sabato 3 gennaio 2015

generoso ma non troppo

La nozione di generosità è legata in antico a quella di nascita: si è generosi se si è nati in una famiglia patrizia, se si è "nati bene": ma di questi è veramente generosus soltanto chi sa compiere il gesto ampio, magnanimo, chi rivela, in ogni occasione, incapacità di calcolo. Non vi è riferimento immediato al denaro - è del resto non troppo difficile essere generosi quando si dispone dei mezzi, quando dal mucchio invisibile del conto in banca si spilla per il prossimo una misera goccia immediatamente sostituita dalle nuove entrate. Ma  p u ò  essere ugualmente facile quando se ne è sprovvisti: e allora è la virtus di ognuno che traluce dal gesto generoso, la forza propria: e non appaiono più le origini, le illusioni e le fantasticherie da rotocalco, il pensiero di dove uno sia nato, o di quanto effettivamente possiede. Sarà semplicemente generoso. Come quel vino che pretenderà Orazio tra Salerno e: Velia, dove andrà follemente a farsi i bagni di acqua fredda l'inverno, la nuova moda dei Romani:

 ... nam uina nihil moror illius orae;
rure meo possum quiduis perferre patique;
ad mare cum ueni, generosum et lene requiro,
quod curas abigat, quod cum spe diuite manet
in uenas animumque meum, quod uerba ministret,

quod me Lucanae iuuenem commendet amicae ...

(... sui vini di quel posto non mi soffermo:
quando sono da me in campagna sopporto e tollero tutto,
ma quando arrivo al mare, voglio un vino  g e n e ro s o  e aperto
che allontani i pensieri, che speranzoso mi scorra
dentro le vene, e nelle mente e che renda loquaci e
che mi faccia apparire un ganzo davanti a una bella lucana. Epis, I,15,16-21 - moror viene quasi sempre frainteso nelle traduzioni di questa "lettera" a Vala in cui chiede informazioni sui luoghi: non non me ne importa ma non mi soffermo. E' figura retorica, preterizione).



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