martedì 7 maggio 2013

Il dono impalpabile dell'eccesso


                                               Andrea Sacchi - Ritratto di Alessandro del Borro

Scrivevo ieri in un commento a un post sull'obesità nella letteratura, e dove si parlava anche di quella simpatia che invece grazie al dono della parola alcuni riescono comunque a suscitare nonostante certe loro "eccedenze fisiche", che sarebbe molto più interessante
non solo non nasconderli, questi eccessi, ma metterli addirittura in mostra, renderli più appariscenti. Parecchi anni fa nella lobby di un teatro di Londra (mi pare fosse l’Almeida Theatre a Islington) apparve in mezzo al pubblico una famosa scrittrice americana. Nei suoi romanzi, nelle sue poesie aveva sempre descritto e raccontato il mondo dei reietti neri, della droga, della povertà - un mondo rimasto pure in questi ultimi anni il suo più importante universo letterario, nonostante qualcuno le abbia rinfacciato (se questo può essere considerato una colpa) di essere diventata imperdonabilmente mainstream. Quando la vidi ebbi l'impressione di trovarmi di fronte al classico armadio: alta, grossa, imponente. Avevo vent'anni, restai folgorato. Era seguita quella sera da tutto un corteggio di ragazzi adoranti. Mi venne da pensare che una qualsiasi altra persona al suo posto avrebbe cercato di sottrarsi, passare inosservata, e se non proprio nascondere quel suo corpo così eccessivo piegarsi quantomeno sotto il peso dell'altezza. E questa scrittrice faceva tutto il contrario, metteva ogni cosa in risalto: dall'abito sgargiante alle collane ai bracciali agli anelli ... Era un esempio di come si possa ottenere il meglio dalle proprie eccedenze fisiche usando non tanto la parola ma facendo ricorso “omeopaticamente” all'eccesso stesso ...

1 commento:

  1. sono concorde nel ritenere che a 20 anni 20 non ci sia molto da dire a meno che non ti chiami Wolfgang Amadeus. Rottamate, rottamate, poi come si dice a Roma ve la sonate e ve la cantate fra di voi. clicca qui, mi piace...

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