giovedì 6 novembre 2014

Politica italiana e amore ai tempi del colera

In italia, curiosamente, i telegiornali mettono al primo posto, nella loro scaletta, le notizie di politica interna. E credo sia dovuto, questo fatto, a quel movimento paradossale della sua esistenza di cui l'italiano è sempre stato inconsapevole. Infatti il peso delle notizie è in Italia inversamente proporzionale all'importanza che hanno. E questo si ricollega a sua volta alla natura teatristica del paese. Ma è un teatro di bassa lega. La politica italiana, coi suoi perenni guitti, assomiglia a quella scena di Morte a Venezia (sia il libro che il film) nella quale alcuni suonatori ambulanti suonano e cantano sguaiatamente di sera nel bellissimo giardino dell'Hotel des Bains, al Lido di Venezia, a far da cornice all'amore nascente (secondo il narratore tutto intellettuale) di Von Aschenbach (ma in odore oggi, comunque lo si guardi, di pedofilia) mentre il tenero quindicenne Tadzio risponde con la grazia dell'età ai suoi sguardi preoccupati e patetici. Un tedesco e un polacco, ovviamente. Niente a che fare coi sani costumi italici. Ma il quadro politico dell'idillio è tutto italiano. Non a caso uno dei guitti, prima di andarsene, saluta e ringrazia i ricchi clienti dell'albergo - il cosmopolita mondo superiore - facendo una mezza pernacchia, carica del più genuino disprezzo. Giustamente, immagino: dal momento che proprio questo guitto viene descritto da Thomas Mann e appare anche nel film di Visconti già coi segni del colera, e ben prima che il colera si rapprenda sul volto di Von Aschenbach, dello straniero.


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