mercoledì 24 dicembre 2014

la prigione della lingua e il grado quarto della libertà. senso proprio e senso figurato

Ci sarebbe da chiedersi se il passaggio dal senso proprio al senso figurato di una parola non sia un semplice espediente dell'uomo: l'umanità che attraverso la poesia tenta di liberarsi dai vincoli del "fascismo" della lingua, secondo la definizione data da Roland Barthes al Collège de France: la lingua che ti obbliga a dire. In effetti sono numerosi gli esempi nelle lingue semitiche e indoeuropee in cui a un senso proprio segue un senso figurato che è in un certo senso  il capovolgimento del primo:

יַבָּשָׁה (yabbasha) che in ebraico vale terra asciutta ha sempre connotazioni positive nell'Antico Testamento: è la terra asciutta di Esodo 14,16, che Mosè dovrà aprire agli israeliti nella rocambolesca fuga attraverso il Mar Rosso: בַּיַּבָּשָֽׁה (bayabbasha - su terra asciutta), e lo stesso si deve pensare di Genesi, la terra che viene originariamente separata dalle acque, e il senso anche qui è "buono": su terra asciutta vivranno tranquillamente gli uomini e le donne. E lo stesso vale per il letto del Giordano in Giosuè 4,22, le cui acque, come per il Mar Rosso, si separano per lasciar passare senza pericolo gli israeliti, e a volte yabbasha significa anche spiaggia: comunque luogo sicuro.

In senso figurato invece terra asciutta non può che avere una connotazione negativa: secca, arida, riferita allla condizione dell' uomo assetato spiritualmente - vedi Isaia 44, 3-4:

כִּ֤י אֶצָּק־מַ֙יִם֙ עַל־צָמֵ֔א וְנֹזְלִ֖ים עַל־יַבָּשָׁ֑ה אֶצֹּ֤ק רוּחִי֙ עַל־זַרְעֶ֔ךָ וּבִרְכָתִ֖י עַל־צֶאֱצָאֶֽיךָ׃ וְצָמְח֖וּ בְּבֵ֣ין חָצִ֑יר כַּעֲרָבִ֖ים עַל־יִבְלֵי־מָֽיִם

perché io verserò acqua sull'assetato, torrenti sulla terra arida, verserò il mio spirito sui tuoi germogli e la mia benedizione sulla tua discendenzae crescerà tra l'erba come salici lungo corsi d'acqua.

Considerazioni simili, e per lo stesso termine, si possono fare per l'arabo, il greco, il latino ma anche per le nostre lingue moderne: un significato proprio che ammette un senso figurato può in alcuni casi contraddirlo: pascolo (non è certo il civilizzato pasto ma cristianamente diventa luogo di nutrimento divino), armadio (perde la sua utilità se riferito alla taglia di una persona), strada, via (è "buona" perché unisce due punti ma deve lottare con uno dei due sensi figurati: ci sono due vie, per il bene e per il male), piatto (dove si mangia ma anche stile, paesaggio piatto), mattone (riferito a libro), sola a Roma (nel senso di suola ma anche fregatura) d'altronde, come dice il prverbio: non fu mai bella scarpa che non diventi ciabatta. E si potrebbero fare tantissimi esempi in qualsiasi lingua. E anche in tantissimi casi in cui il senso proprio non può negativizzarsi allora corre in aiuto  l'ironia.

Il problema è che una fuga dalla costrizione, dalle catene della lingua, è sempre una fuga di breve durata, di corto respiro, una vittoria di Pirro: una volta che ci si insedia nel nuovo senso, quando si pensava di essere gia  liberi, ci si accorge che si è incatenati né più né meno che come prima. E nelle lingue occidentali, al di fuori dei famosi quattro sensi dell'esegesi cristiana, non riesco a pensarne altri. Bisognerà fermarsi per forza al grado quarto. Rinunciare a qualsiasi volontà di andare oltre, un po' come nei versi dell'andaluso Machado:

Mi voluntad se ha muerto una noche de luna
en que era tan hermoso no pensar ni querer


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