giovedì 22 maggio 2014

la masturbazione maschile e la libertà





Tempo fa dicevo a un amico – e ci mettevo, volendo provocarlo, una punta di ironia – che l’uso del pc ha “chiaramente” liberato l’uomo, e forse anche la donna. “Come ha liberato l’uomo?”, fa infatti lui subito. “Ma se stanno tutti davanti al computer a farsi le seghe sui siti porno ...”

Si potrebbe discutere all'infinito su pregi e difetti di internet, e più sui pregi, che sono molti, che sui difetti che sono pochi. Sul punto tuttavia scabroso sollevato da questo mio amico, una delle persone più intelligenti che conosco, quello della masturbazione maschile, non vedrei le cose in maniera troppo catastrofica. Il fatto è che la masturbazione maschile -
almeno dai racconti di alcune amiche che devono fare i conti con questi momenti di libertà e solitudine che i loro compagni si concedono tenendole assolutamente fuori, questi insostituibili, virtuosistici “assolo” - è una cosa talmente complessa, nella sua semplicità, e talmente varia nelle sue manifestazioni (quasi come gli sviluppi di una partita a scacchi, in cui soltanto le aperture si possono ridurre a poche mosse) che non potrà mai essere liquidata in pochi secondi e con due parole, con una semplice frase ad effetto. Senza volermi impelagare in lunghe e noiose discussioni (vedi anche quanto scrivo della masturbazione femminile), basterebbe far osservare un paio di aspetti del problema.  E in effetti, a parte l’esistenza in sé di questa clava o bastone o bastoncino o grissino, a seconda dei casi, che il maschio si ritrova per virtù genetica in mezzo alle gambe e a cui a deve per forza dedicare una parte del tempo libero, l’uomo a differenza della donna percepisce il suo rapporto col suo organo come una fatto ancora infantile: la continuazione dei meravigliosi giochi dell’infanzia, lo spirito avventuroso, fisicamente  “challenging”, nel quale il bambino – diversamente dalla bambina, che gioca ancora a vestire le bambole – è da subito immerso. E che ci sia alla base della masturbazione maschile uno spirito di totale abbandono all'avventura lo lascia immaginare questa ricerca affannosa, spesso di ore, col passaggio da un sito all’altro – come attraverso una foresta intricatissima – della giusta immagine da utilizzare per la liberazione finale. Cosa che mi pare espressa molto bene in quella scena del film Prick up your ears, tratto dai diari di Joe Orton, quando Kenneth Halliwell reagisce in un modo che a dire furibondo è il minimo alle parole di Joe Orton, che in quel momento non ha voglia di fare sesso e gli suggerisce di farsi invece una sega ("Have a wank!"). "Fatti una sega?", replica un Halliwell infuriato e incredulo, "fatti una sega? pensi che possa farmela così su due piedi? ho bisogno di almeno tre giorni per programmare una sega! altro che fatti una sega!".


Che poi la masturbazione maschile appartenga tanto ai brutti e "sfigati" quanto ai belli e fortunati lo dimostrerebbe il fatto che anche chi è dotato di notevole sex appeal, chi può annoverare nel suo carniere rapporti con donne che si potrebbero definire delle vere bombe sexy, alla fine, trovandosi da solo a casa, non farà altro, prima o poi, che accendere il pc e con una mano alla tastiera l’altra altrove s'imbarca nel lungo felicissimo anche se inizialmente faticoso viaggio verso la libertà assoluta.

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