giovedì 9 maggio 2013

Retorica, oh cara bistrattata …


                                              Magritte, La Grande Guerre


Retorica è un termine che al borsino della Storia è definitivamente crollato, quantomeno a "parole": perché se pure è diventato sinonimo di tutto il peggio, di tutto ciò che è enfatico e vuoto, è difficile che prima o poi anche i suoi più ideologizzati nemici non ci sbattano anche loro il grugno. Una frase del tipo: curioso esercizio retorico, il tuo, trabocca di quella stessa retorica che si vorrebbe condannare, non fosse altro che perché si fonda su un'accurata scelta e disposizione delle singole parole: l’aggettivo curioso, messo all'inizio in funzione non epatica ma enfatica, segnala una tua superiore "sospensione di giudizio"; l’uso di esercizio, a cui si dai un valore negativo, segnala una tua supposta modernità, al passo coi tempi, l'accettazione di un certo linguaggio "oggettivo", "scientifico" (anche se poi ci si dimentica che proprio questa parola, esercizio, viene da sempre corteggiata e apprezzata all'interno del mondo ascetico: cioè in quel mondo che ugualmente, al pari della scienza, disprezza tutto ciò che è superfluo); e infine quell’indice puntato contro il colpevole: quel meraviglioso "tuo", posto ugualmente in posizione enfatica alla fine (i riflettori in una frase illuminano sempre le due estremità).

La retorica è stata ed è tecnica della persuasione: non c'è aspetto della vita di oggi, così tanto ossessionata da questa curiosa idea dell'originalità, che ne sia immune: dalla pubblicità a Twitter a FaceBook (che viene detto anche FakeBook) ai messaggini, ai più specifici rapporti intersoggetivi, nei quali è quasi sempre questione di manipolazione dell’altro, anche quando si resta muti e impassibili e si lascia tutto allo sguardo - per non dire di quando ci si scopre strabici ... E se poi lo strabismo è di Venere, se è divergente, allora sono guai anche più seri.

Amor che al cor gentil ratto s’apprende
mi prese del costui piacer sì tanto
che come vedi ancor non m’abbandona

E in effetti sono passati duemila e cinquecento anni dalle prime codificazioni della retorica, e retore in greco significa colui che parla, lo speaker, come anche si dice oggi quando si indicano i relatori di un convegno.. 

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