mercoledì 17 dicembre 2014

la guerra tra rane e topi: editori contro scrittori ministeriali

Così alla fine editori e scrittori ministeriali (professori universitari) sono venuti ai ferri corti (tutto un didascalico e noioso articolo su Repubblica): i secondi accusano i primi di seguire unicamente il mercato, i primi accusano i secondi di produrre testi soltanto in vista dei concorsi - cioè saggi che nessuno leggerà e che non leggono nemmeno le commissioni d'esame (a parte andarsi a spulciare l'indice per vedere se il pavone di turno è stato citato) perché il vincitore di un determinato posto - lo sanno cani e porci - è già stato deciso secondo il sistema interno del baronaggio . E ci sarebbe da chiedere agli editori che lanciano adesso accuse al mondo accademico, in quale mondo hanno vissuto fino a ieri e dove si trovavano quando pubblicavano robaccia indigeribile che i dipartimenti universitari consegnavano direttamente alle redazioni (Mulino, Laterza eccetera). Gli scrittori ministeriali, i "professori" (quelli che vengono pagati dal Ministero) sono in questo genere di affari più puri, più prossimi alla semplicità delle cose: in effetti hanno sempre rigettato il mercato: hanno fin dall'inzio seguito il sistema che precedeva il mercato prima dell'invenzione del denaro: il sistema di scambio: tu fai vincere oggi il mio allievo, io faccio vincere domani il tuo. A non voler poi aprire una parentesi su quegli scrittori universitari (e sono una legione) che non hanno mai saputo tenere a freno la verga, che favoriscono o hanno favorito in passato non gli allievi ma le "allieve", il cui svergognato capobanda nel settore umanistico è stato fino a qualche anno fa un personaggio della "sinistra" che non conta nemmeno nominare, talmente dovrebbe essere noto a tutti. Su questo ho già scritto e riscritto a iosa

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