En attendant Godot,
aspettando Godot, aspettando l’autobus alla fermata di via Veneto a Roma all’imbocco da piazza Barberini, alle otto di
sera, il giorno dopo il solstizio d’estate, i giorni più lunghi dell’anno, con ancora
quindi parecchia luce. Improvvisamente, facendo un gran casino come se
dovesse passare la regina di Spagna, due motociclisti dei carabinieri si materializzano scortando
una macchina di uno dei tanti papaveri governativi italiani. Mi ha fatto subito
pensare a quel capitolo di Pinocchio, il Paese
di Acchiappacitrulli, con le gazze ladre che
scorrazzano liberamente nelle loro lussuose carrozze in un luogo per il resto pieno di uccelli spennati.
scorrazzano liberamente nelle loro lussuose carrozze in un luogo per il resto pieno di uccelli spennati.
Nel Regno Unito perfino il potentissimo primo ministro
britannico, quando passa (con una semplice scorta) quasi non te ne accorgi,
silenziosissimo e proprio per questo molto inquietante. Forse in Italia tutto
il chiasso che fanno le macchine della polizia e dei carabinieri quando passa un qualsiasi sottosegretario dei
Lavori Persi non è altro che l’istituzionalizzazione dell'unica cosa in cui gli italiani eccellono, o meglio il tentativo di imitare, con una punta magari di invidia, con sirene e fishietti quell'improvviso soffio veramente più micidiale di qualsiasi possibile sirena, quel soffiare così consono agli italiani meno intimiditi e a cui si
riferiva in un’intervista Pippo Baudo, quando gli chiesero cosa temeva di più
nella vita. Disse Pippo Baudo: “Attraversare a Roma Piazza del Popolo e
sentirmi chiamare forte: ‘A’ Pippoooo! prrrrrrrrr!’
A tutti quegli scalzacani che oggi in qualsiasi parte del
mondo si affannano o si illudono – il che è la stessa cosa - di produrre nel
cinema opere estetiche di ingegno, di intelligenza, di talento varrebbe la pena ricordare di
guardarsi o riguardarsi A bout de souffle
di Godard (tra l'altro opera prima), per verificare, tramite confronto immediato delle proprie caccole con questa antica opera della cosidetta Nouvelle Vague, se si possieda o meno
del genio; in secondo luogo cosa significhi talento e in terzo luogo,
tecnicamente, stilisticamente parlando, cosa significhi leggerezza, ironia,
umorismo nella narrazione; e anche, quarto, cosa significa la giusta scelta di un attore per la riuscita del film (intervistato, il simpatico ed estremamente modesto m anche grande Ettore
Scola su Gerard Depardieu, per quale ragione se avesse dovuto fare il film dal
suo fumetto Un drago a forma di nuvola,
non avrebbe più voluto Depardieu al
quale originariamente aveva pensato, ha risposto, molto candidamente, ironicamente:
"Depardieu ormai è ingrassato, è diventato un evasore fisso, evasore fiscale, se
ne vuole andare in Russia, è andato in Russia solo perché si pagano meno tasse … E in qualche modo", dice Scola, "bisogna pur stimare gli attori coi quali si lavora”).
A bout de souffle
(fino all'ultimo soffio) si dovrebbe, a rigore (au juste) pronunciare alla francese (suonerebbe
pressappoco a bu d suffl) ma
evidentemente ognuno lo pronuncia e lo pronuncerà a suo modo e viva le differenze
linguistiche, nemiche della normativa e della scienza. Così anni fa, trovandomi
a bordo di un cabinato a vela, il Bout de
souffle, dopo un’estenuante traversata, arrivati in vista del porto
italiano, dissi a un certo T. che era nell’equipaggio: “Avverti per radio che stiamo per rientrare”. T. scese
alla radio e esasperato forse dalla stanchezza cominciò a urlare nel microfono:
“Qui a bùttete sufflè, a bùttete suffè”.
Scesi e gli dissi: “Ma che c. stai a dì?”, e questo dopo che ne aveva fatte in
navigazione un mare appunto e una sporta. E tuttavia a ripensarci, faceva in
effetti, questa sua inventiva linguistica, un contrappunto ideale con la
precisione di una frase di mio cugino che conosce bene questo T. perché c'è cresciouto insieme, e al quale qualche giorno dopo, a Roma dissi: “Ma com’è che
T. fa tutte ‘ste cazzate? Eppure ha navigato tanto con te! In un porto, con la barca non ancora ormeggiata, c'era una risacca del diavolo, ha messo un
piede sulla banchina, la barca s'è staccata e è caduto in acqua, s'è scorticato mani e braccia contro la muraglia”. E
mio cugino mi disse in una frase che Flaubert, lo stilista, avrebbe trovato giustissima: “Tu devi sapere che T.
nasce rincoglionito”. L’uso appunto del presente, come a dire: rinasce ogni giorno tale e quale, più
che un presente storico.
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