martedì 4 giugno 2013

L'uovo e la gallina

                                      Wilamowitz e Sauppe

Voglio accennare a uno dei più gravi problemi che angustiano la vita di chi studia Plutarco. Sono stati  versati su riviste specialistiche fiumi di parole. La sostanza della questione è la seguente: quale delle due biografie Plutarco scrisse per prima, quella di Cesare o quella di Bruto?
Una domanda simile si sente fare anche nel film tratto dal libro di Eco, Il nome della Rosa (o della Genoveffa): “nostro Signore possedeva o no le vesti che portava?" Si tratta, tecnicamente, in quest'ultimo caso, di una quaestio disputata, le domande tipiche della folosofia scolastica, i temi a cui lavoravano gli studenti nelle università medievali. Ma almeno lì una risposta la si trovava sempre e nel Caso di Cristo sappiamo se le vesti le possedeva o meno. La risposta invece su Plutarco, a detta un po’ di tutti i filologi e critici del testo, non sarebbe né semplice né ovvia, non essendoci giunte, sulla questione, testimonianze dirette; inoltre, a sentire ancora i nostri illustri filologi, al danno si aggiungerebbe pure la beffa, dato che lo stesso Plutarco nella vita di Cesare dice esplicitamente - e in almeno due passi: “come ho detto nella Vita di Bruto”; mentre nella Vita di Bruto dice (mi pare una sola volta): “come ho detto nella Vita di Cesare”. È proprio questo sistema di citazioni interne, creato da un Plutarco forse in vena di scherzi, di rimandi da una Vita all’altra, a non far dormire sonni tranquilli ai poveri studiosi pagati coi soldi del contribuente. Perché questa contraddizione, si chiedono?

                                                  Al Capone

Quante prove, anche in ambito criminale, giudiziario, non si reggono ancora oggi su una supposta logica umana, uno stesso modello comportamentale? E ancora: trovati due cadaveri - due persone uccise allo stesso modo a distanza di pochi minuti nella stessa casa - avrebbe importanza sapere quale delle due sia stata uccisa prima? Lo averebbe per uno sceneggiatore che scrive un film su un serial killer e deve documentare i rapporti e gli ultimi istanti con le vittime. Ma anche così, chi impedirebbe di mischiare le carte, invertire i termini cronologici, prendere il racconto per quello che significa: l’exemplum di un ossessione? E quel cercare a ogni costo di documentare minuto per minuto la vita di un serial killer non mostrerebbe ugualmente degli atteggiamenti ossessivi da parte di chi scrive e di chi legge, e di chi guarda un film?  

                                                 Anna Freud . psicoanalista dell'infanzia

Farebbe differenza per un lettore sapere quale delle due Vite Plutarco scrisse per prima, considerato che le scrive a più di cento anni dalla morte di Cesare e che lo fa nel contesto di quel grandioso progetto che ha in mente: una collezione di Vite Paralleledi personaggi dell'antichità greca e latina? A rigore, e a non voler essere eccessivamente polemici, nell’ottica di uno studioso delle idee o della vita di uno scrittore la cosa avrebbe senso eccome: sapere se Plutarco ha avuto tra le mani alcune fonti prima di altre potrebbe illuminarci sui suoi spostamenti: quali biblioteche vede prima, quali dopo: aiutare perfino un critico del testo quando si chiede se Plutarco abbia usato una certa parola in un punto in cui il manoscritto sembra far acqua: una cosa utilissima quando si tenta di rifare il makeup all'opera, la toletta del morto. Eppure, l'aporia indicata all’inizio di questo post è il tipico problema di lana caprina - se cioè il vello della capra sia lana o pelo - come ce ne sono tanti in filologia, alcuni dei quali in passato sollevati anche da giganti quali il Wilamowitz: perché la cosa sarà evidente pure a un ragazzino, e se nelle Vite di Cesare e Bruto i due opposti si escludono allora vorrà dire che il terzo gode: e bisognerà per forza ammettere un intervento dell’autore quando entrambe le Vite erano già state scritte e prima che fossero pubblicate, indipendentemente dal fatto che Plutarco avesse composto prima l’una o l’altra. Quindi in cosa consisterebbe la contraddizione del testo a noi giunto e sulla quale si continuano a scrivere pagine e pagine senza né capo né coda, le quali fanno pensare a quello stesso movimento circolare del cane che si morde la coda? 

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