giovedì 3 luglio 2014

Il caso Meredith Kercher. Lapsus e subordinate






“A nostro parere non c'entrano nulla né Amanda né Raffaele - aggiunge l'avvocato - ma non possiamo non rilevare una subordinata: nell'ipotesi, che non crediamo possibile, vi siano troppe anomalie riguardo Amanda, allora non bisogna estenderle in automatico anche a Raffaele”.

Queste affermazioni riportate da Repubblica, queste esternazioni del legale di Raffaele Sollecito avrebbero fatto drizzare, in tempi nemmeno troppo distanti, i capelli anche al più piccolo azzeccagarbugli di questo Paese, il quale azzeccagarbugli non avrebbe ignorato
che parlare o scrivere in certi contesti  – scrivere soprattutto i ricorsi a una sentenza - significa dover soppesare ogni singolo rapporto dei membri e delle vagine all’interno anche della più insignificante frase, del più insignificante periodo. Già illustrare alla stampa i termini di un ricorso, quando già si conoscevano, significa che hai una nuova necessità di esporti, che hai semplicemente necessità, e lo stai mostrando, e che il tuo scopo di sollevare un gradito polverone non è stato ancora raggiunto o rischia, per incapacità strategica, un fuoco concentrico; esordire con un “a nostro parere non c'entrano nulla né Amanda né Raffaele ”, significa che qualcosa ti è sfuggito, che senti che le reazioni emotive al tuo gesto potresti non riuscire a controllarle, che non esci nemmeno dal "non" seminato di una linea difensiva vincente, semplicemente non ci sei entrato, e che per il momento tutto ciò che avverti è soltanto una nuova inquietudine, per non dire strizza, che ti stai parando semplicemente il didietro non dai giudici della Cassazione, il cui ruolo dovrebbe essere quello di valutare che in un processo e nelle motivazioni di una sentenza ci sia stata la giusta osservanza delle norme di diritto, quanto da possibili non previste reazioni di chi potrebbe non credere più alle tue rassicurazioni oppure temere un risultato opposto a quello che puoi avergli/le prospettato in segreto prima di presentare il ricorso. Di sicuro un colpo, sul piano storico (anche se questo riguarda la stampa pensante, che  in ogni paese è presente in misura infima) per l’immagine del tuo assistito. Ma è nell’avere inserito soltanto adesso, nel ricorso in Cassazione, una “subordinata” (e questo sì che chiama direttamente in causa i giudici) il segno più manifesto di  una necessaria debolezza di questa "nuova" linea difensiva: una linea difensiva disperata: una debolezza rafforzata dal carattere di vera chicca di ciò che immediatamente dovrebbe giustificare la subordinata stessa:

“nell'ipotesi, che non crediamo possibile,  vi  s i a n o  t r o p p e  a -   n o m a l i e  riguardo Amanda". 

Che vi siano o che appaiano o siano apparse ai giudici?

Un lapsus in cui l’avvocato (un po' alla maniera di Mile Bongiorno, col quale spartisce il nome) non si è nemmeno accorto di essere incappato, tali e tante sono in effetti le anomalie che riguardano la persona che nomina. Tanto che perfino il suo inconscio di legale di parte si ribella.

Fare l’avvocato significa essere liberi di difendere anche il peggiore dei criminali. Ciò che invece un avvocato, nell'interesse del suo assistito, non dovrebbe mai permettersi, è scrivere o pronunciare scempiaggini come quella riportata, permettersi pubblici ineterminabili scivoloni, tanto più quando si tratta di processi che cadono sotto l’occhio infoiato dei media. Non ci sarebbe nemmeno da chiedersi se vi siano stati contatti tra i legali di Sollecito e quelli di Amanda Knox o se - dal momento che è probabile che ci siano stati - la famiglia Knox sia stata rassicurata allo stesso modo in cui è stata rassicurata la stampa italiana, inglese e americana, che venuta a sapere della leccornia di questa "subordinata" non poteva non gettarcisi sopra come  le mosche sulla … Di qui appunto la necessità di conferenza stampa, la goffa rassicurazione (né Amanda né …). Insomma una "nuova" linea difensiva che in un paese pensante sarebbe, sul piano pubblico e giuridico, una vera Caporetto. Ma in effetti i media, con grande delizia della migliore letteratura, non sono quasi mai così svegli, vigili, e si meritano il nome che hanno, cha pare mutuato dal concetto di scuola media. Prima media, se è dalla prima media che si iniziano le medie

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