domenica 13 ottobre 2013

Topo Gigio e le pernacchie della Storia

A cosa dovrebbero servire le opere storiche dell'antichità se non a farci prendere atto che la nozione di corsi e ricorsi non è un astratto concetto elaborato da pensatori e filosofi ma uno strumento che la
coscienza immaginativa si forgia nell'attimo stesso in cui legge il passato e mediante il quale abbatte ideologicamente le pretese filantropiche dalla propaganda politica del suo tempo? Che differenza ci sarebbe tra un Antonino Caracalla - la sua arroganza e ferocia ammantate del "sentimento" di pseudo concordia sociale - e suo padre, l'altrettanto feroce Settimio Severo, imperatore in malafede più di chiunque altro e i cui inganni, se appaiono in ogni sua azione politica, si rivelano più concretamente in certe misure da bancarottiere fraudolento, in quel più che moderno espediente di far dimezzare la quantità d'oro delle nuove monete con conseguenze inflazionistiche che si possono immaginare pure a distanza di duemila anni (una più marcata separazione del valore nominale del conio da quello intrinseco e l'innesto di inarrestabili spinte alla tesaurizzazione)?

Esclusi quindi i divertenti intermezzi che ci propongono gli storici (di questo Settimio Severo, per come ne parla Erodiano, non posso ad esempio non rallegrarmi quando leggo che la lontanissima città di Atra non solo non riuscì a espugnarla nel corso di una delle sue ossessive campagne d'Oriente ma si beccò pure una clamorosa e sonora pernacchia nella forma di vasetti pieni di insetti velenosi che gli Atreni gli lanciarono dall’alto delle mura); esclusi quindi questi riferimenti da avanspettacolo, che differenza ci sarebbe tra un miserabile imperatore che dietro gli apparenti fasti dello Stato mira a fondare e a estendere la propria inutile dinastia e un potente politico di oggi che apre la strada della politica a un figlio, il quale a rigore non sarebbe capace di coltivare e zappare nemmeno duemila metri di terra? oppure che differenza di calcolo ci sarebbe tra quei due imperatori e un noto giornalista di sinistra che "sistema" la figlia in un grosso giornale o nella televisione di Stato invece di spedirla a travagliare in fabbrica in mezzo ai molti operai della cui "angosciosa" condizione tanto il padre che la figlia, dal loro attico nel quartiere più ricco di Roma, pretendono di scrivere?

Ma sarebbe anche interessante, trovandosi come avviene in questi giorni alla presenza di un poco intelligente Topo Gigio della politica italiana - lo stesso che tradisce le linee guida del suo partito nella fase delicatissima della formazione del governo, che organizza imboscate ai danni dei suoi compagni in Parlamento, che frustra le speranze di milioni di elettori e spinge, in conseguenza di questa sua doppiezza e della sua disgustosa ambizione, il partito a allearsi col suo nemico di sempre (chiamandosi ovviamente fuori da ogni responsabilità ma ottenendo, grazie a questo suo essere all’altezza di niente, spazi continui in tutti mezzi di informazione e programmi televisivi - a cominciare dal peggiore di questi programmi, quello condotto da un’ipocrita giornalista affamata anche lei di potere come ogni buona sessantottina che ha fatto carriera) sarebbe appunto interessante fare l’operazione inversa: cercare di capire, partendo da questo Topo Gigio contemporaneo, quale Topo o "tipi" Gigi o topi grigi del passato gli corrispondono.

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