sabato 30 novembre 2013

femminicidio, misoginia e ipocrisia dei giornali di sinistra





Se pure Semonide di Amorgo, poeta di giambi fiorito attorno al 625 a.C., fosse stato un illustre sconosciuto, un qualche misogino alessandrino l'avrebbe ugualmente fatto passare alla Storia, e direi proprio per quella sua velenosa invettiva contro le donne, perché
di invettiva si tratta, più che di satira. In quel suo poemetto - fatto non a caso di trimetri giambici, di versi in cui si sente tutto un battere e ribattere regolare, quasi ossessivo - Semonide salva soltanto un tipo di donna, quella che ha origine dalle api: laboriosa e vera colonna portante della casa:

τὴν δ' ἐκ μελίσσης· τήν τις εὐτυχεῖ λαβών· 
κείνηι γὰρ οἴηι μῶμος οὐ προσιζάνει

e poi quella che invece ha origine dall'ape, la quale chi se la prende è felice:
soltanto a lei il biasimo non si siede accanto

Alle altre ne dice di tutti colori: da quella che viene dalla scrofa setolosa, la cui casa è sudicia ed è sudicia lei stessa, a quella che somiglia alla cagna, che tutto vuole sentire e tutto vuole sapere; e così via tutto lo zoo femminile: dalla scimmia, che sa esattamente dove è il bene e dove è il male, e che sa trasformare il bene in male e il male in bene, alla bellissima cavalla indomita, che passa ore e ore davanti allo specchio e s'improfuma due o tre volte al giorno.

Rientra d'altronde, questa cruda invettiva, nei ragionamenti di una corrente maschilista e antifemminista propria degli Ionici (ma pure degli Attici): si distingueva, non a caso, all'interno della nazione greca, soltanto il virile Peloponneso, che sicuramente ereditava il suo singolare rispetto per la donna (basterebbe leggere la Vita di Licurgo di Plutarco) da un substrato preellenico (anche se c'è da immaginarsi in una forma di molto ridimensionata).

La situazione non mi pare oggi granché cambiata. La misoginia, quando non è un fatto eclatante, rimane una realtà strisciante: è sempre stata lì: ha attraversato indenne duemila anni di Cristianesimo, che pure, alle origini, è pregno delle parole d'amore di Cristo per la prostituta. Si arricchisce però l'oggi rispetto a quel lontano passato del concetto (ideologico) di violenza sulle donne, anzi del concetto di femmincidio (un orrore per i tempi del misogino Semonide, quando la donna era comunque considerata parte inalienabile della proprietà domestica e del bene pubblico: un qualsiasi attentato alla donna era un attentato alla proprietà privata, o allo Stato, perciò a se stessi). Né renderebbe la cosa meno riprovevole il fatto che la violenza sulle donne venga oggi più che mai esercitata dal falso maschio - non a caso ricordavo il rispetto che della donna aveva invece il virile (veramente virile) maschio della Laconia, il maschio di Sparta.


C'è ancora un tipo di violenza, di cui i giornali di sinistra, a comiminciare dall'Uffington Post e da Repubblica fino a scendere al Manifesto e al Fatto Quotidiano, non parlano nella loro profondissima e radicata ipocrisia (a parlarne dovrebbero prendere di mira non solo gli uomini ma anche le donne): ed è la violenza psicologica. La violenza piscologica infatti non ha colore: non è ne azzurra né rosa, e la esercita tanto la donna quanto l'uomo; e viene esercitata indistintamente da donne su donne e da donne su uomini, e da uomini su uomini e da uomini su donne. E comporta danni altrettanto penosi e spesso irreversibili, di quelli che provoca un vigliacco che prende a botte un suo simile fino a ucciderlo. Perché se proprio va detta tutta, tra le vittime della violenza maschile di tipo diciamo fisico non ci sono soltanto donne, ci sono anche, e costantemente, altri uomini, casi di tutti i giorni - un pensionato alle prese con chi parcheggia sul marciapiede o che non vuole raccogliere gli escrementi del suo cane (coi quali potrebbe invece fare benissimo colazione), un conducente di un mezzo pubblico che ha avuto il torto di fare uno sgarbo non pensato, un automobilista che ha osato sorpassare un altro automobilista dotato di attributi come quelli di Napoleone, un ragazzo che guarda la ragazza di un altro, un omosessuale quando non sa difendersi da un branco di fascisti eccetera eccetera. E in tutti questi casi, che non riguardano necessariamente la donna, partono ogni tanto ugualmente coltellate.

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