Balzac
Una volta un talent scout, uno che cercava nuovi autori per
Einaudi, mi fa, mentre ci prendevamo un caffè insieme: “sono quattro anni che lavoro a
un mio romanzo”.
Mi limitai a annuire. Sai che noia, volevo dirgli.
Mi limitai a annuire. Sai che noia, volevo dirgli.
Si dice che Balzac in quindici anni scrisse novanta romanzi,
una media di sei all’anno. Bisogna dire che era roso dai debiti. Ma il fatto non meno portentoso è che questi romanzi sono uno più bello dell’altro. E allora com’è? Non sarà che esiste qualcosa che una volta si chiamava, con cognizione di causa, talento? E cosa sarebbe in fin dei conti il talento? Il talento non è
la semplicità con cui Balzac scrive una delle sette meraviglie del mondo
letterario con la stessa facilità con cui oggi tu, talent scout, ti allacci una scarpa.
Si potrebbe dire, a chiunque si prenda troppo sul serio e impieghi
per scrivere un romanzo più di dieci quindici giorni: lasciate ogni speranza voi che entrate e che ambite a qualcosa che vada oltre una momentanea citazione su internet ... E forse è
meglio che usciate ancor prima di entrare.
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