mercoledì 14 gennaio 2015

Francia adorata e senza errori

Voltaire anziano

 Difficile pensare a un mondo senza la Francia: sarebbe un mondo meno questo, meno quello, meno tutto: sarebbe orfano dell'esprit, dell'intelligenza, della matematica, della geometria della lingua, delle singole frasi. Insomma la France è sempre la Fraaance! detto senza ironia, perché avrei letto in fondo più in francese che in italiano o in inglese.

I francesi (un po' come succede tra i cugini arabi e israeliani) vengono capiti poco in Italia. Un mediocre giornalista italiano, che non si sa come
tenga banco in Italia (i suoi fascistici, violenti proclami per una jihad di stampo cattolico verrebbero totalmente ignorati in Francia, in un paese che lavora soprattutto di testa, perfino da una destrorza come Le Pen); questo immodesto scribacchino mostra da anni un livore incontenibile: non perde occasione di attaccare la Francia e i francesi, qualsiasi cosa facciano, e non perché più intelligenti (non c'è in lui né sale né intelligenza) ma sicuramente perché è in Francia che s'è visto allestire anni fa uno squisito processo penale, con parecchie pernacchie di contorno e con condanna finale eccetera.

Voltaire - caricatura

E tuttavia la Francia, a volte non la capisco neanch'io: questa ossessione della matematica fin dentro la lingua: il mito della ragione eccetera - sarebbe in effetti facile uscirsene con delle castronerie in francese, la sintassi geometrica non te lo permette. Quando ero ragazzo a Roma una francese con cui parlavo in francese in autobus scoppiò improvvisamente a ridere, ma veramente a ridere, a scompisciarsi (da non finirla più - mi viene in mente Mazzarino, che da primo ministro, col suo inguaribile accento italiano fece saltare il parlamento francese, il paese che doveva guidare, disse: oignon - cipolla - invece di union - unione: "Nous relevâmes", dice Usbek parlando di Mazarino, nelle Lettere Persiane, "une faute de grammaire si grossière, qu'on en fit des farces par tous les carrefours"). Avevo sbagliato qualcosa, un articolo, usato il femminile invece del maschile. Stessa cosa una volta a Londra, su un treno, con una mia studentessa greca, avevo deciso quel giorno (non so perché) di mettermi a parlare in greco: attaccò pure questa a ridere. Poi mi spiegò (c'era pure un collega inglese), mi spiegò che lo parlavo quasi da greco, ma lentamente: troppo lentamente, e che inoltre avevo detto sposata (pandremeni) invece di sposato (pandremenos). Ma in fondo anche in Italia se una straniera dicesse: la mia gatto ti aspetta, amore, non sarebbe troppo diverso. Ma c'è qualcosa in più in francese, almeno a certi livelli, perché poi a chattare coi francesi del popolo mi diverto un mondo quando vedo che scrivo meglio di loro e senza fare errori ortografici.

Dicono per esempio i francesi, è un fatto risaputo:

Nous les français, nous n'aimons pas trop les règlements

Frase perfettissima. E in parte è vero: non ti piacciono troppo le regole. E allora com'è che se scrivessi o dicessi:

Nous les français, nous n'aimons les règlements pas trop

mi scateni l'inferno?

Nessun commento:

Posta un commento