mercoledì 13 novembre 2013

Le eterne Termopili

Ogni volta che nel corso della storia il passo delle Termopili ha mostrato le sue debolezze è stato sempre o per errori strategici o per errori tattici – in realtà i concetti di strategia e tattica sono così strettamente correlati che in un certo senso un errore tattico è
sempre la conseguenza di un più generale errore strategico. Ma fu errore tattico, nel 480 a.C., mettere a guardia delle alture e dei sentieri sovrastanti questo (allora) stretto passaggio tra il golfo Maliaco e il monte Eta proprio quei Focesi che più di altri avrebbero dovuto conoscere la regione; i quali, viene da pensare, se non furono dei classici idioti, di sicuro si addormentarono nel momento più critico; e avrebbero forse servito meglio la causa comune se fossero rimasti a valle a farsi i bagni nelle acque sulfuree da cui le Termopili prendevano il nome. Né a rigore vanno esclusi altri errori tattici di Leonida, che coi suoi trecento "ragazzi", se disposti nei punti cardine e grazie alle angustie del luogo, avrebbe tranquillamente potuto mettere in crisi le numericamente superiori forze persiane e impedirne addirittura l’avanzata - dice tra l’altro Erodoto che il punto più disagevole non era il passo in sé, dove erano ammassati i trecento di Leonida, e che le strettoie si trovano più avanti e più indietro rispetto alla posizione dove anticamente la porta era stata ricavata nel muro di sbarramento (ο μέντοι κατ τοτό γε στ τ στεινότατον τς χώρης τς λλης, λλ' μπροςθέ τε Θερμοπυλέων κα πισθε). Lo sesso dicasi di tutte le volte che alle Termopili furono commessi errori strategici o tattici, l'unica ragione per cui si sarebbero per sempre meritate la fama di luogo non facilmente difendibile (i Galli di Brenno tre secoli dopo Leonida, e ancora nel 1821 il misero tentativo di fermare gli Ottomani nella guerra d'indipendenza greca, e infine l'avanzata tedesca contro i neozelandesi nella seconda guerra mondiale), nonostante in effetti il passo presenti innegabili punti scoperti. E dove invece non si sono commessi errori tattici (non a caso con i Romani - le truppe di Marco Acilio Glabrone contro il siriaco Antioco) le cose sono andate diversamente.

Più in generale, e come gli eventi storici hanno sempre mostrato, non esiste superiorità numerica che possa dirsi vincente se a contrastarla c'è un manipolo di uomini guidati con cognizione di causa; ossia: non esiste manipolo di uomini che per quanto piccolo non riesca a non tenere sotto scacco un intero esercito (che è poi quanto insegnano, da che mondo è mondo, tutte le azioni di guerriglia ben congegnate). Se essere quindi all'altezza di un compito è un fatto ineludibile quando si abbia di mira il contrario del dilettantismo, non lo sarà mai abbastanza in quelle situazioni in cui il nemico incombe. Non è un caso che Socrate, che nascerà undici anni dopo la battaglia delle Termopili, e che di guerra e dei meccanismi della politica finirà per intendendersi più di tanti altri, dica nei Memorabilia, a un Glaucone che appena ventenne voleva a tutti i costi essere considerato uno dei capi di Atene - nonostante che amici e parenti, tra cui Platone, avessero cercato in ogni modo di dissuaderlo e fosse già stato letteralmente trascinato giù dalla tribuna degli oratori e deriso da tutta l’assemblea, sicuramente per aver detto una qualche sproposito con l’entusiasmo di un ragazzo - non è un caso che nei Memorabilia di Senofonte Socrate gli dica: vedi che non ti succeda il contrario di quello che vuoi ottenere, così come capita a tutti coloro che mirano a primeggiare in qualcosa senza avere la preparazione necessaria.

Ci sarebbe un’ulteriore osservazione: vi sono dei casi in cui anche chi conosce alla perfezione il suo lavoro, o sa farlo meglio di altri, si lancia in un'azione suicida anche in assenza di un preciso piano tattico – mi viene in mente il pilota egiziano che anni fa per disperazione, per problemi familiari, spinse in avanti la cloche e si portò nell’Ade duecento passeggeri. Ma questo appartiene, mi pare, al regno della pura ossessività; ugualmente nei casi di ossessività amorose, contro le quali non ci sono mai state né tattiche né strategie vincenti, se non eventualmente la fuga.

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