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sabato 28 febbraio 2015

fanatismo contro fanatismo. Il modello di scarpe

Non esiste un confine tra "fanatismo" e "non fanatismo": sono due facce (e fecce) della stessa medaglia. Al fanatismo dell'estremismo islamico ( nel '500 per esempio è il fanatismo del Cattolicesimo) corrisponde il fanatismo della scienza. Ha fatto più morti la pseudo scoperta del virus hiv, che non è stato mai isolato secondo standard procedurali (protocolli) accettati dall'intera comunità scientifica (non è possibile fornire un solo studio decente in questo senso nonostante le immagini al microscopio di un certo "retrovirus" - il problema è il funzionamento di un virus o retrovirus, non l'esistenza, o meglio, l'esistenza comporta sempre un funzionamento, un meccanismo, che può essere anche l'immobilismo, così come quando dico che un certo individuo ha preso il volo: lo posso dire solo perché conosco  l'uso che viene fatto del verbo volare a seconda delle situazioni) di quante non ne (h)abbia fatte in questi giorni il delirio del fanatismo islamico. E' come avere un solo paio di scarpe: possono essere sporche o lucidate a specchio. Le scarpe sono le stesse. Sempre che non si voglia dire che un paio di scarpe sporche, nel momento in cui le lucido, non sono più la stessa cosa.


domenica 8 febbraio 2015

amata Giordania in guerra

اننا  في حرب هي حربنا

siamo in guerra, è la nostra guerra.

E' quanto ha dichiarato in queste ore Mansour Salem Al Jabour, capo dell'aviazione giordana, che da giorni bombarda senza interruzione le forze del "Califfato". Le immagini del pilota giordano che prende fuoco all'interno di una gabbia sono un orrore davanti al quale nemmeno il mondo arabo può più far finta di niente. E ha aggiunto Mansour:

دفاعا عن وطننا وعن ديننا

a difesa del nostro paese e della nostra religione.

Difficile pensare a una soluzione "radicale" in un simile delirante contesto religioso-ideologico - "una banda di terroristi" (عصابة الارهابية) "che ha distorto la nostra religione", dice Mansour - ma è ugualmente difficile immaginare una qualsiasi

martedì 20 gennaio 2015

gli efebi massacrati a Mosul

Un regime che uccide i propri figli è un regime suicida, la cosa parla da sé.

E' sempre meglio leggere queste notizie in una lingua che più di altre ti fa pensare nel modo giusto (che sarebbe un pleonasmo) che ti fa pensare e basta. Così la notizia dei

giovedì 8 gennaio 2015

Matite in aria distintivo per terra

Tutti alzano le matite in segno di cordoglio, di lutto, per il folle massacro all'interno del settimanale satirico francese. Il problema è che sono stati uccisi anche due poliziotti, ma nessuno alza, che so, la riproduzione di un distintivo di polizia, e nessuno dice: "siamo tutti Ahmed" (il poliziotto freddato sul marciapiede). Ma è sempre così, la manovalenza resta manovalanza.

La stessa cosa quando uccisero Falcone e Borsellino. Sì, si è parlato degli uomini della scorta, ma l'eroe è sempre colui che "pensa". La manovalazna, si sa, è manovalanza, inoltre i poliziotti usano poco la matita.

In molti siti hanno mostrato alcune delle vignette sull'Islam pubblicate da Charlie Hebdo. Una in particolare, su Maometto, era di una provocazione (più che irriverenza) sconcertante: non oso nemmeno descriverla, ma si parla, a proposito del Corano, di escrementi (che si accetti o meno il gioco sul termine che i francesi usano anche in senso figurato, la stessa cosa che fanno gli inglesi e i tedeschi); e almeno in questo caso si è giocato però in maniera altrettanto folle, con un mondo, quello integralista, che non ha mai ragionato, che non ha mai voluto sentire ragioni, e che è accecato da un ideologia di morte più che dai comandamenti di Dio e del Corano. E non oso neanche immaginare la reazione dei cattolici (e non solo integralisti) se il crocifisso in una vignetta venisse paragonato a qualcosa di simile. Da noi non si sarebbero usate le armi, ma il matto lo trovi sempre. Così, quanto affermato da un columnist del Finacial Times (comportamento stupido) non credo sia tanto campato in aria. Salvo che lo chiamerei comportamento leggero suggerito da un'idea molto particolare della libertà di espressione: un sentimento di onnipotenza, cosa tipica di tutto il giornalismo.


venerdì 2 gennaio 2015

Paolo VI dall'Occidente all'Oriente. Il fumo di Satana e la demonologia


Illustrazioni in un codice arabo di al-Qazwini

Diceva Paolo VI a conclusione del discorso tenuto a Nazaret il 5 gennaio 1964 - in effetti il primo pontefice a toccare quelle terre dopo san Pietro -, un breve discorso tutto dedicato ovviamente alla centralità del nucleo familiare (non a caso nella liturgia delle ore è una delle due letture per la festa della Santa Famiglia) diceva che "il lavoro non può essere fine a se stesso, ma che riceve la sua libertà ed eccellenza, non solamente da quello che si chiama valore economico, ma anche da ciò che lo volge al suo nobile fine".

Un finale che è quasi un capolavoro di diplomatismo: che dice tutto e niente - anche se non dovrebbe essere un mistero il senso che aveva per Paolo VI e cosa significa ancora oggi valore economico nelle democrazie liberiste.

Montini, a osservarlo in veste di pontefice, appare indubbiamente un sant'uomo: