giovedì 26 settembre 2013

se l'anima proprio non esiste

E' difficile pensare che un convinto sostenitore di quell'insanabile dualismo cartesiano tra cosa pensante e materia corporea quale fu Nicolas Malebranche, il maggiore rappresentante dell'Occasionalismo e di quella teoria dell'impossibilità di un qualsiasi collegamento fisiologico e potere diretto, che pure Cartesio ammetteva, dell'anima sulla materia (e sarebbe invece il corpo, secondo Malebranche, a influire negativamente sull'anima e a ostacolare tramite i sensi i disegni di Dio, il solo ente in grado di guidare il corpo), riuscisse anche solo lontanamente a apprezzare l'opera di uno scettico dichiarato quale era Montaigne. Non è quindi un caso che tenti di smontarlo in uno dei capitoli della Connaissance de la verité, e che quasi un secolo dopo l'apparizione degli Essais gliene dica di tutti i colori e lo consideri un pedante della peggiore specie. Semplicemente Montaigne negando tout court l'esistenza dell'anima toglieva ogni giustificazione a quell'idea di rifugio che la congregazione dell'Oratorio di Gesù e Maria immacolata di Francia era per Malebranche: il giusto ambiente per il raccogliemento della sua anima e quindi, che è poi ciò che più conta, per la "concentrazione del suo pensiero", secondo un'espressione usata da un teologo contemporaneo. 

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