giovedì 5 marzo 2015

professori universitari e galloni di latta

Non so proprio a che servono i professori (universitari, voglio dire, perché fino alla maturità hanno altro scopo e qualcosa ancora valgono, ma non certo per quello che hanno appreso all'università). Non so a che serve un professore di letteratura francese o
italiana o inglese o di filosofia o storia della filosofia. In effetti io ho avuto un grande professore di storia della filosofia medievale, ma ho appreso poco dalle sue lezioni in aula e ho appreso molto nelle conversazioni private nel suo studio, dove mi ha insegnato - essendo un gigante della critica testuale - tutte le cose che c'erano da imparare per destreggiarmi con codici e papiri. Così come in un paio di giorni passati non con un professore ma con una donna meravigliosa che fumava una sigaretta dietro l'altra, capo della sezione incunaboli di una grande biblioteca, ho imparato quando ero ancora studente tutto quello che c'era da sapere sui libri antichi: dove andare a guardare, il tipo di filigrana, i registri, la fascicolazione eccetera. Cose che in genere richiedono il seguire un noiosissimo corso di almeno quattro mesi senza avere la sicurezza di arrivare a niente, perché sono cose che non hai visto sul campo.

Non vedo proprio perché delle persone che passano la vita a studiare Stendhal o Manzoni o Leopardi per dare la loro idea di quell'autore debbano essere mantenuti a spese del contribuente. Qual è il loro senso all'interno dello stato? la loro utilità? tenere vivo il senso della cultura grazie ai galloni ricevuti da altri simili a se stessi? se la cultura che propinano in quelle pagine illegibili è cultura io mi faccio castrare.

Lo stesso dicasi dei professori di fisica, matematica e di tutte le discipline scientifiche. I loro corsi non servono proprio a niente: sono cose che lo studente può apprendere tranquillamente da pochi libri decenti, il resto (se è quella la sua strada saprà mettercelo da solo) - i buoni manuali anche qui sono rarissimi. Il resto è tutto pestilenziale narcisismo e robaccia piena di errori. Mi repelle il mondo accademico. Perfino quello britannico, che conosco meglio. Figuariamoci quello italiano, al quale non potrei dare il minimo soldo di cacio. Ma almeno in Gran Bretagna gli studenti ti chiamano sir, non proprio come lo diresti a un signore per la strada a cui chiedi l'ora ma il senso ci si avvcina. Altro che professore: professore dei miei stivali.

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