sabato 3 gennaio 2015

eroi nonostante la patria. il software per riscrivere la storia

Nessuno cade mai per la patria. Gli eroi combattono per sé, per amor proprio (concetto chiaro a Leopardi che ne parla nello Zibaldone) mentre la maggioranza dei "non eroi" cade perché inciampa negli strascichi degli interessi di pochi. Degli interessi economici che suggellano una qualunque guerra di aggressione (o di difesa, a seconda del punto di riferimento) i molti non hanno nemmeno una lontana idea. Perciò, una qualsiasi frase del tipo: sono caduti seicentomila uomini per la patria andrebbe sempre automaticamente modicata: sono cadute secentomila persone per il capitale altrui, dal quale alla miserabile maggioranza arrivano le briciole, il necessario perché si nutra e rimpingui sempre e nuovamente la forza d'urto in caso di scontro, compresa la forza di opposizione ideologica al nemico, più probabile ai nostri tempi.  Una modifica delle formule storiografiche che in epoca di potenti software per la traduzione non dovrebbe essere difficile da impostare di default: correzioni che verrebbero fatte dal computer o dal server non appena lo storico idiota scrive fesserie del genere.

Le guerre di religione o le guerre di liberazione sono solo in parte un'altra questione. Una guerra non si fa mai senza l'intervento del grosso capitale. Dal punto di vista del liberismo o del falso comunismo, o del capitalismo di stampo cristiano, o del fascismo, sono sempre comunque guerre di difesa del capitale (liberista, falso-comunista eccetera), anche e soprattutto quando ostentate e pompate in difesa dei valori: di difesa del maltolto, della refurtiva, di ciò che ci si è annessi con una precedente guerra di aggressione, o mediante una semplice annessione nel caso di enorme sproporzione di forze, come nel caso del Tibet, della recente questione ucraina ma anche di tutta la storia coloniale. Non esistono comunque guerre al di fuori di scontri di ideologie. Hanno tutte come scopo il sovvertimento o il matenimento dello status quo, o il ripristino, successivamente, dell'equilibrio necessario al vecchio status quo.

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