E in fondo c’è poco da stupirsi o meravigliarsi: un’università
che è soltanto luogo di produzione scientifica o meglio, pseudoscientifica, non
può che guardare sempre e soltanto alle ultime pubblicazioni, o ai commenti più recenti dell'opera di un certo autore: che poi si legga o meno questo autore non ha nessuna importanza. Quello che conta è il "commento" di uno dei tanti emeriti nulla. Pensare con la propria testa zero: l’importante è che si citino articoli e libri scritti recentissimamente da chi non
sa nemmeno aprire bocca. Cosa di cui ho già detto e ridetto in tanti precedenti
post.
Come fatto personale ricordo che avevo
ventidue ventitre anni e a Londra ero stato trascinato da una mia
compagna di
università a sentire una conferenza di Derrida al RIBA, il Royal
Institute of
British Architects, in Portalnd Place, e arrivai in ritardo, quando la
conferenza era già finita e il pubblico stava ormai uscendo. Rimasi un
po’ lì
fuori per cercare di vedere almeno Derrida dal vero. E in effetti lo vidi apparire dopo un po' con una pipa in bocca, e per un attimo ci
guardammo: era
un uomo non alto, coi capelli bianchi e folti, il viso squadrato, gli
occhi sensibili e
di rarissima intelligenza.
Tutto ovviamente molto interessante per un ragazzo o uno studente ma in fondo di Derrida non me ne importava e non me ne importa un fico secco, a differenza di Sciascia, del suo sguardo, che come ho detto altrove mi fece l'onore di posarsi per qualche istante su di me quando ero piccolo, incuriosito chissà da cosa.
Tutto ovviamente molto interessante per un ragazzo o uno studente ma in fondo di Derrida non me ne importava e non me ne importa un fico secco, a differenza di Sciascia, del suo sguardo, che come ho detto altrove mi fece l'onore di posarsi per qualche istante su di me quando ero piccolo, incuriosito chissà da cosa.
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