli altri. Facciamo quindi un trattato. Ma se vogliamo che sia un trattato sicuro, che non venga infranto appena firmato, bisogna che cacciate via quei canacci rabbiosi e ostili, che anche adesso fanno questo gran casino e sospettano senza ragione di noi poveri lupi. E ci guardano male anche quando ci limitiamo, come capita spesso, a passare semplicemente vicino al gregge: saltano fuori e abbaiano e abbaiano feroci, e altri, che non vorrebbero, ci vengono alla fine ugualmente aizzati contro. Che bisogno avete voi pecore di cani essendoci ormai pace tra voi e noi lupi?”

Le pecore si convinsero – è un animale piuttosto ingenuo – e i cani furono mandati al diavolo. Rimaste sole i lupi se le papparono.

venerdì 30 maggio 2014

Artemide e le difficili carriere nella sinistra





Per capire chi sia (gli concedo il congiuntivo) Matteo Renzi basterebbe forse considerare un attimino quale ministro per le Riforme Costituzionali e i Rapporti col Parlamento si è scelto. Maria Elena Boschi, una che ha una carriera politica - cioè una gavetta fatta sul territorio - lunga come i fantasmini che si indossano oggi con le scarpe da ginanstica. Toscana come Renzi. Laureata in Giurisprudenza con 110 e lode – come se il 110 e lode oggi significasse qualcosa - ha fatto parte del CdA di Publiacqua SPA, società affidataria per la gestione del servizio idrico eccetera, membro della direzione del Partito Democratico di Firenze e una delle coordinatrici della campagna di Renzi per le ultime primarie del centrosinistra.  Eletta alla Camera nel 2013, poteva non diventare, a 32 anni senza nessuna esperienza politica di rilievo, ministro di una funzione così importante come le riforme costituzionali? con una carriera politica così infima e di parte quale quella che può vantare?  C’è poco da aggiungere. E la pseudo sinistra, che si raccoglie attorno a questo Matteo Renzi (il quale quando cammina sembra una paperetta giuliva, un po' come una volta alle ragazze di un certo tipo le prof dicevano oca!) ha ben poco da criticare le schifezze che faceva Berlusconi con le tante veline che promuoveva, in quattro e quattr'otto, a ruoli politici fondamentali.

Kant (Critica della ragion pura, Intr., iii): "Ora sembra in verità naturale che, una volta abbandonato il campo dell'esperienza, non si possa immediatamente, con le sole conoscenze che si hanno non si sa da dove, e sul credito di principi di cui non si conosce l'origine, costruire un edificio senza che prima ci si sia assicurati eccetera".

Riguardo la fisionomia di Maria Elena Boschi non c’è molto da dire, la fisionomia parla sempre da sé. Pare uscita, questa – con la sua treccia adagiata sul seno e il resto dei capelli sciolti con noncuranza e il suo sorriso felice da teenager invidiosa che finalmente, dopo pianti e pianti, si è fidanzata col più bello della classe  - sembra uscita dal comitato organizzativo di uno dei tanti concorsi di Miss Italia. Qualcosa in più forse dice il nome (Proust permettendo, che ha inserito un meraviglioso capitoletto nella Recherche dedicato all’importanza che hanno i nomi per l’immaginazione). Maria, come la Vergine, povera donna palestinese che sicuramente conosceva, a differenza di questa, le durezze della vita se finì per partorire in una stalla. Elena il contrario di una vergine, se è vero ciò che si dice della moglie di Menelao, donna raffinatissima, abituata agli agi, al Palazzo. Boschi. Verrebbe in mente Diana – o Artemide – la dea della caccia. Insomma a questa Maria Elena Boschi basterebbero gli ultimi due nomi: Elena Boschi. Elena cacciatrice. E come s’è visto, in cinque minuti la sua giberna si è riempita.

mercoledì 21 maggio 2014

l'effimero sesso degli insetti





Domandavo anni fa a un amico a cui piacciono molto gli uomini: “Ma tu sapresti dire, guardandolo semplicemente per la strada, se uno ce l’ha grosso o piccolo?” “Certo”, fa lui. “E come?”, dico. “Basta vedere