Visualizzazione post con etichetta ideologia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta ideologia. Mostra tutti i post

venerdì 16 settembre 2016

Il ritardo di Dio

La questione dello stupore di fronte alla evidente non punizione del peccatore è in realtà da sempre la questione del ritardato intervento divino: un Dio in qualche modo umanizzato, capace anche di pentimento:

Et Samuhel lugebat Saulem, quia paenituerat Dominum quod unxisset eum regem super Israhel (Hier., Ep., 147, 1 - ad Sabinianum).

Il ritardo dell'intervento divino sul peccatore può essere però anche visto nell'ottica di un "progresso" ideologico dell'umanità: rendere possibile l'apparizione di quei pochi grandi intellettuali in grado di farci cambiare definitivamente il punto di vista, il modo di vedere le cose. Che non è altro che una delle interpretazioni che di questo ritardo offre Girolamo nell'epistola citata sopra:

Alioquin si protinus scelerum ultor exiteret, et multos alios et certe Paulum apostolum ecclesiae non haberent (147,3).

Ilio felice

la condizione infantile è forse l'unica capace di deviare gli attacchi del linguaggio, e quindi di qualsiasi ideologia. A un in-fante, a un senza-parola, il mondo appare necessariamente irrisolto: a ogni nuovo evento si potrebbe dire per lui: inventa est res quam nulla eloquentia explicare queat. Il vero eroe allora sarebbe colui capace di non apprendere mai nessuna lingua. Sarebbe un lunghissimo assedio, nessun esercito acheo potrebbe mai espugnare Troia: Agamennone, Menelao, Aiace, Ulisse, Achille, Licomede, Medonte, Patroclo, Palamede ecc.: nessun piccolo eroe acheo riuscirebbe a portare a termine il suo compito, e morirebbe di vecchiaia sul campo. La maggior parte delle opere che li vede protagonisti sarebbe inesistente, non ci sarebbe Odissea. Ma per chi è dentro le mura sarebbe non Babele felice ma Ilio felice.

giovedì 2 aprile 2015

The thick wall around the abscess. On Fascism

‘The dreadnaught of fascism shall never stamp out the beauty of individual liberty’ (Paul Ron). This is rubbish.  On the off chance that you take the inconvenience to sift through the rubbish you learn some things, unpleasant ad they may be. The spread of fascism is inevitable and inherent to the system of power relations.An infection affecting the brain and spinal cord can go septic (Paul Ron is a physician), or if he gets into the bone it’s hard for the antibiotics to get to the site. It won't heal unless it is opned up, which means surgery. When avoiding fascists is not possible, mitigating the conflict by a delusional idea of beauty leads to nothing. 

See also on this point Foucault (Histoire de la sexualité): 

'Là où il y a pouvoir, il y a résistance et […] pourtant, ou plutôt par là même, celle-ci n’est jamais en position d’extériorité par rapport au pouvoir.' 

‘When there is power there is resistance, and consequently this resistance is never in a position of exteriority in relation to power”


venerdì 6 febbraio 2015

Otello e Desdemona: la bestia in gabbia. Nota sul "latte versato"



Piangere sul latte versato. Il latte potrebbe essere quello di un qualsiasi dramma (teatro) il cui esito è sotto gli occhi di tutti fin dall'inizio. Ma "il latte versato" per eccellenza è quello di Otello piangente sul latteo corpo di Desdemona, che però non ha allattato, non ha avuto figli, non ne ha avuto il tempo. L'intero dramma, l'Otello, potrebbe essere preso come rappresentazione della politica di un qualsiasi regime "democratico" nel quale i sobillatori (il colore è quasi sempre il verde o il nero) riescono a manipolare talmente bene il povero idiota - Otello, i sudditi, gli elettori (i quali non a caso non hanno un colore specifico, sono camaleontici, prendono il colore del fondo di persuasione) - che il povero idiota finisce per ammazzare lo Stato (Desdemona). L'idiota, nell'Otello, è nero ma avrebbe potuto essere bianco, il tabula rasa - in Shakespeare è ancora "il non civilizzato", l'ingenuo. Soltanto l'ingenuità, il ciò che non è civilizzato, riesce a spiegare il successo di Jago (della parola, della retorica, della capacità di persuasione) del sobillatore (del verde degli invidiosi e del nero delle ideologie di morte che incarnano - al di là di ogni giudizio di valore e del disgusto che possono suscitare).

Il civilizzato poi, a differenza del civilizzante (Jago), ha le oscillazioni tipiche di un valore borsistico.

Così, un regime democratico è, a sua volta, per un gioco speculare, mera rappresentazione dell'Otello. E così come nell'Otello, anche per il regime democratico non si hanno figli: non può averne: non avrebbe senso dire che uno stato (un qualsiasi regime, non necessariamente democratico) genera un figlio uguale a se stesso, e non avrebbe senso dire che genera un figlio diverso da sé. Non c'è mai un momento in cui due sistemi coesistano nello stesso sistema, se non teologicamente, nel manicheismo, nell'idealistica opposizione del bene e del male. Gli attori che si fanno guerra sulla scena (Jago contro Emilia) tornano a essere amici nel camerino.

La gabbia in cui è racchiuso Jago (la bestia) nella scena iniziale del film di Orson Welles, è ugualmente una rappresentazione della rabbia che suscita il piangere sul latte versato.

venerdì 9 gennaio 2015

Dio e il pleonasmo

Dire "Dio è grande", "Dio è infinito", "Dio è onnipotente", è sempre un pleonasmo, e come tale risponde alle leggi della retorica, della persuasione, della manipolazione, dell'ideologia.

Che bisogno avrebbe Dio di sentirsi dire una simile banalità da un mondo di formiche? sarebbe come se una colonia di formiche, in un formicaio, intonasse il de profundis: l'uomo è grande è onnipotente eccetera.

Vedi anche Себе, любимому, All'amato se stesso, di Majakovskij, nell'interpretazione di Carmelo Bene, in una traduzione in cui si è preferito rendere, forse giustamente, l'ambiguo cебе con me stesso.


giovedì 8 gennaio 2015

gli incappucciati e cappuccetto rosso

petit dictionnaire portatif: incapucciato: chiunque si copre la testa o il viso per non farsi riconoscere perché vigliacco o indottrinato da altri vigliacchi che lo spingono a agire per loro conto, o chiunque si copra completamente la testa o il viso in segno di ossequio alla divinità o per ragioni culturali o per ripararsi dalle intemperie. Sinonimi: vigliacco, vile, ideologizzato, macchina, razzista, violento, maschera di carnevale, freddoloso, monaco, donna afghana. Congrega degli incappucciati che operò negli Stati Uniti in semi-clandestinità dal 1945 al 1965 (web). Aggredito a bastonate alla Balduina, presa la gang degli incappucciati (Repubblica). Maschera Halloween di assassino incappucciato (eBay). Undici monaci incappucciati negli stadi d'Europa (Italia24ore) eccetera

lunedì 29 dicembre 2014

"sono un berlinese" se ho la pancia piena. "Te Deum" della democrazia

Repubblica Democratica Italiana - Secondigliano


 L'idea dell'esistenza per il cittadino qualsiasi di parità di condizioni in un regime democratico liberista (vedi Toqueville, l'Introduzione del suo Denocrazia in America) trae origine ovviamente da un'assunzione di principio, da un partito preso (l'insindacabilità della libera iniziativa). Quindi la sua difesa in quanto modello deterministico della Natura o di Dio è indicativa di una posizione fortemente ideologizzata. Difatti le condizioni dei singoli in un regime democratico liberista non si rivelano mai di parità se non sulla carta, essendo una simile democrazia trainata e determinata unicamente (anche per definizione) dalla forza logistica del denaro. Il denaro, in discrete quantità, raggiunge e ottiene tutto, passa da un luogo sociale all'altro: dalla sanità alla giustizia al potere fino a insidiare le difese più vulnerabili e fragili del campo nemico. Così quando Jack Kennedy visitò nel 1963 Berlino Ovest, e pronunciò il suo famoso (dettato dall'alto, dalle grandi industrie) "Ich bin ein Berliner", e fu ripreso da tutte le televisioni davanti alla Porta di Brandeburgo, un entusiasta commentatore americano, con un timbro che a suo modo ricalcava gli entusiasmi dei colleghi italiani dell'Istituto Luce durante il Fascismo, disse che quella porta, che impediva il libero passaggio degli uomini (cioè delle merci) era l'immagine della degradazione dell'uomo sotto il comunismo, dimenticandosi, da superpagato megafono di regime, del degrado dei quartieri più socialmente insalubri delle grandi città americane, nei quali, anche ai suoi tempi, e anche volendo, non si poteva entrare se eri un outsider o se non c'eri nato.

La stessa cosa si può dire dei superpagati megafoni che popolano tanto più oggi i telegiornali di ogni regime democratico liberista (la totalità), con i loro Magnificat e i loro Te Deum "mitragliati" ininterrottamente dalla mattina alla sera e perfino la notte (il Te Deum laudamus viene stranamente cantato nella liturgia cattolica non continuamente, ma solo alla fine dell'Ufficio delle letture, in effetti prima delle Lodi vere e proprie, e non tutti i giorni, ma solo nelle festività, Quaresima esclusa, comprensibilmente).

giovedì 18 dicembre 2014

il caso Garlasco e la condanna tanto per condannare

A domanda precisa di un conduttore televisivo all'avvocato di parte civile del processo Garlasco - "Avvocato, avete mai considerato l'ipotesi che il colpevole non sia Stasi ma che possa trattarsi magari, come suggeriva il professor Bruno, anche di una donna?" - il legale risponde nella maniera più tipicamente disarticolata e sprovvista di pensiero, senza nessuna logica se non quella motivata da un partito preso, che dà sempre, in ogni occasione, un'idea di cosa è il convincimento ideologico e il fondare le accuse su ovvi motivi di parte. "Capisce", risponde il legale, "nel momento stesso in cui noi chiediamo di anazlizzare un capello - e noi non possiamo sapere di chi è questo capello - è evidente che la parte civile ha sempre cercato la verità ovunque; però quando ti precludono accertamenti che vanno a 360 gradi quali quelli di accertare di chi è un capello, è evidente che a questo punto noi ci concentriamo sul soggetto nei confronti del quale vi sono seri e concreti indizi, come riconosciuto dalla Cassazione: non è questione di essere prevenuti contro qualcuno o di fare un accanimento giudiziario. Il discorso è che noi da anni chiediamo accertamenti che vanno in questa direzione ma che se concessi potevano andare anche nell'altra direzione."

In sostanza sta dicendo: no, non siamo prevenuti, siamo semplicemente prevenuti. Che è poi quello che succede in tutti i processi indiziari, quelli le cui sentenze spesso fanno ridere i polli. Diceva giustamente Francesco Bruno, il criminologo invitato al talk show: "io sono orripilato, qui si sta chiamando indizio schiacciante l'assenza di sangue sulle suole delle scarpe, mi sarei aspettato il contrario."

domenica 14 dicembre 2014

bellezza e semplicità nella fisica

In un articolo del 1963 pubblicato su Scientific American e intitolato: "The Evolution of Physicist's picture of Nature" (sull'evoluzione dell'immagine che il fisico ha della natura), dedicato ai processi di simmetria e asimmetria delle equazioni, Paul Dirac dice che la simmetria quadridimensionale introdotta dalla teoria della relatività speciale non è esattamente perfetta ("is not quite perfect"), come apparirebbe dall'equazione della distanza invariante dello spazio tempo a quattro dimensioni

                            ds2 = c2dt2 - dx2 - dy2 - dz2

che può essere scritta anche invertendo i segni.

La mancanza di totale simmetria è nel  fatto che il contributo della direzione temporale (c2dt2) non ha lo stesso segno segno del contributo delle tre dimensioni spaziali (- dx2 - dy2 - dz2 ).

Si tratta nel caso della relatività speciale di un fatto quasi irrisorio ("not quite perfect") eppure l'asimmetria sui segni più e meno resta lì, evidente.

Più in generale il fisico dovrebbe secondo Dirac lasciarsi guidare dall'intuito e dalla "bellezza" (beauty), anche quando i suoi calcoli non concordano con i risultati dell'esperienza, e questo perché potrebbe non aver apportato le necessarie correzioni. Quando Schrödinger elaborò la sua prima equazione d'onda, l'applicò immediatamente al comportamento dell'elettrone dell'atomo di dirogeno e i risultati non collimarono con i dati degli esperimenti. Ma, difatti, all'epoca non si sapeva che l'elettrone possiede un numero quantico (o spin).

Così dice Dirac, parodossalmente:

"Credo ci sia una morale in questa storia (quella di Schrödinger): che è più importante avere bellezza nelle proprie equazioni che non preoccuparsi che collimino coi dati degli esperimenti" (I think there is a moral to this story, namely that it is more important to have beauty in one’s equations than to have them fit experiment) e aggiunge:

"se Schrödinger avesse avuto più fiducia nel suo lavoro avrebbe potuto pubblicare la sua equazione d'onda molti mesi prima e in una forma più accurata" (If Schrodinger had been more confident of his work, he could have published it some months earlier, and he could have published a more accurate equation).

Il merito (ma che scopo ha il merito in ogni campo se non quello di alimentare l'onnipresente amor proprio) se lo presero (almeno sul piano relativistico) Klein e Gordon e così è conosciuta oggi l'equazione.

Ma ancora, il punto di tutta la questione è un altro: se sia giusto come dice Dirac lasciarsi guidare dalla bellezza in fisica:

"se si lavora prefiggendosi lo scopo di ottenere bellezza nelle proprie equazioni e se uno possiede un ottimo intuito allora si è sicuri che la strada è giusta" (It seems that if one is working from the point of view of getting beauty in one’s equations, and if one has really a sound insight, one is on a sure line of progress).

Probabilmente no, non è giusto: è vero che la maggior parte delle equazioni conosciute esercita sul piano dell'immagine e dell'immaginazione un'attrattiva che può lasciare, chi sa leggerle (anche in traduzione) senza fiato (e mi succedeva quando ero giovane studente di fiisica e prima di imbarcarmi per la tangente in tutt'altra direzione e tipo di studi, e mi succede ancora quando leggo un articolo specialistico di fisica - ma non si può dire quanto questo entusiasmo non sia dovuto al delirio, al fanatismo al gusto dell'osservatore della formula. E' giusto parlare invece di semplicità più che di bellezza. Non vi è niente di simmetrico nella formula del secondo principio della dinamica classica, newtoniana:

                            F =  ma

qello che è vero è che è però di una semplicità sconvolgente. Ma l'equazione semplicità uguale bellezza lascia il tempo che trova: né bellezza è sempre semplicità né vale il contrario, e la dichiarazione di bellezza di un qualsiasi evento, apparizione eccetera è un fatto esclusivamente ideologico e manipolatorio (neanche soggettivo): così come un Giovanni Battista che predica nel deserto e mangia cavallette e si veste di pelli ispide appare bello in tutta la sua semplicità esclusivamente a chi ci vuol vedere la bellezza o a chi è stato educato a vedercela. Niente di naturalmente collegabile tra bellezza e semplicità. Pura ideologia.


martedì 5 agosto 2014

l'elefante tedesco e la corrida italiana

(das) sagt der richtige

letteralmente: ha parlato il giusto! cioè: senti chi parla! ha parlato!

da noi anche: senti da che pulpito viene la predica!

l'ironia, in italiano, in tutti e tre i casi, si sente ancora ed è più sfumata che in tedesco, che entra in scena, con con passo da elefante. Stessa leggerezza in inglese:

look who's talking.

Ancora, in un inglese da saputello (smart-arse): that's a bit rich coming from you, sprezzante ma con quel pizzico di understatement con cui recuperare la solita ironia: un modo insomma per dire, senza offendere troppo, ma chi c. ti credi di essere.

Che da noi si siano conservate certe forme ironiche fin nel XXI secolo è un miracolo, non essendo l'italiano medio un cultore della parola ma solo delle pernacchie e delle corna, oltre che del pupazzo. Un fatto che si può comprendere soltanto se si prendono queste forme per luoghi comuni nei quali non ci si percepisce più neppure quell'originaria ironia. Soltanto il rosso della rabbia e dell'invidia sulle quali prosperano. Dopo la gran botta ampiamente meritata del fascismo, protrattosi nel binomio Democrazia Cristiana/Cattolicesimo fino ad oggi, trasmesso di padre in figlio e vanamente ostacolato soltanto da un'irrigidita ideologia marxista, l'italiano si è acculturato un po' negli ultimi anni con internet, non accetta facilmente l'ironia, non ama e non può ridere di sé, una semplice mancanza di apprezzamento lo spinge fuori dai binari e lo catapulta nelle chiese (dalle quali in realtà non è mai uscito) a osservare il "pulpito". L'unica immagine colta che riesce ancora a concepire quando lo giudicano.

mercoledì 14 agosto 2013

La persistenza della memoria: Dalì, Lorca e Neruda




La persistenza della memoria - New York - Museum of Modern Art


Non so se sia veramente un errore confondere esistenza anagrafica e esistenza produttiva di un artista. Se così fosse, se fossero possibili tali accostamenti, bisognerebbe allora reprimere, davanti a una piccola grandiosa tela che letteralmente lascia abbagliati