mercoledì 19 giugno 2013

I soldi dei contribuenti e l'anacoluto



“Mi sono spesso domandato, anzi meravigliato di un fatto …” Inizia così uno dei pochi frammenti rimasti di un'orazione che gli antichi attribuivano a Alcidamante, un retore ateniese il cui stile Aristotele, suo contemporaneo, considerava troppo carico e pieno di immagini non realistiche (ma ogni cosa andrà letta sempre cum grano salis se quandoque bonus dormitat Homerus, se anche Omero ogni tanto sonnecchia). Alcidamante, sconosciuto alla massa dei mediocri che determinano le estetiche del presente – estetica nel senso di ciò che si finisce per sentire come "giusto", il che avviene quando un particolare ma potente gruppo radicato nel sociale riesce a imporre la propria mediocre visione delle cose (grossi giornali e televisioni) e questa diventa, come in ogni lager che si rispetti, il giusto metro. Cosa diceva questo Alcidamante, che pur appartenendo al partito ultra conservatore fu uno degli iniziatori di una certa seria riflessione sul concetto di schiavitù (se cioè la distinzione tra schiavi e liberi avesse un senso considerata una comune base di partenza, un venire al mondo tutti alla stessa maniera) di cosa si meravigliava nell'orazione di cui ho citato l'inizio? Si stupiva del fatto che molti dei politici che ai suoi giorni salivano in tribuna a dare consigli agli Ateniesi dimostravano coi loro discorsi di essere assolutamente inutili alla causa comune, nessun senso dei reali bisogni della comunità (ἀφ' ὧν ὠφέλεια μὲν οὐδεμία ἐστὶ τῷ κοινῷ, una frase che se pronunciata nel modo in cui la pronunciavano allora, cioè come i greci di oggi, suona di una semplicità disarmante: af on ofèlia men udemìa estì to kinò); e aggiunge Alcidamante: tutto ciò che invece ci è dato ascoltare ogni giorno è un'infinità di insulti reciproci (lidorìe de pliste ghìgnonte en allìlis). Voila! tutto qui. Peccato che sia difficile trovare Alcidamante in traduzione, anche se in giro qualcosa dovrebbe esserci, e pure in italiano (non mi ricordo se sia incluso nella bella edizione dei sofisti curata da Untersteiner in un'epoca in cui non c'eravamo ancora, e che non ho voglia adesso di cercare nella mia biblioteca), ma nel caso in cui si riesca a trovare qualcosa, non potrà non giovare e tornare utile soprattutto a chi nel mondo delle idee, anche spicciole e da carta stampata e non stampata, crede ancora di essere un pensatore originale; potrà anzi trarne insegnamenti inattesi considerando che in fondo si ha a che fare soltanto con un "retore minore", anche se ovviamente dormirà sonni un po' meno tranquilli. Ma tutto questo per dire come venivano allora e come vengono spesi oggi i soldi del comtribuente. Nessuna pubblica utilità whatsoever

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