domenica 1 febbraio 2015

Le convenienti menzogne di Abramo. Alle fonti del capitalismo

אמרי־נא אחתי את למען ייטב־לי בעבורך וחיתה נפשי בגללך׃ 

E' uno dei primi passi della Genesi (1:12:13) in cui è questione di sacra menzogna. E' in effetti una menzogna che arriva dall'alto, da uno dei patriarchi, il primo dei patriarchi, "padre di molti popoli" (da che pulpito!). Sara, moglie di Abramo, è un tale gioiello, è talmente splendida e formosa, che
il marito (sono ormai arrivati in Egitto), le suggerisce di dire agli egiziani che questo non è suo marito ma suo fratello: se sannno che sono tuo marito mi fanno secco! In realtà il testo ebraico non dice: ti suggerisco eccetera, fa intendere che Abramo semplicemente si raccomanda, è un imperativo attenuato (אמרי־נא - "dì, per favore..."), segno, forse, che un qualche pensierino su quello che effettivamente vorrà fare o dire Sara gli è venuto, quando si troverà a dover scegliere tra il ricco faraone, che sarà stato anche bello e avvenente, e quel povero disgraziato marito ...

Resta il fatto che Abramo vuole salva la vita - sia che glielo consigli il Principale dall'alto dei cieli (non capisco perché parlando di Dio non si possa guardare anche verso il basso, dire: dal basso, dal momento che superando gli antipoidi non c'è  altro pure lì che cielo interminabile), sia che avverta improvvisamente strizza ("e la mia anima vivrà grazie a te" - וחיתה נפשי בגללך׃). Un fatto non troppo cuiroso è che l'ebraico si serve qui di uno dei cinque termini comunemente usati dall'ebraismo per indicare l'anima  - נפשׁ (nèfesh - o più propriamente nephesh), e che lo si voglia o meno, che si cerchino tutte le possibili e immaginabili scappatoie delle traduzioni delle infinite confessioni cristiane, qui, in questo passo di Genesi, si sta praticamente dicendo che l'anima è mortale. Ovviamente l'anima non era ancora avvolta dal pesante fardello teologico che le verrà appioppato nella tradizione platonico-cristiana, ha qui il senso di elemento che dà vita al corpo (l'immagine dell'umanità che respira è una conseguenza - basterebbe pensare al feto che nella placenta non respira affatto); non a caso Deuteronomio 12:23 assimila questa che chiamo singolarità dell'anima (nephesh) al sangue (כי הדם הוא הנפש - perche il sangue è l'anima); e comunque il tutto andrebbe giustamente tradotto come un "morire" e basta. E non è nemmeno certo che dopo la morte il soffio (רוח - ruakh) l'altra delle cinque singolarità dell'anima, continui a sussistere a differenza del soffio degli altri animali, come lascia ironicamente intendere il Qoelet, 3:21 (chissà se il soffio dell'uomo sale verso l'alto - e ancora, il versetto precedente: tutto è polvere e tutto ritorna nella polvere); ma ciò significa pure che il bimillenario gran pappone cristiano di stanpo platonico non ha mai fatto seriamente i conti con tutte le sue origini: si è limitato a quelle dottrine (tra l'altro "pagane") che più hanno fatto e continuano a far comodo - anche quando a Platone si preferiva o si preferisce l'Aristotele del De anima, molto più prossimo alla visione ebraica della non separabilità  di questa singolarità dell'anima (nephesh) dal corpo, la quale dà senso alle altre quattro. Morta l'anima, finiti i giochi, signori! Non resta affatto il corpo, ma il cadavere: נבלה (nevelà). Per un ebreo in effetti chiamare corpo un cadavere sarebbe un controsenso (ma anche tutto l'ebraismo tradizionale ha le sue pecche, e non si capisce poi perché in ebraico si dica נבל (nevel) per indicare l'otre, stessa radice di nevelà, visto che sarebbe facile a questo punto fare l'associazione acqua/anima, e che una volta finita l'acqua l'otre resta ancora otre, senza cambiare nome).

E ancora, tornando al passo di Genesi, venendo al motivo per cui Abramo vuole salva la vita, lo chiarisce lui stesso, quando dopo aver detto a Sara: menti, moglie mia, menti! (non dice proprio menti!, ma il senso è quello), aggiunge: "così che a me ne risulti un bene" (למען ייטב־לי - lema'an yitav-li).

E il bene che ne viene a Abramo, dopo essersi spacciato per fratello di Sara, è una ricchezza materiale infinita: schiave e schiavi e cammelli e greggi e armenti e asini e asine. Che è poi uno dei luoghi della tradizione giudaico-cristiana dove l'accumulo (il capitalismo) si sposa con la menzogna.

 


 

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