lunedì 9 giugno 2014

Nemo propheta. L'invidia e il povero mediocre






Nemo propheta in patria. Cioè l’individuo di talento non viene riconosciuto come tale all'interno della sua più stretta cerchia di amici o familiari. Tra le altre ragioni (almeno nel migliore dei casi, perché anche l’invidia ha la sua parte), oltre spesso ai limiti di giudizio degli amici e conoscenti (il genio preferisce la compagnia di chi non usa troppo il cervello) c’è anche la paura, totalmente immotivata, di
perdere chi è considerato un proprio simile; piuttosto quindi che riconoscere il talento, si trova più conveniente sottovalutarlo, a meno che il talento non sia così e evidente (non sia già stato scoperto) da poterne fare soldi a palate (la famiglia) oppure sperare di brillare, tramite il talento altrui, di luce non propria.

Riguardo poi all’invidia, si tratta di un mentire a se stessi: il non voler riconoscere la propria assoluta mancanza di genio. Il contatto diretto col vero talento è qualcosa che brucia, che anche agli amici, ai familiari, fa parecchio male. Come può “questo quasi nulla", che vedo e "osservo" ogni giorno, di cui conosco limiti e momenti di stupidità, essere veramente così e così? Si immaginano, costoro, l’individuo di talento come l’essere perfettissimo, lontano anni luce dal loro piccolo, dal loro ambiente, quando in realtà l’essere perfetti, oltre a non appartenere assolutamente al genuio, o a chi ha talento, è tipico proprio della mediocrità (esemplificato dal cosiddetto “perfezionismo” e dai falsi talenti costruiti con le operazioni di marketing di questa modernità).  Come poteva la musica di Mozart, se l’autore peteggiava volgarmente in pubblico, nei più famosi salotti, essere all’altezza della corte austriaca, che per prima avrebbe dovuto riconoscerne il genio? Sarebbe stato meglio per Mozart (se il genio sapesse calcolare) andarsene a Napoli, alla corte di Ferdinando IV (tra l'altro quasi suo coetaneo), il quale, nonostante avesse una moglie austriaca, Carolina, amava, per timidezza, defecare in pubblico. Avrebbe comunque avuto, Mozart, immediato riconoscimento: avrebbe visto le sue opere rappresentate al San Carlo e il suo corpo non sarebbe finito in una fossa comune di Vienna.

Il meccanismo è lo stesso che opera quando saputo che una persona a noi vicina - che vediamo tutti i giorni fare i gesti più prosaici - frequenta senza che lo sospettassimo il gran mondo, la disprezziamo anche di più; che è ciò che avviene a Charles Swann nel salotto della Verdurin, la quale ignorava che il futuro marito di Odette (giustamente una cocotte del demi-monde), a cui non davano un soldo di cacio, frequentava nientedimeno che il Jokey Club e era amico del principe di Galles, oltre che della principessa dei Laumes, la duchessa de Guermantes. Il risultato fu che quel salotto piccoloborghese di mediocri cercò il primo pretesto per cacciarlo, e in un momento in cui a Swann conveniva invece restarci, visto che era innamorato di Odette, che quel salotto frequentava. E viene "cacciato" con parole dette dalla Verdurin al marito con un tale sdegno, nel segreto della loro camera da letto, che la cosa basta a definire il peso che l’invidia (in questo caso figlia della nullità sociale) ha giocato in tutta la questione:

“Non, mais voyez-vous, cette sale bete!”


"Un essere disgustoso!!"

E il dottor Cottard qualche giorno dopo, non vedendo venire Swann, dice alla Verdurin:

"Ma non vedremo il signor Swann questa sera? Ma è vero come si dice che è amico personale del …"

E la verdurin:

“Mais j’espère bien que non ! Dieu nous en préserve, il est assommant, bête et mal élevé.”


"Spero proprio di no. Dio ce ne salvi e liberi: è insopportabile, stupido e maleducato."

E conclude il Narratore:

"E in casa Verdurin non si parlò più di Swann."

Si sa d’altronde, che alla fine della Reccherche, il Narratore, alla famosa matinée della principessa di Guermantes, vedrà, senza capire chi sia, una patetica e vecchia sdentata, tutta agghindata e coperta dalla testa ai piedi di gioielli. Qualcuno gli sussurra che è proprio quella la nuova principessa di Guermantes, ex Sidony-Verdurin - dato che la Verdurin alla morte del marito aveva sposato un duca, era rimasta nuovamente vedova e aveva così potuto sposare in terze nozze il vecchio principe, rimasto anche lui vedovo, e dopo avergli ovviamente portato in dote tutte le sue ormai immense fortune. Una vecchia sdentata che a questa sua affollatisssima matinée tutti fanno a gara per ignorare, presi da altre novità portate da una nuova era.

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