Sarà interessante vedere se l'invito a boicottare la Barilla e il Mulino Bianco per i commenti non troppo
intelligenti del suo "proprietario" sul non valore tradizionale delle
famiglie gay avrà trovato risposta in termini di perdite. E un cliente in meno comunque ce l'hanno. Se la Barilla era in effetti una delle mie marche di pasta preferite, da domani non lo sarà più, e non per solidarietà col mondo gay, anche se ovviamente sono solidale
sempre e in ogni maniera e quindi per partito preso, nel senso che l’omofobia mi suscita immancabilmente, ogni volta che ne scorgo anche soltanto le più velate e inconfondibili tracce di dinamiche fasciste, immediati conati di vomito - e sono irriducibilmente anche favorevole alle
adozioni da parte di coppie dello stesso sesso - ma non comprerò più la pasta Barilla
per una semplice considerazione di buon senso. Perché in regime di mercato, e
con la forza di mobilitazione di cui dispongono oggi i social network e il
concetto di solidarietà che li caratterizza e che caratterizza soprattutto le ultime
generazioni, un amministratore delegato o proprietario di un’azienda che si
permette di fare considerazioni controriformistiche e da Concilio Tridentino, e
mette a rischio il posto di migliaia di dipendenti, si merita
semplicemente di essere mandato a casa il più presto possibile, e se non
proprio nella forma di un commissariamento dell’azienda, quantomeno perché il
mercato gli ha notificato che è una persona che non ci capisce assolutamente niente
di come funziona il mondo oggi.
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