giovedì 8 gennaio 2015

Il paradosso del paradosso. Gnosi contro gnosi. Ippolito Romano

Tutta la "grande" letteratura cristiana, greca o latina, potrebbe riassumersi nelle parole di Ippolito Romano, nel De epiphania (o teophania - omelia  ingiustamente considerata non sua), quando dopo aver descritto Gesù che riceve il battesimo da Giovanni aggiunge ed esclama :

ὦ παραδόξων πραγμάτων

oh fatto paradossale!

Tutta la letteratura cristiana di commento alla Sacra Scrittura, e al Nuovo Testamento in particolare, è un continuo noioso giocare sui paradossi del divino che si farà o si fa o si è fatto umano; migliaia e migliai di pagine, tonnellate di papriri, e in seguito centinaia di migliaia forse milioni di pecore sgozzate nei monasteri  - per fare un libro di dimensioni medie non so quante pecore servivano - per ripetere uno stesso concetto sotto immagini differenti: per spiegare l'inspiegabile.

E dice più avanti Ippolito, senza rendersi conto di avviarsi
pericolosamente lungo la china di una delle tante eresie gnostiche contro le quali scriveva (anche se il manicheismo per adesso era solo nell'aria e Mani si trovava ancora nella comunità alcesaita di Dastimisan, a Babilonia, altra eresia di cui Ippolito si occupa):

εἰ οὖν ἀθάνατος γέγονεν ὁ ἄνθρωπος, ἔσται καὶ θεός.

se dunque (l'uomo grazie al battesimo) è diventato immortale, sarà anche Dio.

Eccoci perciò al manicheismo ante litteram. Se si dimostra che alcuni uomini anche dopo aver ricevuto al battesimo sono comunque votati al male (ne basterebbe una goccia, quell'unica che finirà all'inferno) allora la doppia natura del bene e del male visti come poli inconciliabili si ripresenta pure qui, e stanno fresche le varie traduzioni che si affrettano a coprire tutto, a scrivere dio in minuscolo se riferito a uomo e Dio in maiuscolo se riferito a Dio, il testo greco lascia poco spazio a questo tipo di giochetti, in tempi in cui tra l'altro non esistevano nemmeno queste distinzioni grafiche e era ancora tutto o in corsivo o in capitale. Per quanto l'ingenuità di Ippolito non è altro che un segno delle conseguenze del paradosso della natura divina che si fa natura umana.


Su Ippolito di Roma aggiungi altri aspetti. Ossimoro: nome/opera (scrisse in greco - però è vero che era nato da qualche parte in Asia Minore, ma morì poi martire in Sardegna, dopo la riconciliazione; sarebbe quindi più giusto chiamarlo Ippolito Sardo - testimone della "giusta" fede dopo il rientro nei ranghi, cioè dopo essere stato antipapa per un certo periodo). E aggiungi anche che si presenta, sempre e comunque, in ogni sua opera, come un meraviglioso fiume in piena, incontenibile, e che un esempio di questo flusso inarrestabile può esseere la lista degli autori pagani (pinax) posta in capo al primo libro dei suoi Philosophumena: della sua Refutatio omnium haeresium, la confutazione di  t u t t e  le eresie del suo tempo (solo di quelle gnostiche ne conta una trentina):

Τάδε ἔνεστιν ἐν τῇ πρώτῃ τοῦ κατὰ πασῶν αἱρέσεων ἐλέγχου· Τίνα τὰ δόξαντα τοῖς φυσικοῖς φιλοσόφοις καὶ τίνες οὗτοι· καὶ τίνα τὰ τοῖς ἠθικοῖς καὶ τίνες οὗτοι· καὶ τίνα τὰ τοῖς διαλεκτικοῖς καὶ τίνες οἱ διαλεκτικοί.

Φυσικοὶ μὲν οὖν Θαλῆς, Πυθαγόρας, Ἐμπεδοκλῆς, Ἡράκλειτος,
Ἀναξίμανδρος, Ἀναξιμένης, Ἀναξαγόρας, Ἀρχέλαος, Παρμενίδης,
Λεύκιππος, Δημόκριτος, Ξενοφάνης, Ἔκφαντος, Ἵππων κτλ. (Conf., 1. pinax. 1-6).

Assunto cardine (o conseguenza delle sue straordinarie letture): tutte le eresie hanno origine dal paganesimo - vedi le controversie coi modalisti e monarchianisti: tutta colpa di Eraclito. E tuttavia se non ci fosse stato il "guerriero" Ippolito un decimo dei frammenti di Eraclito non si conoscerebbero.

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