domenica 20 luglio 2014

Nota sulla lingua tedesca. Parolaccia e maleducazione

Mi diceva parecchi anni fa - ero ragazzo - una donna a Salisburgo, in una tabaccheria, dove chiedevo informazioni in tedesco:

Lei parla molto bene tedesco, soltanto lo parla troppo alla tedesca.

Non parlavo per niente bene, lo parlavo solo meglio di adesso. E immagino comunque volesse dire che avevo un accento, una cadenza troppo tedesca. Il tedesco austriaco, soprattutto quello viennese, ma anche a Salisburgo, è quasi cantato: è una delizia per l'orecchio, se la tua estetica non s'è formata alle cattive imitazioni rock del minimalismo di Vivaldi.

Inoltre, essersi formati con la lingua di Goethe, soprattutto con l'accento di Francoforte, come è successo a me, coi suoi suoni, i suoi ritmi:

Kennst du das Land, wo die Zitronen blühn,
im dunklen Laub die Goldorangen glühn


oppure:

Was ich von der Geschichte des armen Werther nur habe auffinden können, habe ich mit Fleiß gesammelt

e poi venire improvvisamente esposti ai latrati di quel calciatore tedesco che urla a una giornalista colombiana e si esprime per parolacce fa un certo effetto.



E questo giocatore, oltre che essere stato l'unico bravo nella finale dei Mondiali in Brasile potrebbe essere anche un tipo pacifico: la reazione è tipica delle persone buone, magari alticce o non molto intelligenti, che vengono stupidamente - a volte perfidamente - provocate. Eppure, i latrati di questo giocatore mi fanno pensare a quella che deve essere stata ogni volta la reazione dei miei giovani nonni comunisti, durante l'occupazione tedesca nell'ultima guerra: essere esposti invece che ai ritmi e suoni della  lingua di Schelling, di Rilke, di Hoelderlin, di Gottfried Benn, ai latrati di soldati altrettanto giovani ma che quando parlavano non pensavano: abbaiavano.


Della maleducazione e della parolaccia. "Parolaccia" e "maleducazione" non sono due cose che vanno necessariamente insieme: la parolaccia non implica maleducazione: si possono dire parolacce senza essere maleducati (vedi per esempio il duca di Edinburgo). Lo stesso per la maleducazione: si può essere maleducati per tutta la vita e non dire mai una sola parolaccia. Il caso più interessante si ha quando la parolaccia si sposa con la maleducazione che è il caso del calciatore che lancia latrati e inveisce contro la giornalista colombiana. E' infatti maleducazione urlare in faccia a qualcuno. Per il semplice motivo che quel qualcuno potrebbe essere sordo e non capire quello che dici

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