giovedì 5 giugno 2014

tautologia, Cartesio e il Minotauro






In fondo una tautologia non è altro che una petizione di principio, la spiegazione di una proposizione fatta reclamando (richiedendo - petitio) tale e quale - o mediante una forma sinonimica - l'intervento di quella stessa proposizione. Senza averla quindi spiegata o definita ricorrendo a un qualche riferimento esterno.  E’ il cosiddetto circolo vizioso. Il meccanismo è lo stesso delle nevrosi ossessive e della coazione a ripetere, per come si definiscono nella psicanalisi freudiana – ad esempio un uomo cerca di risolvere una difficoltà ricacciandosi nella stessa difficoltà.

E’ sicuramente il dramma intravisto da Cartesio, il precipizio nei pressi del quale sa di muoversi o il tranello che mille e cinquecento anni prima gli era stato preparato dagli scettici seguaci di Agrippa, coi loro dialleli, che è un altro modo di chiamare le petizioni di principio:

"Si ha il diallele quando ciò che dovrà essere confermato riguardo alla cosa cercata ottiene garanzia della cosa cercata stessa." ( ὁ δὲ διάλληλος τρόπος συνίσταται, ὅταν τὸ ὀφεῖλον τοῦ ζητουμένου πράγματος εἶναι βεβαιωτικὸν χρείαν ἔχῃ τῆς ἐκ τοῦ ζητουμένου πίστεως).

O questo è almeno quanto si legge nelle Ipotesi pirroniane di Sesto Empirico (I, 169). Insomma io posso affermare, come i matti, di essere il re di Francia e dire: la garanzia del fatto che sono il re di Francia la do io e soltanto io. Che è quello che, a volte disgraziatamente per l'ignaro interlocutore, succede anche in alcuni film, come quando nel Marchese del Grillo, il marchese, vestito da plebeo e pescato a giocare a carte con certa teppaglia romana, al gendarme che lo vuole arrestare dice: "alt! io sono il marchese del Grillo e non posso essere arrestato che su ordine di sua Santità ecc.", e il gendarme, il bargello, risponde: "mecoioni! io so il comandante generale francese della piazza di Roma, amico intimo di Napoleone ecc.". Cartesio, che era un gran furbo, subodora la trappola degli scettici e dei gendarmi insofferenti di filosofia, e avendo bisogno di  dimostrare l’esistenza di una realtà esterna al pensiero, a un certo punto (così come sarà il capo della polizia a riconoscere il marchese del Grillo già arrestato dal bargello) taglia finalmente la testa al toro - o al Minotauro - e si munisce di un unico grande garante non più interno ma esterno, cioè Dio. Con buona pace di tutti.

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