venerdì 30 maggio 2014

Artemide e le difficili carriere nella sinistra





Per capire chi sia (gli concedo il congiuntivo) Matteo Renzi basterebbe forse considerare un attimino quale ministro per le Riforme Costituzionali e i Rapporti col Parlamento si è scelto. Maria Elena Boschi, una che ha una carriera politica - cioè una gavetta fatta sul territorio - lunga come i fantasmini che si indossano oggi con le scarpe da ginanstica. Toscana come Renzi. Laureata in Giurisprudenza con 110 e lode – come se il 110 e lode oggi significasse qualcosa - ha fatto parte del CdA di Publiacqua SPA, società affidataria per la gestione del servizio idrico eccetera, membro della direzione del Partito Democratico di Firenze e una delle coordinatrici della campagna di Renzi per le ultime primarie del centrosinistra.  Eletta alla Camera nel 2013, poteva non diventare, a 32 anni senza nessuna esperienza politica di rilievo, ministro di una funzione così importante come le riforme costituzionali? con una carriera politica così infima e di parte quale quella che può vantare?  C’è poco da aggiungere. E la pseudo sinistra, che si raccoglie attorno a questo Matteo Renzi (il quale quando cammina sembra una paperetta giuliva, un po' come una volta alle ragazze di un certo tipo le prof dicevano oca!) ha ben poco da criticare le schifezze che faceva Berlusconi con le tante veline che promuoveva, in quattro e quattr'otto, a ruoli politici fondamentali.

Kant (Critica della ragion pura, Intr., iii): "Ora sembra in verità naturale che, una volta abbandonato il campo dell'esperienza, non si possa immediatamente, con le sole conoscenze che si hanno non si sa da dove, e sul credito di principi di cui non si conosce l'origine, costruire un edificio senza che prima ci si sia assicurati eccetera".

Riguardo la fisionomia di Maria Elena Boschi non c’è molto da dire, la fisionomia parla sempre da sé. Pare uscita, questa – con la sua treccia adagiata sul seno e il resto dei capelli sciolti con noncuranza e il suo sorriso felice da teenager invidiosa che finalmente, dopo pianti e pianti, si è fidanzata col più bello della classe  - sembra uscita dal comitato organizzativo di uno dei tanti concorsi di Miss Italia. Qualcosa in più forse dice il nome (Proust permettendo, che ha inserito un meraviglioso capitoletto nella Recherche dedicato all’importanza che hanno i nomi per l’immaginazione). Maria, come la Vergine, povera donna palestinese che sicuramente conosceva, a differenza di questa, le durezze della vita se finì per partorire in una stalla. Elena il contrario di una vergine, se è vero ciò che si dice della moglie di Menelao, donna raffinatissima, abituata agli agi, al Palazzo. Boschi. Verrebbe in mente Diana – o Artemide – la dea della caccia. Insomma a questa Maria Elena Boschi basterebbero gli ultimi due nomi: Elena Boschi. Elena cacciatrice. E come s’è visto, in cinque minuti la sua giberna si è riempita.

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