venerdì 17 maggio 2013

Gli odorini della contessa




Andando recentemente in treno da Roma a Tivoli ho fatto caso che arrivando all’altezza di Bagni non si sente più quella tipica puzza di marcio delle acque sulfuree, che sono sempre state un po' la caratteristica del posto. Qualcuno si sarà lamentato. Avranno preso contromisure. Di sicuro, il mondo, pur se un tantino in ritardo, ha cominciato a introdurre il concetto di gradevolezza anche negli spazi comuni. E lo fa passare come nuova estetica. Tutto ciò che puzza è male, tutto ciò che profuma è bene, e, almeno per il momento, lo è sempre e comunque. Il che, adottato fino in fondo come metro di giudizio, non so quanto dovrebbe giovare, se si vuole credere ancora una volta all'esempio dei classici.

Trovandosi il giovane Jean-Jacques Rousseau insieme a altre persone nella camera da letto di una contessa, e giacendo la contessa immobile e credendola tutti morta, improvvisamente si sente un rumore venire da sotto le coperte. La contessa, che tutti credevano morta, apre gli occhi e dice: “Bon, femme qui pète n’est pas morte!”.

Il peto, dunque, nel caso di un’emissione di una certa potenza, sarebbe un test rivelatore: da preferire al classico specchietto messo davanti alla bocca quando non si ha a portata di mano un medico con lo stetoscopio, o un modernissimo cardiofrequenziometro. Anche il battito del polso, misurato domesticamente, non offre mai nessuna certezza. La vista e il tatto possono ingannare, l’udito e soprattutto l’olfatto mai. D'altra parte, come non dar credito qui, in questo famoso aneddoto della contessa, all'incredulo Rousseau, che fa costantemente della verità l'oggetto delle sue Confesssioni? Sempre che in queste sue memorie la menzogna non abbia fatto improvvisamente capolino, che cioè Rousseau non si sia inventato di sana pianta l'episodio: questa sorta di imbarazzante suoneria, qualcosa che sveglia pure i morti.

Diceva una ragazza in un forum in cui qualcuno aveva domandato se anche i morti eccetera, che una delle ragioni per cui si sarebbe fatta cremare è che “un corpo in decomposizione comincia a decomporsi dall’interno, producendo una montagna di gas che escono da tutti gli orifizi ...” Quello che è certo è che nella vita non è mai possibile venire a capo di niente. E chissà se quella povera turista che agli Uffizi ha perso l'equilibrio finendo contro un quadro di Salvator Rosa, L’allegoria della menzogna, causando senza volerlo un forellino nella tela, non abbia sentito in quel momento un altro di questi sibili liberatori … 

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