Se pure Semonide di Amorgo, poeta di giambi fiorito attorno al 625 a.C., fosse stato un illustre sconosciuto, un qualche misogino alessandrino l'avrebbe ugualmente fatto passare alla Storia, e direi proprio per quella sua velenosa invettiva contro le donne, perché
di invettiva si tratta, più che di satira. In quel suo poemetto - fatto non a caso di trimetri giambici, di versi in cui si sente tutto un battere e ribattere regolare, quasi ossessivo - Semonide salva soltanto un tipo di donna, quella che ha origine dalle api: laboriosa e vera colonna portante della casa:
τὴν δ' ἐκ
μελίσσης· τήν τις εὐτυχεῖ λαβών·
κείνηι γὰρ οἴηι μῶμος
οὐ προσιζάνει
e poi quella che invece ha origine dall'ape, la quale chi
se la prende è felice:
soltanto a lei il biasimo non si siede
accanto
Alle altre ne dice di tutti colori: da quella che viene
dalla scrofa setolosa, la cui casa è sudicia ed è sudicia lei stessa, a quella che somiglia alla cagna, che tutto vuole sentire e tutto vuole sapere; e così via
tutto lo zoo femminile: dalla scimmia, che sa esattamente dove è il bene e dove è il male, e che sa trasformare il bene in male e il male in bene, alla
bellissima cavalla indomita, che passa ore e ore davanti allo specchio e
s'improfuma due o tre volte al giorno.
Rientra d'altronde, questa cruda invettiva, nei ragionamenti di una corrente maschilista e antifemminista propria
degli Ionici (ma pure degli Attici): si distingueva, non a caso, all'interno della nazione greca, soltanto il
virile Peloponneso, che sicuramente ereditava il suo singolare rispetto per
la donna (basterebbe leggere la Vita di Licurgo di Plutarco) da un substrato
preellenico (anche se c'è da immaginarsi in una forma di molto ridimensionata).
La situazione non mi pare oggi granché
cambiata. La misoginia, quando non è un fatto eclatante, rimane una realtà strisciante:
è sempre stata lì: ha attraversato indenne duemila anni di Cristianesimo, che pure, alle origini, è pregno delle parole d'amore di Cristo per la prostituta. Si arricchisce però l'oggi rispetto a quel lontano passato del concetto
(ideologico) di violenza sulle donne, anzi del concetto di femmincidio (un orrore per i tempi del misogino Semonide, quando la donna era comunque considerata parte inalienabile della proprietà domestica e del bene pubblico: un qualsiasi attentato alla
donna era un attentato alla proprietà privata, o allo Stato, perciò a se stessi). Né renderebbe la cosa meno riprovevole il fatto che la violenza sulle donne venga oggi più che mai esercitata dal falso maschio - non
a caso ricordavo il rispetto che della donna aveva invece il virile (veramente virile)
maschio della Laconia, il maschio di Sparta.
C'è ancora un tipo di
violenza, di cui i giornali di sinistra, a comiminciare dall'Uffington Post e
da Repubblica fino a scendere al Manifesto e al Fatto Quotidiano, non parlano
nella loro profondissima e radicata ipocrisia (a parlarne dovrebbero prendere
di mira non solo gli uomini ma anche le donne): ed è la violenza psicologica.
La violenza piscologica infatti non ha colore: non è ne azzurra né rosa, e la
esercita tanto la donna quanto l'uomo; e viene esercitata indistintamente da
donne su donne e da donne su uomini, e da uomini su uomini e da uomini su
donne. E comporta danni altrettanto penosi e spesso irreversibili, di quelli
che provoca un vigliacco che prende a botte un suo simile fino a ucciderlo.
Perché se proprio va detta tutta, tra le vittime della violenza maschile di
tipo diciamo fisico non ci sono soltanto donne, ci sono anche, e costantemente,
altri uomini, casi di tutti i giorni - un pensionato alle prese con chi
parcheggia sul marciapiede o che non vuole raccogliere gli escrementi del suo
cane (coi quali potrebbe invece fare benissimo colazione), un conducente di un
mezzo pubblico che ha avuto il torto di fare uno sgarbo non pensato, un
automobilista che ha osato sorpassare un altro automobilista dotato di
attributi come quelli di Napoleone, un ragazzo che guarda la ragazza di un
altro, un omosessuale quando non sa difendersi da un branco di fascisti
eccetera eccetera. E in tutti questi casi, che non riguardano necessariamente
la donna, partono ogni tanto ugualmente coltellate.
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