Museo Civiltà Romana - foto Blackcat - Wikipedia |
Continuo a postare qualche altro miniracconto dal Carnevale di una logoterapista, pezzi originariamente scritti in inglese e poi riscritti in italiano (vedi gli altri nella homepage sotto categorie).
LA POZZANGHERA
e anzi la prende in pieno. Sul marciapiede c’erano quattro donne che aspettavano il 93. Le tre più giovani si dividevano un ombrello, la quarta, una vera anziana, portava un trench bianco a mantellina. Lo spruzzo sollevato dall’Alfetta era andato a ricadere sulle quattro con tanta maggiore sorpresa quanto la certezza di appartenere al mondo dei giusti le aveva portate a voltarsi incuriosite verso il laghetto, da dove avevano sentito arrivare gli ululati della sirena.
“In ospedale hai da finì!”, fece
una delle quattro, un roscetta sui trenta in k-way rosa.
“Stai zitta, che è la polizia!”, fa
quella con l’ombrello.
“Sta’ zitta ‘sto c.! Ma non vedi che c’hanno fracicate?”
“E va bè, succede!”, fece la terza,
una bionda sui cinquanta, la più vicina all’anziana che invece fissava
l’obelisco di travertino lì davanti e pareva sognare altri sud, perché quando
comincia a piovere a Roma hai voglia a arrivare fino all’Eur o a Spinaceto e a
tutti gli altri quartieri sempre più giù: e quando piove a dirotto piove dapertutto. La
bionda guardò i pantaloni asciutti della vecchia, di tela, sopra un paio di
galosche bianche, e disse alle amiche che certa gente aveva tutte le fortune.
“Se una cosa deve succede,
succede”, fece quella con l’ombrello.
“Perché sète inferiori!”, fece la
rossa.
“Aò, ma che sta a dì sta matta?”,
fa sempre quella con l’ombrello. “Ma che te rode oggi?”
“Ce l’ha co’ Antonio pe’ via dei
pantaloni.”
“E intanto c’ha sbattuto er
grugno”, fa la roscia.
Quella che reggeva l’ombrello
disse che con Antonio le conveniva lasciar perdere, tanto più che lei lavorava
ancora part-time.
“Tanto n’ha mandate via poche!”,
fa. “Non saresti né la prima né l’ultima.”
“E capirai”, fa la rossa. "A pulì i cessi!" Poi se
le studia e fa:
“Aò! a me la vita m’è cambiata da
così a così da quando ho conosciuto quelli di scentòlogy.”
Cominciò a dire di
come all’inizio le avevano fatto la testa come un pallone, della barca di soldi
che le era venuto il corso, e di tutto un mattone di libro che s’era dovuta
leggere. Ma alla fine lei era ormai superiore. E non faceva nemmeno più l’amore spesso,
perché le avevano detto che se non provava desiderio doveva astenersi dal
rapporto.
L’anziana in mantellina, che come
la nonna di Proust, pareva godersi un sano igienismo all’aria aperta, la guarda
e le dice di non credere, che era più
una questione di sensi di colpa, e che se uno li cacciava da una parte
rientravano dall’altra. La cosa migliore era non avere mai scrupoli.
“Che scrupoli?”, fa la rossa.
“Scrupoli”, fa la bionda. “Ha
ragione, la signora ... Perché, a quell’altra poveraccia che hai gonfiato
all’alimentari l’altro giorno?”
La rossa disse che aveva applicato
l’overt, che quella l’aveva mandata a quel paese e che quindi se lei non
avesse reagito sarebbe stato il uintold
e che secondo quelli di Scientology se uno le faceva una cosa lei doveva
rifargli più o meno lo stesso. L’unica cosa che non le andava giù erano i corsi
di aggiornamento. Ma ormai le cose erano positive, e anche quella mattina aveva avuto la controprova con Antonio, quando le aveva
scucito per dispetto i pantaloni negli spogliatoi.
“Sicura che è stato lui?”, fa
quella con l’ombrello.
“Come non so’ sicura?”
A parte, disse, che non era la
prima volta che quando uno le faceva una cattiveria gli capitava qualcosa di
brutto. Ma anche la storia di Antonio era una conferma. E lei ci aveva rimesso
poco, perché Stella i pantaloni glieli aveva ricuciti lì per lì.
“Je faccio, dico: ‘quanto ce
scommetti, Ste’ che entro oggi trovo chi me l’ha scuciti?’ ‘E come fai?’ ‘Je
succede qualcosa de grosso, perché c’ha la coscienza sporca’. E
infatti l’hai visto pure te, Daniè: s’è preso o no ‘na storta?”
Daniela annuì. Le macchine che
passavano s’accostavano più all’obelisco che al marciapiede e tutti evitavano
la pozzanghera, di sicuro per evitare la buca.
Tutte e quattro continuarono per un po' a
guardare in silenzio la pioggia, poi la vecchia disse che se anche quello si
era preso una storta forse era solo un caso. E la tipa con l’ombrello fece di
no, disse che a casa sua quello si chiamava malocchio.
“Aò”, fa la rossa. “Passa e zoppica. Je dico: ‘che hai fatto Antò?’ ‘Ho
preso ‘na storta’, fa. ‘Questa è la cattiveria’, Antò, je faccio. ‘E te la sei
presa per tanto poco?’ me fa. E se ne va." E perciò, disse la rossa, più chiaro
di così si moriva. E tutto grazie a Scientology ... e lei gli psicologi non li
poteva sopportare e se gliene capitava uno lì davanti gli avrebbe sputato in un
occhio.
Arrivò il 93, che alla vista della
pozzanghera rallentò e non sollevò uno spruzzo. Le tre diedero la precedenza alla
vecchia ma quella disse che non saliva, che aspettava un amico. Così l’autista
apre davanti e sbuca fuori con la testa:
“Allora salite o no? Che facciamo,
notte?”
“Ma no lo vede che è anziana?”, fa
la rossa. “Aò, so tutti uguali, porca mignotta!”
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