venerdì 12 dicembre 2014

L'amicizia e la stima

Non si sa se sia preferibile l'amicizia alla stima. La stima comporta quella giusta distanza che manca sempre nell'amicizia: in entrambi i casi molto è dovuto all'abitudine.

Voila le portrait d'un homme - dice Stendhal nei Souvenirs d'egotisme - avec qui j'ai passé toutes mes matinées pendant huit ans. Il y avait estime, mais non amitié.

C'era stima ma non amicizia nonostante la lunga e assidua frequentazione.

E' il barone di Lussinge. E tuttavia anche la stima può col tempo lasciare il posto alla disistima:

Il ne commença à se détacher de moi et à être impoli dans le discours que lorsque la réputation d’esprit me vint, après l’affreux malheur du 15 septembre 1826.

Ci sarebbe da chiedersi che cosa apprezzasse Stendhal di Lussinge, un uomo basso, tozzo, tarchiato e che non aveva altra religione che il prezzo che metteva all'essere nato aristocratico. Un calcolatore nato (esiste una definizione di nobiltà che prevede invece assenza di calcolo), il contrario del bonapartista idealista e sognatore che era Stendhal:

toujours mal mis par avarice et employant nos promenades à faire des budgets de dépense personnelle pour un garçon vivant seul à Paris.

Ma aggiunge Stendhal:

possedeva una sagacia unica: nelle mie fervide e romanzesche illusioni io non davo che trenta (mentre il valore non era che quindici) al genio alla bontà alla gloria di tale o tal altro uomo, lui non gli dava che sei o sette.

(M. de Lussinge ... avait une rare sagacité. Dans mes illusions romanesques et brillantes, je voyais comme trente, tandis que ce n’était que quinze, le génie, la bonté, la gloire, le bonheur de tel homme qui passait, lui ne les voyant que comme six ou sept). Souvenirs, c. 2

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