venerdì 26 settembre 2014

Renzi, Camusso e i lupi di Libanio

Tra Renzi e Camusso non ci sarebbero dubbi tra chi sceglierei, dal momento che passerei ore e ore a parlare con degli operai (e se anche Camusso non è un'operaia ha sempre l'aspetto di una combattente) mentre rifuggo come il diavolo l'acqua santa intellettuali, politici e parolai di ogni risma, la maggior parte dei quali, compreso Renzi, non hannmo mai preso una cazzuola in mano nemmeno per tappare un buco.

E sempre parlando di Libanio, citato nell'ultimo post - maestro di retorica dei tempi di quel bigotto persecutore dei pagani che fu Costanzo II (e amico del più colto Giuliano l'Apostata) - mi viene in mente, a proposito di questi scontri tra il sedicente riformista Renzi e la CGIL (i suoi mirati e rozzi attacchi al più grande sindacato dei lavoratori), mi viene in mente uno degli esercizi dei suoi progymnasmata, la raccolta che doveva servire agli studenti dell'epoca per fare pratica di composizione greca. E siccome avevo tradotto questa favoletta per divertirmi parecchi anni fa, la ricopio qui tale e quale, per non dimenticarmi di quello che facevo, di come la pensavo e di come su un certo tipo di personaggi continuo a pensarla.

I lupi chiedevano alle pecore pace e serenità e “questo giorno”, dicevano, “sarà l’inizio di cose meravigliose, per voi e per noi, e tutti insieme, liberandoci di tante nostre guerre e di tutti gli altri mali, sarà possibile muoverci pacificamente gli uni accanto agli altri. Facciamo quindi un trattato. Ma se vogliamo che sia un trattato sicuro, che non venga infranto appena firmato, bisogna che cacciate via quei canacci rabbiosi e ostili, che anche adesso fanno questo gran casino e sospettano senza ragione di noi poveri lupi. E ci guardano male anche quando ci limitiamo, come capita spesso, a passare semplicemente vicino al gregge: saltano fuori e abbaiano e abbaiano feroci, e altri, che non vorrebbero, ci vengono alla fine ugualmente aizzati contro. Che bisogno avete voi pecore di cani essendoci ormai pace tra voi e noi lupi?”

Le pecore si convinsero – è un animale piuttosto ingenuo – e i cani furono mandati al diavolo. Rimaste sole i lupi se le papparono.

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